Cronaca

San Paolo, come cancellare un sito antichissimo tra cani, cantieri e pannelli fotovoltaici…

Punto di partenza, Contrada Misciano, già seconda circoscrizione “San Paolo-Stanic-Villaggio del Lavoratore” dov’era fino a un paio di anni or sono in fase di costruzione -…e poi ultimazione – il canile municipale e dove lo sbancamento per i lavori ha praticamente distrutto nell’indifferenza generale ogni traccia d’un sito neolitico di notevolissimo valore storico-archeologico. E’ proprio per questo che l’ex consigliere circoscrizionale Nicola De Toma ha denunciato e chiesto ad autorità giudiziaria, carabinieri e soprintendenza d’intervenire perché si provvedesse all’inibizione o sospensione degli interventi, chiudendo il relativo cantiere. Ma in fretta, metteva nero su bianco De Toma, che ha vergato la sua nota già da fine settembre 2011, informando le autorità competenti ancora prima dell’estate, ma finora senza che alcuno abbia mosso un dito. “Si chiede di prendere con urgenza ad applicare tutte le norme di protezione e conservazione”, scriveva inutilmente nell’esposto–denuncia il consigliere di quartiere, che aveva iniziato a fine agosto la sua battaglia per proteggere la zona archeologica che sta scomparendo di giorno in giorno sotto i colpi delle ruspe. Tutto era iniziato quindi il 30 agosto di tre anni or sono, con un sopralluogo nell’area vicino al sito dell’inceneritore, quando De Toma fotografava e notava grandi cumuli di terreno  provenienti dall’interno del cantiere in cui si sta realizzando il canile, con  frammenti erratici (resti ceramici di vasellame) verosimilmente ascrivibili all’età neolitica ( circa 6000-4000 a.C.). In quella zona la presenza degli insediamenti primitivi era stata già accertata  dagli organi competenti, tanto da inedificare  alcune particelle e porre sotto sequestro l’area dell’inceneritore da parte del sostituto procuratore Francesco Bretone, al quale De Toma stesso s’era rivolto nuovamente subito dopo l’estate di tre ani fa. Inutilmente. In effetti il consorzio ASI aveva assegnato delle aree al Comune di Bari che, a sua volta le ha date in concessione edilizia per costruire il nuovo canile municipale (per circa quattrocento animali) e, successivamente, altre concessioni edilizie per un campo nomadi  per circa quattrocento persone (sempre vicino al canile) senza contare un impianto di pannelli fotovoltaici. “Con l’apertura del cantiere del canile municipale –si leggeva ancora nella denuncia dell’ex consigliere circoscrizionale barese- s’è constatato lo scorticamento del terreno e lo sbancamento della 1° bancata del banco tufaceo, movimentando materiale nelle aree circostanti il cantiere, dove sono stati ritrovati i frammenti ceramici e il manico di una brocca o di un vaso, che sono stati consegnati  al Comando dei Carabinieri della Tutela Patrimonio Culturale  c/o il Castello Svevo di Bari denunciando il tutto con una integrazione alla denuncia consegnando altro materiale in data 14 settembre 2011. Successivamente ho consegnato tre frammenti ceramici impressi a mano all’archeologa Maria Rosaria De Palo della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bari e, nel pomeriggio facevo intervenire i Vigili Urbani di Bari per accertare la costruzione del canile e lo stato di avanzamento dell’opera, ma soprattutto per l’eventuale, regolare concessione e nulla osta dei permessi rilasciati gli anni scorsi dai rispettivi organi competenti.

 

La Soprintendenza Archeologica è muta, cieca e sorda…

 

E cioè Soprintendenza archeologica, architettonica e paesaggistica e dell’A.T.O. in quanto zona interessata dal Piano Urbanistico Territoriale per il rischio idrogeologico della tutela delle Lame (Misciano,  Balice e delle rispettive distanze dalla Traiana antica (Tratturello 94 e  Palmento del sec.XVII) tutte aree d’interesse archeologico, architettonico, paesaggistico e idrogeologico visto che la zona  è interessata da presenze di ipogei, Menhir, Sepolcreti, Pozzi medioevali, Cippi rinascimentali di confine, Pietre miliari, Sepolture di cavalli (tradizione longobarda), reticolo di strade antiche, Grotte di Sant’Angelo massacrate in parte dalla cava Ines dei Matarrese, il Trappeto dell’olio rosso, Pagliai, Torre di avvistamento, Cunicoli sotterranei per il passaggio dei monaci Basiliani  e Bizantini (perché il loro habitat era identico agli uomini primitivi insediandosi a ridosso delle lame fino all’arrivo dei Saraceni che hanno costruito i borghi medioevali), Casedde, la strada di Montepeloso che portava al comune di Irsina vicino a Gravina di Puglia che il suo nome antico era proprio Montepeloso e la campagna di scavi archeologici condotti nel 1994   dall’archeologa Francesca Radina, effettuata a poche centinaia di metri e riscoprendo con tale intervento un insediamento neolitico di vaste dimensioni ma, interrotto per mancanza di fondi. De Toma non ha scordato nulla nel suo elenco infinito di aree a rischio per colpa del cantiere aperto nella zona Asi, comunicando inoltre che alcune persone informate sui fatti, ma ancora non identificate di etnia rom, hanno fatto sapere d’aver visto scoprire un paio di tombe.  Motivo in piu’ per rimarcare l’urgenza dell’intervento richiesto perché i mezzi di sbancamento distruggeranno ogni traccia del sito, con tutte le scoperte nella zona “Traiana Antica”, evitando di continuare a cementificare e distruggere le testimonianze  del passato. “Quando poi gli organi preposti intervengono, non c’è più nulla da salvare”, conclude amaro Nicola De Toma, sceso in campo per tutelare il preziosissimo sito archeologico interessato ai lavori del canile municipale da diversi mesi, ma senza trovare nessuno disposto ad ascoltarlo….una vergogna smisurata.

 

Francesco De Martino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                 


Pubblicato il 29 Luglio 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio