Cultura e Spettacoli

San Giuseppe, il “fattaccio” di Giovinazzo

Nato a Copertino nel 1603, Giuseppe Maria Desa fu proclamato Santo da Papa Clemente XIII nel 1767. La fama di San Giuseppe da Copertino è legata al fatto di levitare durante i momenti di estasi. Tale peculiarità gli procurò anche molti problemi. Dopo la prima levitazione, avvenuta la mattina del 4 ottobre 1630, la fama  del giovane sacerdote (che apparteneva all’ordine dei Frati Minori Conventuali) si estese a tutto il Regno di Napoli. Allora, padre Antonio da Santo Mauro, ministro provinciale dei Minori Conventuali, abusando del candore del confratello e col pretesto di fortificare la fede nel popolo, si misero a portarsi dietro Giuseppe per ‘esibirlo’ là dove predicava. Lo sconcio ebbe termine nel giugno del 1636, a Giovinazzo ; a tale proposito, nel suo  ‘Il caso S. Giuseppe di Copertino’, Goffredo Sebasti parla di “fattaccio di Giovinazzo”. Cosa accadde nella cittadina pugliese? Durante la celebrazione della messa i fedeli erano tutti in attesa del promesso miracolo, ma invano. ‘Sollecitato’ dal padre guardiano Diego da Cindario, Giuseppe lanciò un urlo e venne colto da convulsioni. Ma una volta ricoverato nel più vicino posto di soccorso, un monastero di monache di clausura, Giuseppe si illuminò in viso e lanciato un altro grido, s’irrigidì. Le monache, sgomente, lo videro saltare in un colpo solo e stando in ginocchio i tre gradini che lo separavano dall’altare e là davanti rimanere immobile, in estasi. Il fatto giunse alle orecchie dell’Inquisizione  che aprì un procedimento. Per allontanare ogni sospetto diabolico, i Domenicani ordinarono a Giuseppe di celebrare una messa a porte chiuse. Durante la celebrazione il giovane, cacciato il solito grido cominciò a sollevarsi da terra. Turbato e incerto sul da farsi, il Santo Uffizio rimise l’incartamento al Santo Padre. Giuseppe partì per Roma per vedersela con Urbano VIII. Ma il Pontefice non si occupò della faccenda, limitandosi a presenziare alla cerimonia di assoluzione. Il 18 febbraio 1639 venne stabilito che frate Giuseppe non poteva essere tacciato di “ostentazione di santità” e nemmeno di “abuso della credulità popolare”. L’assoluzione, tuttavia, gli lasciò addosso come l’ombra del sospetto perché, partito da Roma, egli dovette recarsi ad Assisi dove, dietro ‘admonitio’, rimase in “segregazione precauzionale”. Di lì, dopo quattordici anni di preghiera (e altre levitazioni), sempre in modo coatto, andò a ritirarsi a Osimo, dove morì nel 1663. Nella cripta della Basilica che poi gli fu dedicata, il corpo imbalsamato del Santo riposa in una teca di cristallo che sculture angeliche tendono sollevato da terra. Levitatio post mortem…

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 15 Marzo 2013

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