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Regalo di Draghi ai primi cittadini e ai consiglieri comunali

Nella legge di Bilancio per il 2022 approvata giovedì scorso dal governo Draghi c’è un “regalo” per i sindaci dei circa 8000 Comuni italiani e che indirettamente interesserà anche i loro vice, gli assessori, i presidenti di consiglio e (perché no!) anche i consiglieri comunali ed il personale politico che trova occupazione elettiva negli organi di decentramento comunale, per i Comuni che si sono dotati di detti istituti facoltativi. Infatti, nella manovra finanziaria per il 2022 sono stati ritoccati all’insù gli emolumenti dei Primi cittadini e dei componenti di Giunta, con conseguenti ritocchi a cascata per tutte le altre cariche elettive presenti nei Comuni i cui emolumenti (indennità di carica o gettoni) sono determinati, per legge, in rapporto all’indennità sindacale. Le disposizioni in merito alle nuove indennità dei sindaci metropolitani, sindaci e amministratori locali sono contemplate all’interno dell’articolo 146 della legge di Bilancio varata nella seduta di giovedì scorso dal Consiglio dei ministri e prevede che “l’indennità di funzione dei sindaci metropolitani e dei sindaci dei Comuni ubicati all’interno di Regioni a statuto ordinario può essere incrementata, in misura graduale per ciascuno degli anni 2022, 2023 e in misura permanente a decorrere dall’anno 2024, sulla base del trattamento economico complessivo dei presidenti di Regione”. Pertanto, l’incremento economico non sarà uguale in tutti i Comuni, ma sarà a secondo della consistenza di ciascuno di questi. Infatti, la possibilità di incremento andrà dal 100% per i sindaci dei Comuni capofila di “Città metropolitane” all’80% dei sindaci di Comuni capoluogo di Regione o di Provincia, ma con popolazione superiore a 100mila abitanti. E, a scendere, si passerebbe fino al 70% per i sindaci di Comuni capoluogo di provincia con popolazione inferiore a 100mila abitanti, fino al 45% in caso di popolazione superiore a 50mila abitanti e, ancor meno per i sindaci di Comuni di più modeste dimensioni fino a giungere a possibilità di incremento di appena il 16% per i piccoli Comuni con popolazione fino a 300mila abitanti. Nel caso di Bari, ad esempio, il Primo cittadino, Antonio Decaro, passerebbe da un’indennità lorda attuale di poco inferiore ai 10mila euro mensili ad una di circa 14mila lordi mensili, per effetto dell’equiparazione all’indennità del presidente della Regione Puglia. In definitiva, i termini di percentuale si tratterebbe per il sindaco Decaro di un aumento dell’emolumento mensile di circa il 40% rispetto a quanto percepito attualmente. Al Comune di Bari detto incremento del 40% per il sindaco determinerà un effetto a catena di pari incremento percentuale anche per tutte le altre cariche di Giunta e Consiglio comunale, ma anche per i componenti elettivi dei cinque Municipi di decentramento presenti all’interno della struttura amministrativa comunale cittadina. Lo stesso articolo 146 della legge di Bilancio recentemente licenziata dal governo Draghi prevede uno stanziamento extra, da parte dello Stato ai Comuni, per tali incrementi pari a 100milioni di Euro per l’anno 2022, di 150miloni per il 2023 e di 220miloni a decorrere dal 2024. Ora, però, si tratterà di capire se detti fondi assegnati dallo Stato saranno sufficienti da soli a coprire gli incrementi massimi possibili oppure li coprirebbero solo in parte e la differenza andrà invece a gravare sulle risorse proprie degli enti comunali. E questo sarebbe un particolare non da poco. Poco chiaro, al momento, è anche il fatto che nella norma approvata nel Consiglio dei ministri si afferma letteralmente che l’indennità dei Primi cittadini “può essere incrementata” e, quindi, che a decidere effettivamente se incrementare o meno tale emolumento dovrebbero essere le Assemblee comunali stesse, perché la misura non sarebbe affatto automatica. Quindi, il governo Draghi si sarebbe limitato soltanto a dare facoltà ai Comuni di poter aumentare gli emolumenti dei propri amministratori nella misura massima stabilita dall’art.146 della legge di Bilancio. Però, anche se così fosse, non c’è dubbio che la classe politica comunale, in maniera verosimilmente unanime e trasversale, difficilmente  si priverà delle predette opportunità.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Ottobre 2021

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