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Rebus energia: l’eolico supera petrolio e carbone, ma noi diciamo ‘no’

Torna in copertina la discussione sulle fonti energetiche da sfruttare, con la crisi del gas causata dalla guerra russo/ucraina. E mentre negli Stati Uniti l’eolico supera petrolio e carbone, da noi si continua ad arrancare, dicendo solo e sempre no. “Un oltraggio all’ambiente”, taglia corto l’ex assessore e presidente della Commissione Bilancio alla Regione Puglia Fabiano Amati. Il quale non tarda a ricordare come la produzione di elettricità da eolico abbia superato per la prima volta quella da carbone e petrolio, raggiungendo negli Usa assieme al gas la percentuale del 50 per cento. Da noi invece le percentuali dicono altro arrancando su questo basilare versante, con eolico al 4 per cento e fossili al 71 per cento, prendendoci il lusso di dire ‘No’ alle rinnovabili. Compresi i parchi eolici lontanissimi dalla costa e dunque quasi impercettibili, e alle nuove infrastrutture per il gas. Un oltraggio all’ambiente e un favore all’inquinamento e alle malattie, per Amati. “L’Agenzia d’informazione per l’energia degli Stati Uniti ha pubblicato i dati della produzione americana di elettricità, da cui scaturisce un dato incoraggiante: il 29 marzo 2022, per la prima volta, la produzione elettrica da eolico ha raggiunto il 19 per cento, al secondo posto rispetto al gas naturale, al 31 per cento, e in vantaggio rispetto al carbone con il 17 per cento e le altre fonti, compreso il petrolio, attestate al 14 per cento. Sommando la produzione da gas e rinnovabili, le due fonti più pulite, si raggiunge la percentuale del 50 per cento. In Italia, invece, nella stessa giornata del 29 marzo, la produzione elettrica da eolico -pressa Amati – è stata al penultimo posto con il 3,7 per cento, preceduta dal geotermico con l’1,83 per cento. Meglio dell’eolico, se si può dire così, ha fatto l’idrico con il 5,2 per cento, il fotovoltaico con l’8,5 per cento, e l’autoconsumo da rinnovabili con il 9,7 per cento. Al primo posto, invece e manco a dirlo, le fonti fossili con il 70,96 per cento”. Insomma, la via italiana al mondo ‘green’ è lastricata da problemi su problemi. Le notizie americane sono invece altamente incoraggianti, in grado di fare piazza pulita di molti pregiudizi italiani e a questo punto sarebbe utile divulgare queste notizie a più non posso, per abbattere le resistenze e i pregiudizi italiani, portati avanti da alcuni cittadini rumorosi e da sparuti politici populisti, sulle rinnovabili e sul gas; e tutto questo per favorire processi di prosperità, sicurezza ambientale e pace. Certo, anche negli Stati Uniti ci sono contestatori, alcuni impegnati a sostenere che il rumore delle turbine causa difetti di nascita nei cavalli portoghesi, o che la caduta nel terreno delle turbine con rilascio di fibra di vetro sono in grado d’influenzare l’integrità del suolo o delle colture, oppure tumori; a ciò aggiungendo, solo per completezza d’informazione, l’effetto di alternanza ombra-luce creato sui muri degli edifici attraverso la rotazione delle pale e fonte di problemi psichici. Insomma, un campionario vasto di motivazioni assurde, che però non hanno distolto gli Stati Uniti dalla grande missione ambientale. Per fortuna da noi le motivazioni del dissenso non sono così apparentemente illogiche e ridicole, ma solo perché il No-a-tutto è di natura politica e cerca di mimetizzare, dietro un ecologismo inquinante, la rivincita di narrazioni fallite. Ma tali motivazioni, come tutto ciò che si presenta in modo subdolo, sono addirittura più pericolose e dannose per il progetto di transizione ecologica. Il battagliero consigliere del partito democratico si augura infine che il Governo Draghi faccia tutto il possibile per superare il grave stallo che stiamo attraversando su rinnovabili e gas.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 21 Aprile 2022

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