Cultura e Spettacoli

Rerum minima

Sto Pensando che, il 25 aprile 2017, abbiamo atteso alla rituale celebrazione di una ”liberazione” che, nei fatti, non è, mai, avvenuta. Chi ha Letto il Romanzo “Vecchi e giovani” di Luigi Pirandello, Comprende a cosa Voglio RiferirMI, di cosa Voglio Parlare. Ieri, si celebrava, dopo tante guerre e morte e morti, qualcosa che s’era, soltanto, compiuto nell’agiografia storica di coloro che avevano tratto profitto, proprio, da ciò che non si era realizzato. Era  un ieri, dolorosamente, Rappresentato da un Artista Meridionale, ancora, in ambasce per la delusione di un ”risorgimento” che fu una ”rivoluzione mancata” e una miserabile piemontesizzazione della intera penisola italiettina da parte di una casa regnante la più retriva, gretta, ignorante, baciapile, guerrafondaia tra quelle regnanti in europa (Vittorio Alfieri  Odiava il piemonte per il meschino, bigotto conservatorismo del clima culturale, diciamo, in/di esso). L’altro ieri, si sono elevati “osanna” per una “liberazione” che, dopo immani sofferenze e sangue fraterno sparso, fu una insopportabile, più, incisivamente, opprimente cattolicizzazione dell’italietta, della quale dobbiamo ringraziare togliatti, che benedisse, sponsorizzò l’art. 7 della costituzione, per il quale ad essa si allegavano i cattofascisti “patti lateranensi”. Pertanto, MI Chiedo: da/ di cosa ci siamo liberati ? Del fatto che il pasoliniano “palazzo” non è il “quirinale” o il”chigi”,”sed”, tuttora, risiede entro le mura leonine su delega degli inquilini di turno della “casa bianca”? “NO!”; Della mafia, della camorra, della ndrangheta ? “NO!”; della povertà, della endemica disoccupazione del/nel sud italiettino, funzionale alla, mai, sopita prosperità del nord italiettino, dei paesi europei e non, ospiti, da oltre un secolo, di milioni di emigranti meridionali italiettini ? “NO!”. Dall’unità dell’italietta fino ad oggi, non c’è stata, mai, discontinuità nell’operare, nell’infierire nel/sul tessuto, non ”politikon” (sociale), a dire il vero, della politicante corruttela, sicché dopo i 20 anni del regime di mussolini, il testimone del non governo del paese passò, proditoriamente, per 50 anni agli andreotti, ai fanfani, ai moro, ai cossiga (mafia e clericomassoneria), grazie alle basi militari statunitensi, a macchia di leopardo, dislocate dalle alpi alla sicilia, investite del compito di sorvegliare con minacce il corpo elettorale, se dalle urne fossero usciti, uscissero, escano, usciranno risultati non graditi alle lobby degli “states”; alle omelie dei preti cattolici dal pulpito auguranti l’inferno, se non avesse votato al “partito di cristo”, a un popolo, allora, al 70% analfabeta, ché non scolarizzato, nel 2017, medesimamente, analfabeta ché, farloccamente, scolarizzato, e poi, per 20 anni ai berlusconi (grembiulini, compassi della “p2” e picciotti, perfino, nelle sue stalle, ovviamente, a sua insaputa), ai fini, ai bossi. Per non immaginabile fortuna, per il momento, pur se il pericolo non s’è del tutto diradato, l’ascesa del putto gigliato, dei suoi servetti “ubiqui”, locali e nazionali, è stata rottamata da un popolicchio, chissà come, perché, finalmente, parcamente, rinsavito, consapevole di ciò che di, recentemente, vecchio gli stava capitando. Ma fu una fugace aurora! Ché, “statim”, il popolicchio italiettino è ricaduto in uno stato di profonda, ipnotica disattenzione nei riguardi di ciò che dovrebbe, seriamente, drammaticamente, interessarlo, affascinato dai, per ora, parziali, successi di una squadra di calcio, tra l’altro, orba, quasi, di calciatori italiettini; di proprietà di una famiglia, enormemente, arricchitasi con le commesse belliche, profumatamente, pagatele dallo stato durante la prima e la seconda guerra mondiale (sappiano i tifosi juventini: la ricchezza degli agnelli, proprietari della “iuventus”, galleggia sul sangue  di centinaia di migliaia di giovani, soprattutto, meridionali, caduti in due guerre volute, per quanto concerne l’italietta, dai padroni della nascente e, in seguito, consolidatasi, industria metallurgica e siderurgica italiettina); che negli anni di pace non s’è risparmiata di/nel ricattare i governi, ”spauracchiando” il licenziamento in massa degli operai “fiat” e, quindi, nel battere cassa al non reticente pantalone; che, attualmente, ha delocalizzato, quasi, tutte le sue intraprese ove l’erario è, certamente, meno esoso di quello italiettino. Quando si diceva e si dice: “I padroni delle ferriere e servi italiettini, in solido, tutta brava gente”!

 

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano    


Pubblicato il 27 Aprile 2017

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio