Salvatore Giuliano, lo spionaggio in Puglia
Tre anni fa si è spento a Partinico, nel palermitano, Giuseppe Cassarrubea, uno studioso che si è occupato di storia contemporanea siciliana e, particolarmente, dell’intreccio mafia-fascismo-servizi segreti. Inevitabile che Cassarrubea si occupasse anche di Salvatore Giuliano, questa figura controversa e ancora avvolta nel mistero. In che modo avvenne che questo volgare bandito da strada evolvesse nel braccio armato di una potente organizzazione (il movimento indipendentista siciliano) dietro cui si celavano i servizi segreti USA? Molte ricostruzioni sono state avanzate. Quella del Prof. Giuseppe Casarrubea è particolarmente intrigante per il fatto, tra l’altro, di segnalare l’affatto nota presenza di Salvatore Giuliano in Puglia verso la fine del 1943. In quei giorni convulsi, in fuga dalla Sicilia dopo aver assassinato alcuni Carabinieri, Giuliano trova rifugio a Cosenza presso il principe Valerio Pignatelli, agente della RSI e responsabile di una rete di spionaggio diffusa in tutto il Mezzogiorno controllato dagli Alleati. Arruolato dal Pignatelli, Giuliano all’inizio del ’44 è in missione a Taranto, dove si arruola nelle Marine Units per spiarne le attività (le Marine Units erano composte da elementi della X Mas che all’indomani dell’Armistizio si erano schierate con Badoglio ; Giuliano doveva raccogliere informazioni sulle attività navali degli Alleati a sud). Nella città ionica Giuliano, evidentemente, si mette in buona luce perché a marzo viene raggiunto da due emissari di Junio Valerio Borghese, i marò Rodolfo Ceccacci e Aldo Bertucci i quali hanno il compito di trasferire il ‘picciotto’ nella più vicina base della X Mas dove verrà addestrato alla guerriglia. Dopo aver fatto tappa a Napoli, centrale del neofascismo clandestino meridionale, i tre varcano via mare la linea Gustav e a maggio raggiungono la loro destinazione : Penne, in Abruzzo. Terminato l’addestramento, a giugno, dopo la liberazione di Roma, Giuliano varca nuovamente la linea Gustav per raggiungere Montelepre, dove, fornito di larghi mezzi, riceve il compito di costituire un gruppo armato il cui obiettivo è svolgere azioni di sabotaggio e terrorismo a danno dell’occupante angloamericano. Il primo clamoroso gesto consiste nel far evadere numerosi parenti dalla prigione di Monreale insieme ad altri detenuti che andranno a costituire il primo nucleo della banda. Ma la banda smarrisce presto la sua vocazione ‘politica’ e si dedica sistematicamente a rapine ed estorsioni. Il ‘talento’ criminale di Giuliano non sfugge tuttavia agli indipendentisti i quali pensano bene di accaparrarsi quest’uomo e farne il loro braccio armato… Torniamo adesso a Taranto : Cosa ci dimostra la presenza di Giuliano nella città dei due mari ? Esiste un rapporto stilato dal Colonnello Hill Dillon, capo del CIC (Counter Intelligence Corps) per l’Italia Liberata, che riguarda il bandito. Nell’incartamento si legge : “Il seguente nominativo corrisponde a quello di un agente nemico : Giuliani (con questo nome il criminale si era arruolato – ndr), secondo capo, Reparto Sommozzatori, età 28 ani, altezza m 1,65, capelli scuri, occhi neri, fisico robusto. Era di stanza a Taranto nei ranghi della decima Flottiglia Mas. Si è poi recato a Napoli e nell’aprile ’44 ha fatto ritorno alla RSI”.
Italo Interesse
Pubblicato il 13 Gennaio 2018