Cronaca

Reddito di dignità: più soldi a più persone va bene, ma da quando?

Rifinanziare il reddito di dignità in Puglia, una bella pensata, ma sarà vero? “Dove c’è povertà si alimenta il cancro della criminalità, si registrano i record di abbandono scolastico, proliferano lo sfruttamento e il lavoro in nero. Dove c’è povertà, c’è isolamento culturale. E con l’attuale emergenza sanitaria ed economica, la povertà in Puglia purtroppo aumenterà a dismisura. Per questi motivi, e non solo, il rifinanziamento da parte della Giunta regionale pugliese del ReD, il reddito di dignità, con 36 milioni di euro e l’estensione della platea degli attuali beneficiari agli esclusi del Reddito di cittadinanza va nella direzione giusta: ben venga il contrasto ad una piaga cresciuta a dismisura in questi anni di crisi non con il mero assistenzialismo, ma con un vero sistema in rete per riportare a livelli dignitosi la qualità della vita di queste persone e soprattutto preparare il terreno alle generazioni future”, sottolinea tutto d’un fiato il vicepresidente del Consiglio, Peppino Longo. Per il quale diventa fondamentale l’autonomia che è alla base del Red 3.0 e che può fare la differenza con il reddito di cittadinanza, coprendo le reali povertà – che sono anche sociali – non contemplate dalla misura nazionale e sbarrando di fatto la strada ai furbetti del sussidio. Proprio su questi temi che deve misurarsi la maturità della classe politica dando vita, sempre secondo Longo, a quella collaborazione affinché una buona legge possa diventare un’ottima legge. Coinvolgendo per esempio la società civile e valorizzando il tavolo del partenariato e chiamando ad un ruolo attivo il tessuto imprenditoriale pugliese. Eppure proprio sul reddito di dignità dai banchi delle Opposizioni sono giunte le bordate più pesanti, fin da quando, ad esempio, fino a un paio di anni fa si vedeva Emiliano incontrare sindaci pugliesi per spiegare e rispiegare il percorso, appunto, del ReD (acronimo forse ben studiato a tavolino che sa di “rosso“, magari per caso in una regione che ha virato più per simpatia che convinzione a sinistra, da sedici anni..) che poi sarebbe quella misura di inclusione sociale e lotta alla povertà che, come assicura, riassicura e certifica il governatore/superman, è stata attivata in Puglia. Appuntamento, dunque, alla prossima iperconferenza stampa, senza scordare di invitare a partecipare tutti i consiglieri regionali interessati al tema per farsi immortalare bene in vista su questa argomento. Argomento, come detto, molto sentito tra le classi meno abbienti, specie in questo particolare momento di emergenza pandemia da Covid-19. Dunque, bisognerebbe finalmente rivedere le decisioni del consiglio regionale da quando, nella primavera del 2016, ha approvato a maggioranza il ddl contenente le misure di contrasto alla povertà tanto volute, bisogna dirlo, dalla giunta Emiliano. Potevano accedere al ReD pugliese tutte le persone e famiglie residenti in Puglia da almeno un anno che avevano reddito Isee familiare non superiore a 3mila euro, compresi i cittadini stranieri che potessero dimostrare di avere la propria residenza, ovvero il luogo in cui hanno la dimora abituale in Puglia da almeno 12 mesi. In particolare la prima stesura prevedeva fino a un massimo di 600 euro al mese per circa 60mila pugliesi, ogni anno. Ma rivediamo cosa ne diceva Emiliano, pronto a ricordare fin da quel 1° marzo 2016 che il Consiglio regionale della Puglia aveva approvato la legge sul “Reddito di Dignità”, che poi –guarda caso…- era uno dei principali provvedimenti del programma di governo regionale. Eppure nella sua lettera di invito ai Sindaci, il capo della giunta pugliese rammentava che la Puglia è stata la prima regione a dotarsi di questa misura, con un investimento di 70 milioni ogni anno. <<L’esperienza mi dice che quando si deve dominare una complessità, fatta di una miriade di casi a sé stanti ma riconducibili all’ampio tema del contrasto alla povertà, non esiste altro mezzo che tenga insieme le strategie, se non il coordinamento delle azioni. Ed è proprio quello che abbiamo pensato di fare con il Reddito di Dignità, mettendo a sistema una serie di azioni finora frastagliate, frammentate e senza una programmazione, almeno di medio periodo, portandole a sistema, coordinandole in una misura universalistica, destinata a migliaia di pugliesi che fanno i conti con la povertà tutti i giorni>>, rassicurava esattamente quattro anni fa Emiliano. E adesso, quando si passerà dalle solite promesse ai fatti, con un impegno severo per ridare ossigeno al reddito da coronavirus?

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 1 Aprile 2020

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