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Respinta anche con il voto dei ‘5 Stelle’ la mozione ‘anti-Cassano’ all’Arpal

Nella seduta di ieri è stata bocciata a maggioranza in Assemblea regionale la mozione con la quale Fratelli d’Italia nella penultima seduta di Consiglio aveva chiesto di revocare la nomina di Massimo Cassano da direttore generale dell’Arpal. Infatti, come si ricorderà, la seduta consigliare del 9 marzo scorso, che avrebbe dovuto discutere e votare la mozione di revoca di Cassano, si concluse con un nulla di fatto, poiché detta seduta terminò prima del previsto, per mancanza del numero legale e, quindi, senza poter mettere ai voti la mozione presentata dai sei consiglieri del partito pugliese di Giorgia Meloni, che successivamente all’accaduto diramò un polemico comunicato di commento in cui si dichiarava che l’Arpal era un “rospo difficile da ingoiare per la maggioranza” giallo-rossa che sostiene il governatore Michele Emiliano. Invece così non è stato, perché ieri la maggioranza di centrosinistra pugliese allargata al M5S è riuscita a “digerire” anche il “rospo” della nomina di Cassano all’Arpal. Ma veniamo ai fatti. Gli esponenti di Fdi in Consiglio regionale, carte alla mano, avevano rilevato che l’avviso pubblico emanato dalla Regione Puglia lo scorso novembre aveva registrato la partecipazione di ben 34 candidati i cui curricula sottoposti all’analisi comparativa risultano oggettivamente di gran lunga più ‘pesanti’, sia per titoli sia per esperienza, per l’incarico da affidare di quello che poi è stato scelto del presidente Emiliano lo scorso dicembre. Ossia, quello dell’ex senatore forzista Cassano, che così è stato preferito a seguito della selezione da una terna di nomi effettuata neppure da un’apposita commissione, come di solito accade in casi analoghi, ma solo su indicazione discrezionale del direttore di Dipartimento, il prof. Domenico Laforgia, che l’aveva poi sottoposta all’attenzione del governatore, per l’indicazione del nome finale da indicare per l’incarico di direttore dell’Arpal. Scelta effettuata – secondo il Gruppo pugliese di Fdi – su colui che ha il solo merito di aver portato voti al presidente Emiliano con una sua lista elettorale (“Popolari per Emiliano”) a sostegno della sua candidatura alle ultime elezioni regionali. E “quando Emiliano chiama i consiglieri regionali” della sua maggioranza, questi per Fdi rispondo obbedendo “anche calpestando la propria dignità, come se si trattasse di un voto di fiducia”. Infatti, nel commento alla bocciatura i “meloniani” pugliesi hanno dichiarato che “la maggioranza di centrosinistra e i quattro pentastellati voltagabbana e ‘venduti’ a Emiliano per un assessorato e una vicepresidenza del Consiglio hanno dato uno schiaffo alla meritocrazia”, perché “il messaggio che viene dato ai nostri giovani è: non studiate, non laureatevi, non partecipate ai concorsi della Regione Puglia, ma andate da Emiliano e mettetevi a disposizione per portare voti, per fare liste elettorali e impegnarsi in campagna elettorale”. Un affondo politico non da poco diretto alla maggioranza, ma ancor di più a 4 esponenti del M5S unitisi ad essa. Infatti, la nota di Fdi è proseguita con delle puntualizzazioni che hanno avuto come principale bersaglio proprio il M5S, oltre al governatore Emiliano. Infatti, proseguendo nei commenti, i rappresentanti di Fdi hanno inoltre dichiarato: “siamo disgustati che questo venga avvalorato da chi fino a qualche anno fa aveva una toga sulle spalle e combatteva contro le poltrone politiche date in cambio di voti”. Ma i rappresentanti del partito di Giorgia Meloni si sono dichiarati ancor “di più indignati per il comportamento dei 4 colleghi del Movimento 5 Stelle che nella passata legislatura hanno sempre sostenuto e fatta propria questa battaglia contro l’illegittimità e l’irregolarità delle nomine