Cultura e Spettacoli

Riconquistare il senso della realtà con leggerezza

“Come definire la realtà? Ciò che tu senti, vedi, degusti o respiri non sono che impulsi elettrici interpretati dal tuo cervello.” Recita una celebre riflessione tratta dal film Matrix.Ma come può interpretare un artista di oggi il senso di una realtà tangibile, che sembra però diventare sempre più immaginifica e virtuale? Lo scopriamo visitando la mostra “Leggero” dell’artista Raffaele Fiorella, presso lo spazio Microba a Bari, a cura di Lucrezia Naglieri. Nel paesaggio digitale, nella realtà virtuale e nel video, l’autore ci proietta in un altrove possibile, un eden lontano da scenari già visti, senza coordinate, lasciando a guidarci solo una linea continua, quella dell’orizzonte. Una esposizione singolare e coinvolgente, realizzata con il prezioso supporto tecnico di Domenico Lopez,Paolo Azzella e Nicola Liso.

Da quali istanze nasce la tua arte?

“Ho iniziato come sculture e poi mi sono reinventato come artista digitale. Realizzavo sculture in cartapesta poi sono passato all’espressione virtuale. Dopo l’Accademia ho frequentato un master dedicando molto  tempo alla sperimentazione di tecniche moderne. Dopo questo periodo di sperimentazione sono ritornato alla scultura per poter capire come fondere le due cose. Sia la parte analogica che quella digitale. Così sono nate le mie prime video sculture, in cui c’è una parte fisica, che è l’oggetto costruito o trovato, e quella virtuale. Questa mostra arriva dopo un periodo di fermo in cui mi sono dedicato al teatro, realizzando  video scenografie per compagnie di Roma e locali.”

Qual è il senso di questa esposizione? 

“Ho sentito l’esigenza di elaborare un discorso legato alla riconquista dell’orizzonte, poiché questa è una mostra nata nel 2020, prima del lockdown, quando insieme ad altri artisti sono stato invitato a lavorare su concetti legati ad architetti che hanno svolto un’attività legata al territorio. A me era stato assegnato Punta Perotti. Così ho scoperto che Perotti era uno scrittore di Gioia del Colle che ha scritto tante poesie sul mare. Quindi dopo l’abbattimento ho immaginato che la città riconquistasse in qualche modo l’orizzonte perduto, acquisendo un punto di vista nuovo, diverso. Così ho immaginato che all’interno della galleria potesse esserci un orizzonte continuo pensando a cosa lo spettatore potesse vedere in una prospettiva del genere. Da lì ho portato poi il discorso sulla leggerezza: ho immaginato che al di là dell’orizzonte o sull’orizzonte stesso, potesse esserci un senso di sospensione che può dar vita a qualsiasi immaginazione possibile. Rocce, oggetti volanti privi di gravità, etc. Ho elaborato una parte grafica 3D che ho messo sotto forma di fotografia, e poi una grande proiezione di una base d’acqua con delle pietre che galleggiano verso l’alto, dove c’è l’animazione in 2D di una donna, che in qualche modo fluttua nell’ambiente. Inoltre c’è la parte delle sculture che si lega un po’ in maniera grottesca al senso del tutto: per esempio un uomo a testa in giù, o un serpente dalla testa umana…”

Cosa Lega la tua arte al grottesco?

“Mi sono occupato per molto tempo di raffigurazione grottesca, credo che questo sia legato a un aspetto della mia personalità un po’ inquieto. È come se io mi sentissi sempre fuori luogo, in qualsiasi circostanza. Ho sempre l’abitudine di sondare il terreno ogni qualvolta mi trovo in situazioni, ambienti o con persone nuove, di cercare di capire con chi ho a che fare, prima di muovermi. E questo poi emerge nella mia arte ibrida. Poi mi sembrava un po’ limitante il tipo di arte che facevo, e quindi ho cominciato ad approfondire e ad appassionarmi al mondo digitale come forma di introspezione senza limiti. Ho ricreato dunque questo scenario interattivo virtuale e visionario che isola lo spettatore e lo immette in questi ambienti in cui è possibile dare spazio alla riflessione e alla fantasia individuali.”

Pensi che con la nuova tecnologia l’artigianale stia scomparendo?

“Io credo di no. Insegnando in Accademia mi accorgo che vi sono ancora delle forti resistenze verso il digitale, specialmente da parte di chi pratica arti antiche come la pittura e la scultura. Io stesso sono nato in tempi analogici e mi sono dedicato inizialmente alla scultura. Personalmente ho trovato quello del digitale un mondo affascinante, e ciò mi ha portato a Firenze a fare dei Master proprio per apprendere le potenzialità di questi nuovi mezzi.”

Qual è dunque il punto di contatto tra la materia e il sogno?

“Personalmente quando vedo un oggetto di uso quotidiano, che per chiunque potrebbe essere una bici o un vaso, comincio a fantasticare sul cosa potrebbe diventare, a pensare a come dargli un senso mio, diciamo quasi a conferirgli una poeticità e un’anima che trascenda il senso materiale dell’oggetto. Mi affascina la possibilità di poter trasformare un oggetto in una qualsiasi altra cosa. L’idea di crearsi un proprio mondo virtuale è in definitiva il mio modo di stare al mondo, dove ci sono io da solo di fronte a me stesso, con le mie paure, i miei limiti, le mie riflessioni e sensazioni. È come creare una propria scatola bianca dentro cui posizionarsi.”

Perché oggi abbiamo bisogno di leggerezza?

“Forse, oggi come oggi, abbiamo bisogno tutti di un po’ di serenità e tranquillità, di sentirci appagati in un mondo frenetico che ci impedisce di fermarci a riflettere. Di recuperare tutti quei valori che in parte abbiamo perso e stiamo perdendo, senza farci la guerra gli uni contro gli altri”.

Rossella Cea


Pubblicato il 27 Aprile 2022

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