Cultura e Spettacoli

Sampietrini sì, radiazioni no

Per San Nicola, promette Marco Lacarra, Assessore ai lavori pubblici del Comune di Bari, tutti i ‘sampietrini’ che circondano la Basilica saranno al loro posto. Un promessa che, se mantenuta, consentirà di far dimenticare i disagi patiti dai pellegrini lo scorso anno, quando l’area che avvolgeva il tempio era un solo cantiere. Sampietrini al loro posto, dunque. Ma che sono ‘sti sampietrini? E’ questo il nome dei cubetti di basalto una volta assai impiegati per pavimentare le strade principali e le piazze. Sembra che la prima area pubblica ad essere lastricata così sia stata Piazza San Pietro (da cui il nome). L’iniziativa fu di Monsignor Ludovico Sergardi, prefetto ed economo del Vaticano, dopo aver valutato le condizioni in cui versava il selciato di Piazza San Pietro, e dove la carrozza di Benedetto XIII (il papa nato a Gravina di Puglia) aveva rischiato di ribaltarsi. I sampietrini non vanno confusi con i ‘bolognini’, che sono in porfido e sono cementati con catrame.  I sampietrini sono solo posati su un letto di sabbia o pozzolana ; ciò conferisce al pavé così ottenuto grandi elasticità, capacità di coesione e adattamento al fondo stradale. Questo tipo di pavimentazione presenta anche il vantaggio di far ‘respirare’ la sede stradale grazie agli spazi tra un cubetto e l’altro. Potendosi adattare ad ogni irregolarità del fondo stradale e risultando resistentissima, la pavimentazione a sampietrini ha sempre avuto grande successo ; almeno fino a quando il trasporto su gomma non ha preso il sopravvento. Per quanto bello a vedersi, questo tipo di pavé non offre la stessa uniformità che assicura l’asfalto, con la pioggia si rivela piuttosto viscido e sotto le ruote dei mezzi pesanti particolarmente rumoroso. Questi i motivi per i quali dappertutto ogni tipo di pavé (a basalto, a porfido o a selce) è stato nel tempo sommerso da una distesa di asfalto. Una volta anche Bari presentava larghi tratti lastricati così. Ancora oggi, quando l’asfalto si spacca o si consuma, nei sottovia di Duca degli Abruzzi o di via Sella emergono i famosi cubetti. Mentre in via Melo e via Piccini ad emergere sono larghi blocchi di pietra lavica. Era la Bari delle carrozze. Di quell’altra Bari che fu, resta qualche traccia nella città vecchia, almeno là dove discutibili interventi restaurativi non hanno fatto piazza pulita di chianche e chianconi, le note lastre in calcare locale. Chiudiamo con  l’ultima (speriamo bufala) che viene dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio e per la quale Roma sarebbe più radioattiva di Tokio a causa del radon sprigionato dai sampietrini (che nella città eterna abbondano). Gli dà ragione Giorgio Prinzi, segretario del Comitato Italiano Rilancio Nucleare il quale afferma  che “i sampietrini contengono torio, con valori di circa 800 Rem. E nelle catacombe di Priscilla, sempre a Roma si arriva a 4800 Rem…” Mah!
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Pubblicato il 30 Aprile 2011

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