Rimossa finalmente la “grande schifezza” in via Piccinni
E’ calato finalmente il sipario su quella strana installazione che da alcuni anni deturpava il retro del Teatro Piccinni. Trattasi, come si ricorderà, di un enorme “serpentone” metallico che, da uno degli atri secondari del Comune, sfregiava il retro dello storico teatro, per poi confluire, interrato, in Via Cairoli, proprio nelle vicinanze di un altro ingresso secondario del Comune di Bari. Già dal 9 giugno del 2015 il nostro Quotidiano dedicò a quella “futuristica” installazione alcuni articoli, chiedendo lumi sia allo stesso Sindaco Decaro (che, ricordiamolo, è ingegnere di professione) sia a funzionari comunali, nonchè alla stessa occhiuta Soprintendenza, ricevendone in cambio, nel corso di questi anni, solo ancestrali silenzi. A metà tra “mistero buffo” e “segreto di Stato” non si è riusciti, infatti, a saperne la sua effettiva utilità, i costi e chi lo avesse commissionato. Da indiscrezioni, dopo tante insistenze, a malapena si riuscì a sapere che quella “fetecchia” probabilmente serviva come impianto di climatizzazione del teatro. Eppure l’infissione della tubatura in questione, lunga per l’intero isolato, e di grosse dimensioni, non poteva non suscitare, se non altro, curiosità ed interesse da parte degli stessi amministratori locali. Era un vero e proprio insulto che gridava vendetta nei confronti della storia urbanistica della città. Ad onor del vero, l’unico che si occupò della vicenda, a seguito dei nostri articoli, fu il consigliere di opposizione di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre: anche alle sue richieste di spiegazioni nessuno rispose. Quasi tutti gli altri amministratori invece, probabilmente, erano così indaffarati nelle varie commissioni consiliari ad inanellare gettoni di presenza a gogò da non essersi per nulla preoccupati di indagare sulla cosa. Fortunatamente proprio ieri l’obbrobrio è stato totalmente rimosso, come mostra la foto a corredo dell’articolo, facendo così tirare un sospiro di sollievo a chi, in una visione forse eccessivamente pessimistica, ha pensato per un istante che quella enorme conduttura sarebbe rimasta lì a imperitura memoria.
Piero Ferrarese
Pubblicato il 28 Marzo 2018