Cronaca

Rischio cinghiali, basta alibi e incertezze: occorre un piano per abbatterli

Una vera e propria invasione, quella dei cinghiali che oramai non attraversano solo le nostre vecchie strade provinciali, ma si aggirano affamati anche nelle periferie di Bari e province. L’escalation di danni, aggressioni e incidenti che causano purtroppo anche vittime è il risultato della incontrollata proliferazione di questi animali selvatici, mentre il numero dei cinghiali presenti in Puglia nel giro di una decina d’anni sono raddoppiati. Mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita di agricoltori e automobilisti, come osservano e denunciano inascoltate da anni associazioni di categoria e agricoltori, ma anche tanti semplici cittadini e automobilisti preoccupati. Tutti assai preoccupati per una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città. Ora scende daccapo in campo Coldiretti Puglia, per commentare l’ennesimo avvistamento di un branco di cinghiali sulla Via Ruvo a 6 km da Altamura, schivato per miracolo dagli automobilisti. “Non si tratta più solo di una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Ora non ci sono più alibi per intervenire in modo concertato tra Ministeri e Regione ed avviare un piano di abbattimento straordinario senza intralci burocratici. Le aree rurali e anche le città, vedi quanto accade nel capoluogo di regione a Bari, sono invase da cinghiali che mettono a repentaglio l’incolumità delle persone, fanno razzia nei campi con inevitabili ripercussioni anche di natura igienico-sanitaria”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “Nell’area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia è emersa l’inefficacia del sistema di cattura dei cinghiali con le gabbie – precisa il presidente Muraglia – che il presidente Tarantini ha intenzione di sostituire con il selecontrollo”, aggiunge Muraglia. Particolarmente grave e ingestibile la situazione nelle aree rurali a Grumo, Paolo del Colle, Binetto, Bitetto, Toritto, Corato, Altamura, Spinazzola, Minervino, Andria, Ruvo di Puglia e Santeramo e in Capitanata, soprattutto nell’area del Gargano dove l’habitat risulta particolarmente favorevole. E non è finita. “Si tratta di una situazione insostenibile che sta provocando l’abbandono delle aree interne da parte della popolazione, con problemi sociali, economici e ambientali. Gli imprenditori agricoli ma anche gli automobilisti, gli autotrasportatori e gli avventori occasionali, stanno segnalando con sempre maggiore frequenza i danni provocati da cinghiali e lupi che vivono e si riproducono principalmente nelle aree naturali protette ma che, inevitabilmente, sconfinano nelle aziende agricole, sulle strade limitrofe ed in prossimità dei centri abitati”, calca la mano Muraglia. Sono enormi i danni causati dalla fauna selvatica. I cinghiali distruggono le coltivazioni e attaccano gli uomini e gli animali allevati – denuncia ancora Coldiretti – come anche i lupi e i cani inselvatichiti, gli storni azzerano la produzione di olive e distruggono le piazzole, le lepri divorano letteralmente interi campi di ortaggi, per un danno totale pari ad oltre 11 milioni di euro. La norma regionale sul ReD (reddito di dignità) potrebbe essere utilizzata per Coldiretti/Puglia a pianificare un’attività di guardiania e sicurezza rurale, mentre al contempo andrebbe data piena attuazione alla legge regionale che stabilisce termini e modalità per gli indennizzi a beneficio di agricoltori e allevatori che subiscono danni da fauna selvatica.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 4 Ottobre 2019

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