Sanità: la Regione scontenta ulteriormente utenti e laboratori convenzionati
La Giunta regionale pugliese ha approvato il 6 agosto scorso due delibere ( la n.1791 e la n. 1794) che in materia sanitaria disciplinano i rapporti con le strutture private convenzionate. La nuova disciplina, però, potrebbe scontentare molti utenti, che per talune prestazioni erogate dal Ssn ed usufruibili anche in centri privati convenzionati, con le nuove norme emanate recentemente dalla giunta Vendola, potrebbero essere costretti a doversi recare in ambulatori diversi per prestazioni prescritte su una stessa ricetta medica. Ma tale nuova disciplina fa soprattutto storcere il naso ai titolari delle strutture sanitarie accreditate, che ancora una volta sostengono di essere penalizzati nei rapporti con la Regione che, pur dichiarando continuamente la propria disponibilità a discutere le modifiche al settore con le parti interessate, nei fatti invece emana nuove disposizioni senza neppure il tentativo di una preventiva concertazione con chi effettivamente si trova a dover adeguare il proprio servizio alla nuova disciplina. E subisce quindi le lamentele dei cittadini per talune disfunzioni causate dalla Regione con la nuova normativa sanitaria, essendo alla fine l’unica parte a diretto contatto con gli utenti. A denunciare questo comportamento poco corretto della Regione Puglia con le strutture sanitarie private convenzionate è la sezione pugliese dell’Anisap, l’Associazione nazionale istituzioni sanitarie ed ambulatoriali private, che, con una recente nota a firma del presidente regionale, Francesco Facchini, ha evidenziato le nuove difficoltà in cui incorreranno gli utenti e le strutture sanitarie private, appena entreranno a regime le modalità stabilite dalle citate delibere regionali dello scorso agosto. “La Regione Puglia – lamenta Facchini nell’introduzione alla nota – intende sferrare un nuovo attacco alle strutture sanitarie convenzionate”. E spiega: “Non è la prima volta che queste imprese, grandi e piccole, subiscono l’attenzione dell’Ente, colpevoli soltanto di aver ottenuto in tempi lontani un ‘accreditamento’ e di essere preferite dai cittadini nel momento in cui hanno bisogno di prestazioni sanitarie”. Per poi affermare: “Non serve nascondersi dietro la politica che con il D. Lgs. Del 30/12/1992, n. 502 parla di ‘riordino della disciplina in materia sanitaria’ e non serve neppure nascondersi dietro politiche di contenimento della spesa pubblica”. Infatti, denuncia inoltre Facchini, “Si pubblicano queste deliberazioni, mentre si organizzano riunioni presso l’Assessorato al Welfare per riorganizzare il settore”, per poi chiedersi: “Che significa incontrarsi, condividere problemi, necessità, quando contemporaneamente si emettono nuove norme alla insaputa degli addetti ai lavori”. Poi, il responsabile pugliese dell’Anisap afferma: “Queste nuove norme hanno effettivamente conseguenze negative per coloro che offrono le prestazioni e, soprattutto, hanno effetti negativi per i cittadini pazienti” e cita l’esempio che “a causa del contingentamento quantitativo e temporale delle prestazioni (ndr – novità della nuova disciplina regionale), il paziente potrebbe essere costretto a cercare più di una struttura convenzionata con il Ssr, per vedere interamente soddisfatta la sua richiesta/bisogno di cure”. Infatti, chiarisce nella nota l’Anisap, il valore del budget spendibile presso una struttura privata, con la disciplina introdotta lo scorso agosto dalla Regione Puglia, non è più globale, ma deve essere suddiviso per le diverse prestazioni. Per cui, ironizza Facchini nel comunicato di denuncia, “Se alcune prestazioni terminano in un determinato centro, il cittadino deve rivolgersi altrove, dove forse sarà più fortunato!”. Ma in tema di nuovi contratti fra Asl pugliesi e imprese sanitarie vi è un’altra clamorosa novità, introdotta con i deliberati regionali dello scorso mese di agosto, che è quella dell’art. 8 del nuovo contratto, con cui si obbliga la struttura privata convenzionata alla preventiva “rinuncia alle azioni/impugnazioni già intraprese avverso i predetti provvedimenti. Ovvero ai contenziosi instaurabili contro i provvedimenti già adottati e conoscibili”. E su quest’ultima novità il presidente pugliese dell’Anisap rileva: “Non bisogna rifletterci su molto per capire che queste clausole contrattuali trovano un limite nel dettato della Costituzione”. Insomma, questa ‘clausola di salvaguardia’ che pone la Regione e l’Asl al riparo dai possibili contenziosi successivi alla sottoscrizione della convenzione appare del tutto incomprensibile all’Anisap, che la ritiene lesiva degli interessi degli operatori del settore, ma soprattutto ripropone situazioni già affrontate in altre regioni italiane, dove l’Ente proponente ha dovuto eliminare norme simili, perché bocciate dal Tar (Tribunale amministrativo regionale) in quanto connotate da manifesti profili di incostituzionalità. Infatti, rileva sempre lo stesso Facchini, sarebbe come dire “Se vuoi lavorare con me, non mi devi contestare niente, perché io sono perfetto e onnipotente”. A quanto pare, quindi, il diritto di tutela giudiziaria è uguale per tutti, ma forse non per coloro che operano in convenzione con le Asl pugliesi. Però, “questa è la situazione denuncia ancora l’Anisap – e bisogna correre ai ripari e impugnare le deliberazioni con gaudio degli studi legali, ma con grande malcontento dell’intera categoria della Specialistica privata accreditata, che deve dedicarsi anche a quest’altro genere di attività per poter continuare a sopravvivere nell’esercizio professionale in Puglia”. Ma poi si chiede pure: “L’assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, è al corrente della situazione? Ha avuto il tempo di studiare il caso, considerato che è stato nominato da poco tempo?” Infatti, sorge il sospetto che queste ulteriori novità siano il frutto di un disegno più grande, cioè di una politica sanitaria mirata a rendere sempre meno forte il rapporto fra le strutture private e Asl, affinché queste ultime ridimensionino il più possibile la platea degli erogatori privati di servizi sanitari e, quindi, il flusso di risorse economiche verso l’esterno. Vale a dire che i pugliesi devono nel tempo abituarsi a pagare le proprie medicine, terapie, cure mediche, facendo sempre più a meno del sostegno pubblico. “Tutto ciò, però, non lo si può dire direttamente e pubblicamente – dichiara Facchini in conclusione alla nota dell’Anisap – e, allora, ci si nasconde dietro questi provvedimenti, che apparentemente servono a salvare la Regione Puglia dalla bancarotta e permettono di rientrare nei parametri della spending review”. In definitiva, a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini, o in termini di drastica riduzione di servizi oppure con un insostenibile aumento di imposte e tasse. “Peius non potest” nella gestione della “Cosa pubblica”.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 10 Ottobre 2014