Cultura e Spettacoli

Sabbia e ignominia, una fissa britannica

Lo scorso anno Suma Editore ha pubblicato ‘Dietro il filo spinato’, un interessante libro del nostro Vitoronzo Pastore nel quale sono raccolti numerosi documenti relativi a soldati pugliesi che durante l’ultima guerra patirono l’internamento ad opera degli ex alleati tedeschi o degli anglo americani. Fra le tante testimonianze scegliamo quella di Pietro Berardino, un soldato di Casamassima che, chiamato alle armi nel 1939, soltanto nel dicembre del 1946 fu congedato. Fatto prigioniero dai Britannici, verso la fine del 1941, venne internato nel campo di Zonderwater, in Sudafrica. Qui il povero giovane cercava di avere cura delle poche e povere cose che possedeva. Disponendo di una sola camicia, la lavava tutti i giorni, mettendola ad asciugare su un tirante sospeso fra due tende. Un volta il gesto non piacque a un ufficiale inglese, che nella sua lingua apostrofò pesantemente il povero italiano. Avendo imparato a masticare un po’ di inglese, Pietro capì che l’altro gli aveva dato dell’italiano “di merda”. Reagì e il malcapitato ufficiale ebbe la peggio. Il Comandante del Campo, allora, condannò Berardino a trenta giorni di ‘tenda rossa’, una tenda utilizzata come prigione e chiamata così per via del colore della stoffa. Ogni mattina veniva punito con una doccia fredda della durata di circa mezz’ora. Subito dopo era obbligato per quattro cinque ore a fare la spola fra due cumuli di sabbia ogni volta riempiendo e vuotando una carriola. Neanche al momento del pasto c’era pace, correndogli l’obbligo di consumare il rancio saltellando “sullo stesso posto”. Dopo una settimana, Pietro Berardino cominciò ad accusare forti dolori alle orecchie. Poiché la doccia fredda mattutina gli aveva procurato un otite purulenta bilaterale, i suoi aguzzini dovettero sospendere la tortura e ricoverare l’internato presso l’ospedale di Durban. Una volta dimesso, si vide ‘condonati’ i restanti giorni di ‘tenda rossa’. Il racconto del nostro soldato ci porta alla mente un film diretto da Sidney Lumet nel 1965 ed ispirato a fatti realmente accaduti durante la seconda guerra mondiale. In ‘La collina del disonore’ (pellicola che vede tra i protagonisti anche Sean Connery) si narra la storia di cinque militari britannici accusati di reati che vanno dal furto alla rissa, dalla diserzione all’insubordinazione e perciò internati in un campo di  ‘rieducazione’. In questo campo, collocato nel deserto nord africano, gli internati erano costretti a salire e scendere ripetutamente lungo una ripida piramide sabbiosa artificiale. Eseguito sotto il caldo mortale, l’esercizio aveva l’unico obbiettivo di fiaccare gli animi, umiliandoli. Di qui il titolo del film. Insomma, mettendo assieme le cose, sabbia e ignominia, una fissa britannica.

Italo Interesse


Pubblicato il 10 Ottobre 2012

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