Sanità privata a rischio anche in Puglia dopo i tagli del governo alle tariffe
Sul piede di guerra le strutture sanitarie accreditate che minacciano ulteriori ricorsi al Tar-Lazio ed anche la serrata, con gravi conseguenze per i pazienti e l'allungamento delle liste d'attesa
Tariffe tagliate mediamente del 30% sui rimborsi alle strutture private accreditate, per le prestazioni del Servizio sanitario regionale. Infatti, il prontuario nazionale approvato qualche giorno fa dalla Conferenza Stato- Regioni, che ha aggiornato le quotazioni di circa 3000 prestazioni sanitarie, di cui 1600 nuove come la procreazione medicalmente assistita o lo screening neonatale per la Sma, registra una riduzione drastica delle tariffe per cliniche private, laboratori d’analisi ed ospedali ecclesiastici pugliesi dopo l’approvazione del nuovo nomenclatore tariffario per la specialistica ambulatoriale e protesica. Un’approvazione che è stata una vera e propria doccia fredda soprattutto per la Sanità privata pugliese, che recentemente ha visto la Regione Puglia introdurre nuovi livelli essenziali di assistenza con 406 patologie aggiuntive, però non erogabili a seguito dei tagli contenuti dal nuovo prontuario nazionale, che nella nostra regione potrebbe addirittura scattare in anticipo, ossia già da 1° dicembre prossimo anziché dal 1° gennaio 2025. Difatti, il governo Meloni ha stanziato solo un quarto del fabbisogno per le nuove prestazioni, ovvero mezzo miliardo di euro, a fronte dei circa due miliardi necessari, considerando che si ritoccavano tariffe praticamente congelate da 30 anni. Il decreto tariffe contiene tagli fino all’80% del costo di visite, esami e protesi, rendendo di fatto impossibile l’erogazione del servizio per moltissimi operatori privati a fronte dei consistenti aumenti, sia per i costi fissi (strutture, macchinari, personale, etc.) che per quelli variabili (reagenti, energia elettrica, etc.). E così dal prossimo anno, ma in Puglia forse dal prossimo mese, i pazienti potranno ricevere le cure a carico del Sistema sanitario regionale, gratuite o pagando un ticket, ma con tariffe da fame che, per le strutture sanitarie accreditate, rischiano di far saltare l’intero sistema sanitario privato convenzionato e che nella nostra regione soddisfa circa il 60% della domanda. Basti pensare che per una visita cardiologica con elettrocardiogramma il rimborso previsto dal nuovo tariffario è meno di 20 Euro a prestazione. Pertanto, il presidente pugliese di Anisap, l’Associazione dell’istituzioni sanitarie accreditate private, Francesco Facchini si chiede: “Dopo quasi otto anni di attesa in Puglia, i pazienti potranno beneficiare di un nuovo pacchetto di livelli essenziali di assistenza, cioè le cure garantite dal Ssr gratis o dietro pagamento di un ticket, per prestazioni di procreazione medicalmente assistita e molte altre relative a malattie rare, tipo la celiachia e screening neonatali, ma a quale prezzo, visti i rimborsi concessi dal tariffario ammesso dal Ssn?”. Infatti, – ha affermato Facchini – il tariffario nazionale recepito tal quale in Puglia è fermo al 1996 e al 1999 per la protesica e con queste nuove tariffe, nonostante il Ministero abbia rapidamente corretto alcuni valori economici ritenuti evidentemente troppo bassi, si potranno registrare tagli fino al 38% su prezzi fermi da circa 30 anni”. Quindi, chi si aspettava un aumento, sia pur minimo, delle tariffe per i rimborsi, non solo è rimasto deluso, ma rischia di non trovarsi più ai conti, se continuasse ad erogare prestazioni sanitarie in regime di convenzione. “Ed è noto – ha affermato inoltre il presidente di Anisap-Puglia – che le strutture private accreditate anche nella nostra regione costituiscono una stampella molto importante per contenere le liste di attesa”, rilevando che “però, a questo punto, non si esclude che con queste quotazioni molte strutture, comprese le branche a visita, la fisioterapia, etc. rischiano di chiudere o di uscire dal sistema del Servizio sanitario regionale convenzionato”. E, se le strutture sanitarie private chiuderanno i battenti, anche le liste di attesa aumenteranno in maniera esponenziale. La speranza, per Facchini, è che in attesa di verificare i tempi tecnici, necessari a recepire il nuovo tariffario anche dal punto di vista informatico, le strutture sanitarie private che si affideranno con ulteriori ricorsi al Tar Lazio, per contestare questo nuovo tariffario, abbiano la meglio da parte dei giudici amministrativi, per le eccezioni sollevate. Diversamente, ha assicurato Facchini, “la serrata, come ultima forma di protesta delle strutture sanitarie private accreditate, è già dietro l’angolo” anche in Puglia.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 19 Novembre 2024