Cultura e Spettacoli

Rosa vera, rosa falsa…

‘Stammlager, l’incubo della memoria’ (Suma Editore, 2018), un ampio studio di Vitoronzo Pastore sulle vicissitudini degli internati militari italiani durante l’ultima guerra, raccoglie numerose testimonianze di soldati pugliesi. Al di là della cronaca di stenti e umiliazioni di cui la memoria deve restare viva, queste testimonianze si rivelano preziose anche per il fatto di gettare uno sguardo su come nei periodi di massima necessità credenze antiche ritrovano vigore. Prendiamo il caso di Pietro Calisi, un bracciante di Casamassima che allo scoppio della guerra sposa Nina, una compaesana. Nel 1941ottiene  una breve licenza per vedere Raffaele, il primogenito. Poi torna al fronte e non dà più notizie di sé. – All’8 settembre sarà catturato dai Tedeschi in Montenegro e internato in un campo di lavoro. Durante tutto l’internamento non avrà modo di comunicare con la famiglia. Con la liberazione del campo ad opera degli Alleati finalmente Pietro può far ritorno in Italia) – Disperata, Nina si reca a Bari a interrogare un’indovina la quale nei tarocchi vede un carro funebre “trainato da cavalli neri”. Nina dunque si rassegni, il marito è morto in guerra e il suo corpo non verrà mai ritrovato. Ma la povera signora non si rassegna all’idea d’essere vedova e interroga un secondo oracolo. E qui la faccenda assume una piega particolarmente interessante. La  testimonianza raccolta da Pastore parla del fatto che “girava tra le donne del paese una rosa che sembrava di legno.. si diceva avesse il potere di aprirsi e chiudersi se interrogata costantemente da qualcuno e anche di mandare segnali visibili come risposta alle domande”. Di quale ‘rosa’ può trattarsi? Pastore ipotizza un esemplare di Rosa di Gerico. Conosciuta come Rosa di Gerico o anche di Fatima, l’Anastatica hierochuntica’ è una pianta il cui ciclo vitale si spegne all’inizio della stagione secca, quando la pianta disidratandosi ripiega i rami in una massa sferoidale compatta e asciutta. Questo… rigor mortis serve a proteggerne i semi, i quali, una volta dispersi dalla pioggia, germogliano rapidamente e danno vita a una nuova generazione. Le caratteristiche dell’Anastatica hierochuntica non rispondono a quella della…  rosa di Casamassima. Tuttavia, forse non siamo lontano dal vero, giacché esiste un’altra pianta che per alcune caratteristiche si avvicina all’Anastatica hierochuntica mentre per altre se ne discosta sensibilmente. Anche la Selaginella lepidophylla, nota come Pianta della Resurrezione o Falsa Rosa di Gerico, si riduce ad un pugno quando si disidrata. Ma ciò non la conduce alla morte, poiché le basta – anche a distanza di molti mesi – un leggero rialzo del tasso di umidità dell’aria per tornare a vivere. Tale capacità assume carattere spettacolare se questa felce viene reidrata artificialmente. Si pensi a una selaginella ridotta ad una pallottola così asciutta e compatta da dare l’idea del legno che venga posata in piatto e innaffiata con mezzo bicchiere d’acqua. L’effetto è sorprendente : in meno di mezz’ora la pianta si è aperta totalmente e ha quadruplicato il volume d’origine… Facile a queste condizione che povera gente, e in un contesto psicologico collettivo di estrema vulnerabilità come quello scatenato da una guerra, veda del miracoloso in un comune meccanismo vegetale e che allo stesso meccanismo colleghi potenzialità divinatorie. Chissà. Ma torniamo a Nina. Dopo giorni d’intensa preghiera la pianta comincia a ‘reagire’ spontaneamente (forse siamo in autunno, l’aria si sta facendo umida e la pianta ha ritrovato nutrimento) E’ un ‘segnale’. Istintivamente la donna getta uno sguardo per strada : Un cane randagio sta attraversando la strada e un uomo, appena sceso da un autobus, si sta dirigendo nella sua direzione mentre dalla stazione viene il fischio di un treno… Nina ha improvvisamente paura, chiude la sporta, la spranga ; il cuore le batte impazzito. Non sa che Pietro è viaggio, che sta per arrivare. Finalmente il 26 dicembre alla stazione di Bari, da un convoglio che viene da nord, scende un uomo smagrito e coperto di stracci. E’ Pietro. Il reduce vorrebbe ripartire subito per Casamassima, ma è stremato, non vuole presentarsi in famiglia in quelle condizioni. Va a bussare a casa dei cognati, che lo accolgono come un miracolato. L’indomani i parenti raggiungono Casamassima, informano Nina, la portano a Bari insieme al bambino. Finalmente la famiglia può ricongiungersi “dopo cinque interminabili anni di lontananza e di silenzi”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 30 Gennaio 2018

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