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Regione, ipotesi di mini modifica elettorale prima del voto. Anzi, no

Il governatore di centrosinistra della Regione Puglia, Michele Emiliano, dopo una mezza giornata di polemiche a botta di comunicati stampa e post sui social tra qualche esponente dell’opposizione di centrodestra e l’assessore regionale all’Urbanistica, Alfonsino Pisicchio, stronca sul nascere l’ipotesi di una rapida mini-riforma della legge regionale elettorale prima del voto della prossima primavera, per introdurre l’istituto della sospensione dalla carica chi, tra gli eletti, è nominato assessore e, conseguentemente, la surroga con il primo dei non eletti della stessa lista. Ipotesi, questa, che è stata resa nota da un servizio apparso sull’edizione locale di una nota testata giornalistica nazionale, ma di cui a livello istituzionale la maggioranza consiliare non aveva dato prima notizie alle forse di opposizioni presenti nell’Aula barese di via Gentile. Infatti, nel tardo pomeriggio di venerdì è stato lo stesso Emiliano a porre fine ad ogni ipotesi di modifica con un secco comunicato stampa al riguardo e con cui ha dichiarato: “La proposta di sospendere dalla carica di consigliere chi viene nominato assessore non è prevista nel nostro programma di governo che, come è noto, è stato scritto dai pugliesi ed è la bussola che ha orientato tutta la nostra azione amministrativa. Pertanto un’ipotesi legislativa di questo tipo, che pure si inserisce in un dibattito nazionale ed è stata già adottata in altre regioni, non può essere portata avanti in assenza di un processo partecipativo che legittimi questo tipo di percorso. Ne parleremo nel corso delle assemblee per la redazione del programma per la prossima legislatura”. In realtà, facendo la cronaca della giornata si scopre che nella mattinata, dopo aver appreso dalla stampa tale ipotesi di modifica in discussione all’interno della maggioranza, tra i primi a lamentarsi per un paventato “sgarbo” istituzionale è stato il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo, che con una nota quasi immediata aveva affermato: “E’ una questione di stile: o si è istituzionali o non lo si è! Ed è indubbio che l’ex presidente della Regione, Nichi Vendola, aveva uno spessore istituzionale ben diverso da quello di Michele Emiliano”.E, proseguendo, Zullo aveva commentato: “Leggiamo, infatti, sulla stampa di una possibile modifica del numero dei consiglieri regionali pugliesi, che lo Statuto (ndr – ma anche una legge nazionale!) fissa a 50. Non entriamo nel merito, del resto non potremmo neppure farlo visto che nessuno dei consiglieri (almeno quelli di opposizione) ne è venuto a conoscenza se non leggendo i giornali, ma una considerazione sentiamo di farla: le modifiche di questa natura non possono essere disegni di legge che nascono dalla Giunta e vengono imposti con la forza dei numeri al Consiglio”. Infatti, per il capogruppo del partito di Giorgia Meloni alla Regione, “norme che cambiano i rapporti fra le parti, i ruoli degli assessori e quelli dei consiglieri dovrebbero essere di condivisi da tutti” e “non proposte di un singolo assessore – in questo caso apprendiamo che si tratta di Alfonso Pisicchio, che – esclamava Zullo –  farebbe meglio a occuparsi delle materie del suo assessorato – ovvero di chi gestendo un potere lo protegge facendosi delle legge su misura!” Perché – a detta del neo esponente meloniano nell’Aula di via Gentile – “il conflitto d’interesse, del quale il centrosinistra si riempie la bocca quando accusa il centrodestra, vale sempre!” “Anzi, – concludeva Zullo – per loro vale doppio, visto che si ergono sempre a moralisti”. Accuse, quelle mosse dall’opposizione meloniana, che sono state prontamente rintuzzate da Pisicchio che – nella stessa mattinata –  con una nota ha prontamente precisato: “Non c’è alcun disegno di legge o proposta in tal senso. Al momento c’è solo una mera ipotesi sulla quale la maggioranza si sta confrontando. E continuerà a farlo anche nel tavolo convocato per martedì prossimo”, sottolineando: “Ovviamente ogni eventuale ipotesi di riforma sarà sottoposta anche a tutte le forze di opposizione, trattandosi di un tema che riguarda il regolamento e il funzionamento dell’intero Consiglio regionale. E non di questa o di quella parte politica”. Per la cronaca, facciamo presente che l’ipotesi oggetto di polemica, fermo restando il numero dei seggi in Consiglio regionale (ossia 50 + il presidente dell’esecutivo) che non è innalzabile proprio in virtù di una normativa nazionale che regola il Plenum sulla base del numero di abitanti della regione, darebbe la possibilità di elevare, in virtù di una eventuale e possibile sospensione dal ruolo in Consiglio degli assessori, da 50 a 58 il numero degli eletti. E ciò – ha evidenziato Pisicchio – “in Puglia non comporterà alcun aumento dei costi della politica, ma un generale abbassamento delle indennità, prevedendo il riparto dell’intero fondo annuale non più per 50 consiglieri, ma per 58”. Insomma, nella maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Puglia più di “qualcuno” dei consiglieri uscenti è forse preoccupato di non potercela fare ad essere eletto al prossimo rinnovo dell’Assemblea, per cui ha pensato a come eventualmente poter essere ripescato, qualora in lista si attestasse a primo dei non eletti. Ma la Puglia ha problemi sicuramente più importanti di cui necessita e chiede soluzioni. Ed è forse per questo che il governatore Emiliano, accortosi della imperdonabile “gaffe” politica, è corso subito ai ripari, sconfessando l’iniziativa. Ciò non toglie che la vicenda è sintomatica del verosimile stato di confusione e nervosismo politico che regna nella coalizione di maggioranza uscente alla Regione Puglia, in vista del prossimo appuntamento elettorale. Ma questo è, forse, soltanto l’inizio di un fine mandato ad “alta tensione” e che il “meglio” (o, forse più appropriato, il “peggio”) di questo stato di fatto probabilmente è ancora da venire.

 

Giuseppe Palella

 

 

 


Pubblicato il 8 Febbraio 2020

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