Cultura e Spettacoli

Samir la tigre, l’ennesimo ‘caduto’

Si arriverà al riconoscimento dell’Animale Ignoto ? La considerazione nasce dalla recente e misteriosa morte di Samir, la tigre che ai primi di luglio aveva sbranato il suo avventatissimo ‘padrone’ nello zoo-lager di Pinerolo (Torino). Com’è noto, all’indomani del fattaccio, il felino era stato trasferito allo zoo safari di Fasano nell’idea che il mutamento d’habitat potesse giovargli in maniera più salutare di quanto possano in questi casi potenti sedativi. Samir è stata ritrovata morta la settimana scorsa dai rangers del Parco pugliese. In un asciutto comunicato la Direzione della struttura si è limitata a parlare di “morte per cause naturali”, specificando che lo stato di Samir era “sufficientemente buono” e che pur manifestando “una certa apatia e pigrizia” questo maschio dell’età di sette anni “andava d’accordo” con Tara, un esemplare femmina con la quale conviveva all’interno di un apposito recinto. Segni che possano far pensare a maltrattamenti o ad un atto di soppressione non sono stati rinvenuti, ma ciò non tranquillizza gli animalisti. Sicché l’Aidaa ha già presentato un esposto alla Procura di Brindisi. Attendiamo l’esito di grevi perizie necroscopiche. Intanto domandiamoci una volta di più se è giusto che una tigre debba vivere in uno zoo o dare spettacolo in un circo mentre il suo ambiente naturale si assottiglia giorno dopo giorno sotto i colpi di un’antropizzazione dissennata mentre bracconieri… Non è giusto. E checché ne dicano interessati sostenitori dell’industria medica, farmacologica e cosmetica, non è nemmeno giusto sottoporre cani, gatti e topi a esperimenti crudeli. Osando di più si può mettere in discussione quel passo della Genesi che riconosce il dominio dell’uomo su pesci, uccelli e “ogni animale che si muove sulla terra”.  Certo, la legge della natura è quella che è, ma come accettare il colore algido dell’industria della pesca o della carne da macello? Da cinquemila anni premiamo come un limone il mondo animale dando per scontato che dopo averci riempito la pancia, esso debba anche riempirci le tasche. Il tutto a fronte d’alcuna gratitudine (e non lasciamoci  fuorviare dai cimiteri per gli animali, le successioni ereditarie in favore dei gatti e il prodigarsi degli animalisti). Ora non siamo qui a invocare una Piazza del Tonno, un Corso della Gallina Padovana o un Viale del Criceto, né l’intitolazione di un Aeroporto al Gatto d’Angola o di un Ospedale al Falco Pellegrino. Però, se strade e stradine vengono intitolate a tanti gaglioffi che si sono distinti nell’imprenditoria o nella politica, si potrebbe intitolare un vicoletto a tutte gli animali del cielo, del mare e della terra. Allo stesso modo in cui esiste dappertutto una via dedicata a chi perse la vita in guerra o sul lavoro, non danneggerebbe alcuno una viuzza dedicata a miliardi e miliardi di forme di vita animale passate per padelle, teatrini anatomici, circhi, zoo, capannoni industriali… Un popolo di ‘caduti’, quasi tutti rimasti senza nome.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 30 Luglio 2013

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