…San Giuseppe non è soltanto zeppola
Fino al 1976 il 19 marzo era segnato in rosso sui calendari, essendo considerato giorno festivo. Ma con la legge n° 54 del 5 marzo 1977 la Festa del Papà è stata ridimensionata a sola ricorrenza civile ; non così nel Canton Ticino (Svizzera italiana). Nel 2008 fu presentato un disegno di legge volto al ripristino di questa festività insieme ad altre precedentemente soppresse : Ascensione, Corpus Domini, Santi Pietro e Paolo e il Lunedì di Pentecoste. Se ne fece nulla. La festa del 19 marzo appare per la prima volta nell’anno 800 in un martirologio gallicano scritto da Rheinau, in cui il Santo è chiamato Ioseph sponsus Mariae (“Giuseppe sposo di Maria”). La scelta di questa data, fissata sei giorni prima dell’’Annunciazione, è probabilmente dovuta a una confusione con il nome di un martire di Antiochia chiamato Giuseppe o Giosippo, già celebrato il 19 marzo. Oltre che in Italia, è oggi Festa del papà in Andorra, Bolivia, Spagna, Honduras, Liechtenstein, Portogallo, Canton Ticino e Vaticano. Negli altri paesi la data è compresa tra il 6 gennaio (Serbia) e la seconda domenica di agosto (Brasile). Oggi è il giorno della zeppola, questo dolce tipico della tradizione campana e la cui prima ricetta scritta risale al Trattato di cucina napoletana che Ippolito Cavalcanti diede alle stampe nel 1837. Si può dire però che ogni regione, specie del Mezzogiorno, abbia la sua zeppola. Quella pugliese viene fritta nello strutto, sebbene negli ultimi anni si sia affermato l’uso di friggere la pasta della zeppola anche in olio d’oliva e decorarla con amarene sciroppate su un piccolo letto di crema pasticcera. San Giuseppe, però, non vuol dire solo zeppola. Nel nord dell’Italia, in particolare in Lombardia, San Giuseppe vuol dire tortelli, che sono piccoli dolci simili a castagnole. In Emilia, largo alle raviole, ovvero fagottini di pasta frolla a forma di mezzaluna, ripieni di marmellata (di solito di mele cotogne o di prugne) ; una più recente scuola di pensiero le vuole ripiene anche di crema al cioccolato o alle nocciole. Nel reggiano si degustano le polpette di cardi. Nel Lazio e soprattutto a Roma trionfa il maritozzo salato farcito di panna montata. In Sicilia si esagera : ai carciofi ripieni si abbinano la sfincia (pasta fritta nello strutto e ricoperta di ricotta di pecora, canditi e pezzetti di cioccolata) e il pane di San Giuseppe o pane votivo di Salemi, consistente in un’artistica forma di pane sulla cui crosta sono raffigurati fiori, frutta, animali e richiami religiosi. Altrove sono di tradizione il baccalà fritto e la pasta con i ceci. In quanto archetipo del padre, San Giuseppe è considerato nella tradizione popolare il protettore diorfani, giovani nubili e indigenti. In accordo con ciò, in alcune zone della Sicilia, il 19 marzo è tradizione invitare i poveri a pranzo. In altre aree la ricorrenza coincide con la festa di fine inverno : come rito propiziatorio, si brucia l’incolto sui campi da lavorare e sulle piazze si accendono falò da superare con un balzo.
Italo Interesse
Pubblicato il 19 Marzo 2022