“Rispecchiati”, tra luce e consapevolezza l’arte e la donna di Aurora Maletik
La pugliese di origine croata in mostra presso le Scuderie Aldobrandini a Frascati


Le sue fotografie suscitano un profondo senso di armonia mnesica e di ricerca di quella sacralità insita nell’animo femminile che sembra riflettersi sull’ambiente circostante, raccontando della donna e del suo mondo intimo. Da cosa nasce la sua ricerca?
“Sono nata a Gravina in Puglia, e fin da bambina amavo con le mie coetanee allestire una sorta di scenografia o di ambientazione fatta anche di travestimenti, per esempio sottane o abiti rubati alle mamme, oggetti appartenuti alle nonne, per ricreare questi set dell’immaginario. Ho sempre avuto questa mia dimensione creativa e questo amore per le immagini che raccontano, per la fotografia, l’arte e il cinema.”
La donna sembra essere protagonista indiscussa della sua poetica. Quali sono le sue caratteristiche?

Nelle sue fotografie colpisce la presenza del paesaggio, che spesso appare come riflesso interiore. Che legame ha con i paesaggi della sua terra?
“Spesso per me il paesaggio ha un ruolo fondamentale, perché lo identifico come luogo dell’anima, piuttosto che come luogo di appartenenza specifica. Ciò nonostante sono innamorata della mia terra, di quei pomeriggi interminabili nella natura, della pace assolata delle Murge o della potenzialità evocativa dei sassi di Matera, per esempio.”
Un altro elemento che mi sembra importante notare nella sua fotografia riguarda l’uso della luce, che nelle sue opere sembra provenire dall’interno piuttosto che dall’esterno…
“Volendo uscire dal solito cliché che lega il fotografo alla luce, posso senz’altro dire che il suo utilizzo è fondamentale nell’esprimere quel senso di sacralità con cui si dovrebbe rappresentare e illuminare qualsiasi individuo. Siamo fatti di luce, parti di stelle e del divino, ed è bello illuminare la bellezza insita in un essere umano nel momento in cui prende consapevolezza di essa, al di là dei limiti e degli stereotipi imposti. La luce, quindi, nelle mie opere avvolge, riscalda, riflette, illumina e valorizza gli elementi della fotografia.”
Cosa pensa della fotografia analogica e di quella digitale? Ci sono tecniche particolari che predilige?
“Ormai con l’uso del digitale la tecnica ha perso sempre di più la sua importanza. Spesso mi capita di vedere foto tecnicamente perfette, ma che non hanno anima e che non riescono a trasmettere nulla. Per quanto mi riguarda non utilizzo mai Photoshop e studio a lungo i luoghi di ambientazione delle mie fotografie, profondità, prospettiva e taglio, oltre a dare molta importanza ai soggetti. I miei modelli sono Newton, Cartier Bresson e il cinema francese.”
Come sceglie le sue modelle?
“Con molta cura, come tutto il resto, spesso mi capita di incontrare persone di cui riesco a percepire l’energia e la storia, che mi trasmettono quel qualcosa di particolare. Spesso mi è capitato che donne che avevo scelto come modelle si lasciassero trasportare dalle emozioni fin quasi alle lacrime sul set fotografico, fino a confidarmi questioni intime e personali, lasciandosi coinvolgere emotivamente da ciò che stavano rappresentando in quel momento. Questo è molto bello, perché credo fermamente nel valore terapeutico dell’arte. L’arte ha il potere di salvarci, specialmente oggi, in un mondo che sta progressivamente perdendo la sua spiritualità. L’unione tra donne è in grado di generare una forza immensa. Dovremmo sempre ricordarcelo.”
Rossella Cea
Pubblicato il 2 Ottobre 2024


