Cultura e Spettacoli

Salute del corpo, salute della mente

Centottanquattro anni fa, a Castellana Grotte, nasceva Andrea Angiulli, pedagogista e filosofo. A lui nel 1906 venne intitolato il Ricreatorio Festivo, che sei anni dopo evolse in Società Ginnastica Angiulli, una delle più gloriose realtà sportive di Bari. Il motivo dell’intitolazione e quindi dell’abbinamento sport-pensiero sta nel fatto che il pensiero pedagogico di Angiulli era in sintonia con una celebre locuzione latina : “Mens sana in corpore sano”. Queste cinque parole costituiscono parte del verso 356 della Satira X di Decimo Giunio Giovenale : “Orandum est ut sit mens sana in corpore sano” (Bisogna pregare affinché ci sia una mente sana in un corpo sano). Questa Satira tocca il tema della vanità dei principali valori che stanno a cuore all’uomo comune : ricchezza e fama. L’uomo saggio, invece, ambisce ad ben altro : la salute dell’animo e quella del corpo. Esse dovrebbero essere le uniche richieste da rivolgere alla divinità che, sottolinea il poeta, sa di cosa l’uomo ha bisogno più dell’uomo stesso. La locuzione viene oggi intesa in questi termini : l’attività sportiva è propedeutica all’equilibrio psicofisico. Alcuni vogliono però che Giovenale, quando parlava di salute del corpo, non si riferisse all’attività sportiva, da cui prendeva le distanze vedendo in essa un pretesto tutto romano per valorizzare l’oppressione a danno dei più deboli attraverso l’addestramento militare o una scappatoia, questa volta tutta greca, verso non-valori come l’agonismo finalizzato alla gloria. Se l’osservazione è pertinente, allora Giovenale per salute del corpo intendeva il tenersi lontano dalla crapula, dagli eccessi del vino, dai luoghi malsani e dalla lussuria. Lo fanno credere i versi di altre tre Satire. A proposito di lussuria, nella Satira VII Giovenale – il quale non fa mistero della propria avversione verso l’omosessualità, che nella Roma del suo tempo era dilagante quanto sfacciata – se la prende con l’imperatore Adriano e il suo pubblico amante, il bellissimo Antinoo (sembra che tanta audacia, sfiorando il reato di lesa maestà, costò al poeta l’esilio in Egitto). Restando in tema, nella Satira IX Giovenale dipinge – negativamente – la figura di Nevolo, un gigolò che si guadagna da vivere soddisfacendo l’appetito dei ricchi patrizi e, all’occorrenza, delle loro matrone e che, ipocritamente, si lamenta degli sbalzi d’umore dei suo ‘padroni’. Venendo agli stravizi da tavola, nella Satira XI Giovenale invita l’amico Persico ad una cena in una sua casa di campagna e lo mette in guardia :  Non si aspetti “cibi lussuosi o sfarzo rovinoso”, bensì “cibi sani, freschi e gustosi” e poi “un bel bagno di sole” e un salto alle “rustiche terme”, “piaceri da godere con moderazione”… Insomma, solo un corpo ‘rispettato’ è tabernacolo di saggezza. – Nell’immagine, ‘I lottatori’, scultura di Aroldo Bellini ; Roma, Stadio dei Marmi.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Febbraio 2021

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