“C’è un momento esatto, verso l’imbrunire, in cui le assenze si materializzano in presenze, più che in ogni altro momento del giorno. ”potrebbe dire Barthes, commentando le immagini fotografiche piene di crepuscolare poesia di Antonio Faccilongo, in cui le persone assenti si manifestano catarticamente al pensiero attraverso l’esposizione di oggetti vissuti ritratti nella loro essenzialità da primi piani ricolmi di senso, illuminati magari dalla luce viola di una giornata che sembra volgere al termine nel silenzio di una stanza di latitanti interrogativi. Queste alcune delle opere di un italiano di origini baresi che per la prima volta ha vinto la World Press Photo Story of the Year 2021: romano di adozione, con il suo progetto fotografico realizzato per Getty Reportage dal titolo Habibi (Amore mio), Faccilongo ci racconta il coraggio e la perseveranza dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e di come i loro cari vivono la loro assenza, sottoposti alla negazione di ricevere visite e al divieto di avere contatto fisico. Habibi racconta del legame con la vita, con la libertà proiettandosi verso il futuro delle famiglie, sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna. “Ho trovato molte similitudini tra la mia Puglia e la Palestina, che ho osservato e studiato a lungo per raccontarne l’essenza di vissuti drammatici in maniera semplice e incisiva. L’ulivo, per esempio, è un punto di contatto e identificazione significativo per me.” Spiega l’autore, incredulo nel ritrovarsi in una Bari ‘trasformata’ dal punto di vista delle iniziative artistiche rispetto a quindici anni precedenti, periodo in cui si è allontanato dalla Puglia per viaggiare, stabilendosi poi a Roma. Sono 159 gli scatti dei fotografi vincitori della 64° edizione di World Press Photo, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso del mondo che giunge in mostra a Bari, per l’ottavo anno consecutivo, fino al 14 novembre 2021. Dopo l’anteprima nazionale a Palazzo Madama (Torino), la World Press Photo Exhibition che, ogni anno, viene allestita in oltre 120 città in 50 Paesi del mondo, torna nel Teatro Margherita con le sue otto sezioni: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports, Spot News.
Per questa edizione sono state 74.470 le fotografie giunte da 4.315 fotografi provenienti da 130 paesi: opere che, per la prima volta nella storia, sono state valutate online da parte delle giurie specializzate presiedute da NayanTara Gurung Kakshapati e MuyiXiao. L’immagine vincitrice del titolo World Press Photo of the Year 2021 è stata scattata il 5 agosto 2020, in Brasile, dal fotografo danese Mads Nissen e ritrae il commovente abbraccio tra l’ottantacinquenne Rosa Luzia Lunardi e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo. L’opera immortala la cosiddetta “tenda dell’abbraccio”, l’invenzione che, nella struttura per anziani, ha permesso agli ospiti di abbracciare di nuovo i propri cari dopo che le case di cura del paese avevano chiuso le porte ai visitatori, a seguito dell’esplosione dell’emergenza pandemica. Proprio il Brasile ha chiuso l’anno 2020 con un bilancio tra i più gravi al mondo: 7,7 milioni di casi registrati e 195.000 morti. Degne di nota anche la foto del russo Olog Ponomarev che, in tonalità Caravaggesche, ci narra il dramma del transgender Ignat. Opera vincitrice del primo premio nella sezione ritratti. Purtroppo in Russia la situazione è ancora pesante e le discriminazioni violente, anche per colpa di un emendamento della Costituzione entrato in vigore nel 2020 che vieta alle persone transgender di cambiare il loro stato sui documenti legali, e il terzo premio di Tatiana Nikitina sulla tematica dell’autismo, problematica che in Russia è ancora oggi poco conosciuta e trattata, generando purtroppo un diffuso razzismo. Nella bellissima foto un papà insegna alla figlia autistica a lanciare nel cielo un aeroplano giocattolo, simbolo di speranza e libertà dai pregiudizi. “World Press Photo, è la mostra di fotogiornalismo più prestigiosa dei nostri tempi, che ogni anno, attraverso l’esposizione di alcuni degli scatti più significativi realizzati negli ultimi dodici mesi, ci consente di conoscere luoghi diversi del mondo, attraverso commoventi e appassionanti storie che non conosciamo”- ha commentato il sindaco di Bari Antonio Decaro – “ Un’opportunità che assume un particolare valore quest’anno, poiché abbiamo dovuto rinunciare per tanto tempo agli spostamenti, ai viaggi e alle relazioni con gli altri. Quello tra la città di Bari e la mostra è ormai un sodalizio importante, che si consolida sempre di più, riempiendoci di orgoglio, e rappresenta uno degli eventi di punta di una lunga stagione di appuntamenti culturali finalmente ripartiti in presenza. Siamo felici oggi del ritorno di World Press Photo e di rivivere le emozioni che ogni anno è in grado di regalarci, in un teatro, il Margherita, restituito alla città nel suo splendore e con tutte le sue potenzialità e attrattive per i visitatori pugliesi e stranieri”.
Rossella Cea
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