Rotola Macbeth tra vino e sangue
Un golpista dei giorni nostri non prenderebbe il potere con modalità differenti da quelle adottate da Macbeth a danno di Duncan, re di Scozia. Si pensi a quegli staterelli da terzo mondo dove un bambino su due nasce morto e dove eserciti ferocissimi dispongono di armi costosissime. Da quelle parti i colpi di stato s’improvvisano con leggerezza da tossici. Per esempio, i fumi non ancora svaniti di un festino appena consumato possono diventare propedeutici – in presenza di una favorevole combinazione della Sorte – a proponimenti sanguinosi. Andrea de Rosa immagina il maturare della fatale decisione di un Macbeth dell’era globale al termine di una cena in piedi tra radical chic. Nel ritrovato silenzio di un salottino il padrone di casa, ancora sotto l’effetto dell’alcool, acconsente di assecondare il temerario disegno della sua innominata e malefica Lady con la stessa stanca contentezza con cui un uomo, cedendo alle insistenze della propria compagna, le fa dono di una settimana bianca, una pelliccia o una crociera. In un clima siffatto le tre famose streghe si riducono ad altrettante inquietanti bambole made in China che, immobili e affiancate su un divano vuoto, parlano e vaticinano con esiti grotteschi. A chiudere il salottino è una parete a vetri oltre cui il mondo sfuma nel buio, nel nulla. Il micro ambiente, allora, diviene metafora della condizione claustrofobica del pensiero di un uomo che, entrato in una situazione di non ritorno, non può che giocare al rialzo sino alla tragica e prevedibile fine delle cose. Applausi non proprio vibranti, mercoledì scorso, dalla platea del Royal per questo allestimento di Fondazione Teatro Stabile Torino / Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni. Andrea De Rosa costruisce un racconto efferato, greve ai limiti del grand guignol, del quale il ridere è colonna sonora. Un ridere inizialmente avvinazzato e balordo che poco alla volta evolve prima in ghigno incarognito, infine in un’espressione amara e sempre più silenziosa a misura che la vicenda s’avvia al suo inevitabile, catastrofico epilogo. Il molto atteso Giuseppe Battiston è un Macbeth corpulento e sufficientemente carismatico. Convince di più Frédérique Loliée (la truce Lady), cui la cadenza tagliente esalta una credibile cattiveria. Completano il cast : Ivan Alovisio, Merco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana e Gennaro di Colandrea. – Prossimo appuntamento con la stagione di prosa del Teatro Piccinni, venerdì 7 dicembre (repliche sino al 9) con ‘Infinita’, di e con Bjorn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schuler e Michael Vogel.
Italo Interesse
Pubblicato il 1 Dicembre 2012