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Regione, tempo due mesi per revocare gli incarichi della discordia

La “vexata questio” della durata degli incarichi dirigenziali in Regione dovrà essere posta all’attenzione dei vertici del Servizio Risorse Umane in tempi strettissimi, per di più in pieno agosto. A insaputa di tutti e forse sperando di farla franca, infatti, è stata regolamentata dal decreto firmato da Michele Emiliano a fine luglio e pubblicato sul Bollettino Ufficiale del 3 agosto scorso – riguardante il modello organizzativo denominato “Modello Ambidestro per l’Innovazione della Macchina Amministrativa regionale-MAIA” – la questione della durata dei vecchi incarichi attribuiti ai capi della burocrazia nel corso dell’amministrazione Vendola. L’art. 24 del decreto presidenziale n. 443/2015, infatti, recita testualmente che gli incarichi ai dirigenti hanno una durata minima di un anno e massima di tre anni, sono rinnovabili e quelli attribuiti nei nove mesi precedenti lo scioglimento del Consiglio regionale, in particolare, possono essere confermati, revocati, modificati o rinnovati entro 2 mesi dall’insediamento del nuovo Consiglio. Decorso tale termine, si legge ancora nell’art. 24 D.P.G.R. 443/15, gli incarichi per i quali non si sia provveduto, si intendono confermati fino alla prevista scadenza. E così, visto e considerato che il nuovo Consiglio Regionale s’è insediato a luglio, c’è tempo fino al 22 settembre per rivedere il prolungamento del contratto stipulato a un paio di dirigenti confermati appena una decina di giorni dopo le elezioni. Con una delibera, vale la pena ricordarlo, adottata e firmata dall’ex presidente del Consiglio Introna non solo con una stranissima fretta – prima che si insediasse la nuova amministrazione ma soprattutto sei mesi prima della naturale scadenza di quei due contratti – per di più rinnovando la fiducia ai responsabili di quegli uffici e servizi finiti nella bufera a causa di una legge elettorale scritta male. Andiamo al sodo: il 10 giugno scorso (10 giorni esatti dopo l’elezione del nuovo consiglio regionale) l’Ufficio di Presidenza del Consiglio disponeva la proroga di altri due anni – con termine di durata fino a cinque – per un paio di contratti di natura dirigenziale stipulati con due funzionari dello stesso Servizio Consiglio, o meglio con due funzionari del Consiglio Regionale che alla fine del 2012, con una procedura urgente senza dubbio discutibile, furono nominati dirigenti sul campo. E così Settimio Giuliese divenne dirigente degli Affari Legislativi e Giuridici e Domenico De Giosa dirigente dell’Ufficio Assistenza all’Assemblea. I contratti avevano validità tre anni, perciò la loro naturale scadenza era fissata al 31 dicembre di quest’anno e se alla Regione nessuno riprenderà in esame la loro posizione con un’altra determinazione di revoca, come hanno già chiesto i consiglieri del Movimento 5 Stelle, resteranno al loro posto almeno fino al 2017. Ora, sorvolando sul fatto che questi funzionari sono stati promossi dirigenti senza sostenere alcun concorso, sulla base di un semplice avviso pubblico con requisiti che parevano disegnati apposta per loro, bisogna considerare che già da tempo sull’albo pretorio dell’Ente, è stata pubblicata una graduatoria di concorso per dirigenti, già celebrato e concluso. E non è finita. Con la nomina di De Giosa e Giuliese è accaduto anche che un Ufficio di Presidenza di un Consiglio regionale in “regime di prorogatio”, privo di poteri se non l’ordinaria amministrazione o le questioni urgenti, ha deciso di rinnovare da due a cinque anni un paio di contratti dirigenziali la cui scadenza originaria era prevista sei mesi dopo (cioè il 9 dicembre 2015 per Giuliese e il 18 dicembre 2015 per De Giosa), senza spiegare le reali ragioni che, appunto, inducessero un Ufficio privo di poteri (perché sostanzialmente decaduto) a rinnovare contratti di cui si sarebbe potuto occupare tranquillamente il nuovo Consiglio appena insediato. Davvero si possono ritenere esistenti le ragioni di continuità amministrativa, contenute nella motivazione della delibera, senza tener conto che si tratta di decisioni politiche e di gestione, adottate ignorando la legge e ogni senso di opportunità? Tutte domande che non hanno ancora trovato risposta, anche se in tema di incarichi e promozioni l’ente regionale guidato per dieci anni da Nichi Vendola è già terminato ‘sub judice’, senza contare i servizi affidati a dirigenti esterni con le tessere del Partito democratico, o i galloni dell’Alta professionalità appuntati alle fedeli segretarie dei governatori uscenti, senza ritegno. Ma ecco che, dopo la denuncia di qualche settimana fa, gli otto consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle si sono rivolti al Presidente del Consiglio ancora in carica per reiterare la revoca della delibera di cui sopra. “Avevamo chiesto una revoca in autotutela che, ad oggi però, non è avvenuta – incalzano Rosa Barone, Gianluca Bozzetti, Cristian Casili, Mario Conca, Grazia Di Bari, Marco Galante, Viviana Guarini e Antonella Laricchia – nonostante l’Ufficio di Presidenza si sia riunito il 6 luglio per deliberare altre questioni. Se questo non avverrà esporremo l’accaduto alla Corte dei Conti”. E ora c’è tempo fino a metà settembre, per revocare quella determinazione a dir poco censurabile…

Francesco De Martino


Pubblicato il 14 Agosto 2015

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