Rubare rame, facile e redditizio
Continuano i vigliacchi a rubare rame. L’ultimo ‘colpo’ in Puglia risale a tre giorni fa. Il furto, a danno delle Ferrovie del Sud Est, ha avuto per oggetti i cavi che scorrono in parallelo alla strada ferrata nel tratto Casamassima Adelfia. Incastrandosi fra le ruote del convoglio, alcuni monconi di questi cavi hanno fatto scattare il freno automatico. Il treno si è così fermato in aperta campagna e siccome il regolamento ferroviario parla chiaro (i passeggeri possono salire e scendere solo in stazione) a quella quindicina di viaggiatori è stato impedito di scendere dalle vetture. Proteste inutili e porte chiuse per un paio d’ore prima dell’arrivo di un bus sostitutivo. E se tutto fosse avvenuto d’estate a vetture cariche come carri bestiame?… Dovessero tutti i viaggiatori danneggiati da questi episodi invocare i propri diritti si arriverebbe a cifre a molti zeri. Ma un poco per consolidata rassegnazione, un poco per ragionevole sfiducia nei tempi della Giustizia, nessuno dà procura al proprio avvocato. Resta il danno di un disservizio che nel suo piccolo contribuisce ad arroventare il clima sociale e, indirettamente, a nuocere ad un sistema economico prossimo al collasso. Quanto è successo a quel tratto di ferrovia pugliese è fenomeno assai più frequente in altre regioni ; maggiormente danneggiate sono Piemonte, Lazio e Campania, mentre le linee colpite di preferenza sono la Torino-Milano, Torino-Pinerolo, Caserta-Napoli, Roma-Formia, Roma-Cassino e quella dell’alta velocità Roma-Napoli. Il fenomeno non è solo italiano. La Polonia sta peggio di tutti. In questa mesta graduatoria la segue la Germania, dove il numero dei furti di ‘oro rosso’ si è quintuplicato. Messa male è anche l’Austria, soprattutto alla frontiera con l’Ungheria (in generale, i manigoldi dell’Est sono ben più attivi dei loro ‘colleghi’ dell’Ovest). Le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma è molto difficile beccare gente che agisce di notte, che si muove a piedi lungo una linea ferroviaria di oltre sedicimila chilometri e che nessuna gazzella dei Carabinieri può pattugliare. Al ladro basta una tronchese, uno zainetto e un quarto d’ora di tempo per tirar su una quarantina di chili di materiale (ricavato medio, 300 euro) ; a queste condizioni non spaventa nessuno l’idea di una condanna che può arrivare anche a otto anni. Stante questa difficoltà di cogliere i ladri in flagranza di reato, la Polfer cerca di risolvere il problema a monte, ovvero contrasta il fenomeno del riciclaggio del rame controllando fonderie e depositi di materiali ferrosi. Attenzione però, il rame di provenienza sospetta, una volta sequestrato, viene affidato in custodia giudiziale all’Autorità Ferroviaria che deve tenerlo in deposito sino al termine del processo penale. E siccome questi depositi sono mal o affatto vigilati, c’è il rischio della beffa di un ulteriore furto…
Italo Interesse
Pubblicato il 6 Novembre 2014