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Renzi si è dimesso, ma il suo omologo pugliese, Lacarra, non ancora

Il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi, dopo la sonora e bruciante sconfitta elettorale del 4 marzo scorso, non ha esitato a dimettersi dalla guida del partito, nonostante l’incarico di segretario gli fosse stato conferito appena dieci mesi fa sia da una consultazione congressuale degli iscritti che da primarie aperte in cui aveva riportato circa il 70% dei consensi. Invece, il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, nominato nell’incarico a maggio del 2016 sulla base di soli accordi a tavolino tra le diverse anime locali del partito, e quindi senza alcuna consultazione di natura elettiva, è finora rimasto al suo posto di segretario e forse non ci pensa nemmeno a dimettersi, seguendo le orme di Renzi che, in teoria, è il capo della corrente interna a cui dichiara di appartenere. Eppure la sconfitta riportata dal Pd in Puglia nella recente consultazione elettorale è stata di gran lunga più negativa di quella ottenuta da Renzi su scala nazionale dal partito, in quanto il dato pugliese è risultato uno dei peggiori per il Pd. Ma nonostante una debacle così clamorosa i vertici politici ed istituzionali del Pd pugliese hanno tentato di autoassolversi sia all’esterno che all’interno del partito, scaricando sul vertice nazionale quasi tutte le responsabilità della disfatta locale. Una disfatta che, come è noto, almeno in Puglia non può essere addebitata unicamente alla condotta dell’ex segretario nazionale, visto che in questa regione l’anima più consistente del partito è quella che fa capo al governatore Michele Emiliano che, come è noto, è stato uno degli antagonisti di Renzi al congresso dello scorso anno, oltre che tra gli esponenti più critici nei confronti dell’ex segretario, sia per la linea impressa al partito che per le scelte effettuate al tempo in cui siedeva a Palazzo Chigi, alla guida del governo. Infatti, sia alla vigilia che durante tutta la campagna elettorale delle recenti politiche, c’era nel Pd pugliese chi pronosticava per il partito un risultato nettamente migliore di quello poi ottenuto effettivamente lo scorso 4 marzo, lascando addirittura credere che sarebbe stato forse addirittura superiore di 3 o 4 punti percentuali rispetto alla media nazionale, poiché sia la gestione delle istituzioni pugliesi in mano al Pd che quella del partito stesso, in Puglia, erano state assai diverse da quelle nazionali e, in particolare, di Renzi. Ed è stato, forse, in virtù di questa presunta superiorità gestionale e politica del Pd pugliese che l’ex sindaco di Firenze, alla fine, si è fatto persuadere da qualche esponente locale della sua corrente (a detta di qualche bene informato delle vicende interne al Pd, il sindaco barese e presidente dell’Anci Antonio Decaro) a lasciare mano libera in Puglia, per la scelta dei candidati di Camera e Senato, al suo acerrimo antagonista di minoranza, il governatore Emiliano. E verosimilmente  – riferisce sempre lo stesso bene informato – così è stato, poiché ad essere penalizzati in Puglia per le candidature pare che siano stati proprio i “renziani doc” che o non sono stati candidati, come nel caso del consigliere regionale barlettano Ruggiero Mennea, oppure sono stati spostati da un posto sicuro del plurinominale a quello assai più incerto dell’uninominale, come è accaduto per il consigliere regionale ionico Donato Pentassuglia. Unica eccezione a tale regola – stante sempre ad alcune indiscrezioni provenienti direttamente dalla sede romana di Largo del Nazzareno – sarebbe stata la candidatura del segretario del Pd pugliese sedicente renziano, Lacarra, che il suo capo corrente lo avrebbe voluto candidato solo nell’uninominale, mentre il sindaco Decaro ed Emiliano avrebbero poi fatto in modo che ottenesse anche il primo posto in uno dei 4 listini pugliesi del plurinominale. Blindatura, quella del segretario pugliese Lacarra, che però non ha prodotto i risultati sperati per il Pd barese e che ora, invece, a sentire anche qualche autorevole esponente non renziano del partito, qualcuno vorrebbe pure far passare quasi come un successo a Bari città e nel collegio plurinominale  barese in cui è stato eletto. In realtà, non sono pochi nel Pd pugliese a sostenere che quanto accaduto per le candidature delle recenti politiche ha provocato lacerazioni e sfilacciamenti soprattutto nella corrente renziana locale del partito ed i cui effetti si vedranno nei prossimi mesi, a cominciare dalla fronda interna che gli stessin renziani pugliesi stanno preparando nei confronti del segretario regionale non ancora dimessosi, Lacarra per l’appunto, ma soprattutto nei confronti di colui che considerano essere stato il vero “regista” delle avvenute esclusioni e sostituzioni. Ossia il sindaco Decaro. Se così fosse, allora le novità da registrare prossimamente nel Pd pugliese saranno parecchie e di certo non tutte facilmente prevedibili.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 14 Marzo 2018

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