di Emiliano” e che ora, invece, non hanno avuto “neppure il pudore di astenersi”. E, quindi, per Fdi “dovrebbero vergognarsi e chiedere scusa a quei pugliesi che li hanno votati” carpendo il loro consenso, poiché dicevano che “mai si sarebbero venduti a Emiliano”. Infatti, hanno anche ricordato i 6 consiglieri pugliesi di Fdi, “i 4 consiglieri di oggi sono gli stessi che facevano parte di quel gruppo che solo il 9 gennaio del 2019 scrivevano sulla loro pagina Facebook che la nomina di Massimo Cassano (ndr – all’epoca a commissario dell’Arpal) era una vergogna e che si trattava di una ‘marchetta’ elettorale”. A replicare a Fdi è stata la capogruppo del M5S nell’aula barese di via Gentile, Grazia Di Bari, che con una nota ha dichiarato: “gli anonimi Fdi, in cerca di visibilità, hanno alzato un altro polverone, con una marchetta che hanno chiesto di votare”. Infatti, a detta della stessa Di Bari, “suona molto strano” che il Gruppo di Fdi alla Regione Puglia abbia ora riscoperto la meritocrazia, “visto che in 5 anni non hanno mai portato una proposta che favorisca il merito”. E questo è anche “il motivo per il quale non è stata votata dal gruppo del M5S” la mozione di revoca della recente nomina di Cassano all’Arpal. “Abbiamo invece presentato richieste per procedure di selezione trasparenti, – ha aggiunto Di Bari – per una maggiore dotazione del personale e per far sì che l’Agenzia sia realmente efficiente”, bollando la mozione presentata dal centrodestra di Fdi come “una battaglia personale contro quel Cassano che per anni è stato loro esponente di punta e da quando li ha lasciati è diventato la causa di tutti i mali”. “Continueremo a vigilare su bandi e procedure di selezione – ha concluso la capogruppo dei pentastellati nel Palazzo regionale di via Gentile – e su tutto quello che riguarda l’Agenzia come abbiamo sempre fatto”, perché “in un momento così delicato preferiamo lavorare a testa bassa rispetto a chi vuole provocare inutili polemiche e siamo lontani da chi è abituato a strumentalizzare le difficoltà dei pugliesi, per disgregare, o semplicemente per un po’ di visibilità”. Invece, a votare a favore della mozione per rivedere l’iter di nomina del dg dell’Arpal è stata la pentastellata Antonella Laricchia, che ha infatti dichiarato che “avallare la nomina di Cassano è un errore di una parte del M5S che rinnega i propri valori e la propria storia”. E, proseguendo, l’esponente del M5S rimasta all’opposizione ha affermato: “come abbiamo denunciato infinite volte, si tratta di una nomina politica e non meritocratica, che spreca risorse pubbliche e che, abbiamo scoperto recentemente, rischia di mortificare decine di professionisti meritevoli”. Infatti, ha spiegato Laricchia: “un settore strategico come quello delle politiche attive del lavoro merita di essere gestito in maniera efficace e da professionalità che siano in piena sintonia con la mission del settore”. Perciò, ha concluso l’ex sfidante pentastellata di Emiliano, “con le nomine politiche, ai cittadini rimangono solo i disservizi e, nel caso specifico, il dilagare della disoccupazione”. In definitiva, l’alleanza politica tra il governatore pugliese, Emiliano, ed i 4 (su 5) consiglieri del M5s che dallo scorso gennaio sono ufficialmente entrati a far parte della maggioranza sembra ben più solida di ciò che possano aver pensato gli esponenti di Fdi che, con la mozione anti-Cassano, hanno forse ritenuto di poter aprire qualche piccola crepa nel fronte Emiliano-M5S. Ma se è realmente così, allora il M5S pugliese di “rospi” alla Regione dovrà, verosimilmente, prima o poi prepararsi ad ingoiarne più d’uno. E senza per altro, probabilmente, neppure potersi aggrappare sugli specchi di una possibile agognata visibilità.

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 24 Marzo 2021

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