Riconfermati quattro pugliesi uscenti nel governo Gentiloni
Il successore di Matteo Renzi (Pd) a Palazzo Chigi, Paolo Gentiloni pure del Pd, anche per la compagine dei 41 sottosegretari, come per quella dei ministri, ha presentato quasi l’esatta “fotocopia” del precedente governo. Infatti, tranne qualche spostamento nelle caselle anche i nomi dei sottosegretari sono rimasti sostanzialmente gli stessi del governo Renzi. In particolare, per i quattro sottosegretari pugliesi uscenti (Teresa Bellanova, Ivan Scalfarotto, Massimo Cassano ed Angela D’Onghia) la riconferma riguarda anche i rispettivi dicasteri. Difatti, la salentina Bellanova ed il foggiano Scalfarotto, entrambi del Pd , sono stati riconfermati come sottosegretari al Ministero per lo Sviluppo economico; ma anche i baresi Cassano di Ncd-Area popolare e D’Onghia, ex Scelta civica ed ora iscritta al gruppo di Gal, sono stati entrambi riconfermati sottosegretari nei loro precedenti posti, rispettivamente al Lavoro ed alla Pubblica istruzione. Quindi, non c’è alcuna novità di rilievo per la rappresentanza pugliese nel governo Gentiloni, essendo rimasta la stessa del precedente governo Renzi. In realtà, nei giorni scorsi dai corridoi dei palazzi romani della politica era trapelate alcune indiscrezioni riguardanti possibili novità, che avrebbero potuto interessare la Puglia per quanto riguardava la composizione della compagine dei sottosegretari. Ed uno dei nomi pugliesi che, al borsino del toto sottosegretari, veniva considerato come una possibile new-enter nel governo Gentiloni era il senatore salentino Dario Stefano, eletto alle politiche del 2013 al Senato nelle fila di Sel e di recente transitato al gruppo misto a seguito dello scioglimento del partito fondato nel 2009 dall’ex governatore pugliese Nichi Vendola e la confluenza di gran parte degli eletti con quella sigla nella nuova formazione politica chiamata “Sinistra italiana”. Infatti, il senatore Stefano, dopo la non adesione a Si e contrariamente agli esponenti del gruppo di Palazzo Madama di detta sigla, ha votato la fiducia al governo Gentiloni e per questo – secondo alcune voci provenienti sempre dai meandri romani della politica – è considerato in avvicinamento al Pd, in particolare all’ex premier, nonché segretario del partito, Renzi. Come è noto, inoltre, già durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi, bocciata dagli italiani lo scorso 4 dicembre, il senatore pugliese eletto nelle fila di Sel si era dissociato dalla posizione del gruppo politico di appartenenza, che sosteneva apertamente ed in modo determinato il “No” alla riforma, mentre Stafàno aveva manifestato una certa propensione a sostenere il “Si” propagandato dal Pd e, soprattutto, dall’anima renziana di quel partito e dalle altre componenti che, con quest’ultima, rappresentano la maggioranza interna che ancora sostiene l’ex premier alla segreteria. Secondo gli stessi bene informati sui movimenti di partito nella Capitale, il senatore ex Sel della Puglia fino a qualche giorno fa era in corsa per ottenere una poltrona da sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole e forestali. Incarico per il quale sarebbe stato – sempre secondo indiscrezioni – sponsorizzato da Renzi che, pur non avendolo ancora tra le file del suo partito, evidentemente lo considera già tale, in quanto la sua non adesione a Si ed il voto di fiducia dato recentemente al governo Gentiloni sono già un segnale sufficientemente chiaro del passaggio politico che Stefano si accinge a compiere nei prossimi mesi. Passaggio, questo, che secondo le stesse fonti romane non si è ancora concretizzato formalmente non tanto per volontà di Stefano, che probabilmente si sarebbe già pronunciato al riguardo se ciò serviva per il suo debutto nella compagine di governo come sottosegretario, quanto per una strategia attendista dello stesso Renzi che, prima di accogliere nel partito e, in particolare, nella propria corrente un esponente politico pugliese del calibro di Stefano, aspetta forse di capire come si comporterà il suo principale alfiere pugliese, Antonio Decaro, in vista della conta interna che il Pd si accinge a fare prossimamente, con i preparativi al congresso nazionale in programma per il prossimo anno. Infatti, potrebbe essere stato questo uno dei fattori per cui Stefano non ha ancora dichiarato a quale partito si appresta ad aderire e per tale ragione non è stato neppure nominato sottosegretario, a questo giro, dal premier Gentiloni. Cosa questa che invece potrebbe accadere successivamente, soprattutto se a prendere il vessillo renziano in Puglia dovesse essere lo stesso Stefano, qualora il sindaco di Bari e presidente dell’Anci si defilasse dall’area dell’ex premier, per affiancare il governatore pugliese, Michele Emiliano, nella scalata al vertice del Pd o, comunque, per un’affermazione di quest’ultimo della sala di comando nazionale del partito. Fin qui le voci e le indiscrezioni. Quel che è certo, invece, è che nelle recenti nomine di governo da parte del nuovo premier Gentiloni, per i pugliesi non è cambiato nulla. Forse, affinché ci sia qualche novità bisognerà attendere gli eventi nel Pd pugliese. A cominciare da Emiliano e Decaro. Tanto per essere più chiari.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 30 Dicembre 2016