Sant’Egidio sanava gli animali
295 anni fa, a Taranto, nasceva Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo, oggi Patrono della città dei due mari
Presso il Pendio La Riccia, a Taranto Vecchia, si apre un seminterrato il cui ingresso è sormontato da una lapide dove si legge che in quel povero ambiente, il 16 novembre 1729 – dunque 295 anni fa – nacque Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo, poi passato alla storia come Sant’Egidio da Taranto (la canonizzazione è abbastanza recente, risalendo al 2 giugno 1996). Dei suoi ottantadue anni di vita, cinquanta ne passò a Napoli, dove compì numerosi miracoli. Ognuno di detti atti prodigiosi è elencato nel fascicolo che lo riguarda e che risulta conservato tra gli atti della Congregazione delle cause dei Santi. Da tale fascicolo estrapoliamo tre gesti miracolosi accomunati dall’avere per oggetto animali: A pag. 425 del XV volume dei Processi Canonici, si legge che Gaetano De Grazia, “padrone di barche” si dichiara “testimone oculare” di quanto segue : “Contavo 17 anni quando mio padre Antonio, in società col pescivendolo Pasquale Rogiero soprannominato Zuccariello, aveva comprato sulla spiaggia di Terracina 14 cantari di anguille per rivenderle a Napoli”. Ma quando col loro ‘paranzello’, i due soci attraccano alla spiaggia di Santa Lucia si accorgono che le anguille sono tutte morte. “Corremmo da Fra’ Egidio con fiducia e lo supplicammo di venire sul “paranzello”. Appena arrivato, Fra’ Egidio “così disse a mio padre: ‘Antonio, Antonio non ti spaventare; dormono, dormono’. E poi benedicendole con la reliquia di S. Pasquale soggiunse, rivolgendosi alle anguille morte : ‘Scétatevi, animaluzze di Dio’. A queste parole tutte le anguille risuscitarono sotto i nostri occhi: ne piangemmo di commozione”. A pag. 421 del volume XI la signora Maria Giuseppa Orsino afferma d’aver visto, “una viglia di Natale” Frate Egidio a Santa Brigida “dove per l’occasione si teneva una specie di fiera natalizia con un po’ di tutto, in particolare pesci e capitoni”. Il futuro Santo, che per conto del convento di San Pasquale a Chiaia aveva il compito di chiedere l’elemosina, chiede a un venditore la carità d’un paio di capitoni, ma quello lo licenzia bruscamente. Egidio si allontana mortificato. Prontamente “i capitoni morirono tutti all’istante”. Capito l’ammonimento e pentito del rifiuto, il pescivendolo raggiunge il frate e lo scongiura di aiutarlo. “Avvicinatosi alla pila dove erano i capitoni, [il religioso] li benedisse col cordone dicendo : ‘In nome di Dio, scétatevi, piccirilli’. E capitoni ripresero vita intrecciandosi sotto gli occhi meravigliati di tutti in mille giri tortuosi”. Infine il miracolo più noto, quello di Caterinella : A pag. 448 del Volume XV il possidente Luigi Monopoli giura sulle Sacre Scritture a proposito di un fatto occorso tra il 1788 e il 1789 : I Frati di San Pasquale avevano una vitellina, Caterinella, che da sola girava per le vie di Napoli. La bestiola usciva di mattina e all’imbrunire si ritirava da sola in Convento. Ora avvenne che una sera Cararinella non si ritirò. L’indomani Frate Egidio si presenta difilato ad un macellaio della Pignasecca e in tono severo gli dice “Prendi la chiave e la lanterna e seguimi nella grotta ; Catarinella dove l’hai messa?”. Il furfante obbedisce e conduce Egidio nel luogo di macellazione. “Il Frate fece distendere la pelle della giovenca con dentro tutti i pezzi, ciascuno al suo posto naturale, si piegò a terra, congiunse le estremità della pelle fra loro e, tracciato il segno della croce col cordone, a voce alta disse: ‘In nome di Dio e di S. Pasquale, alzati Catarinella!”.
Un grande muggito, uno scotimento di tutte le membra e Catarinella balzò sù viva. – Nell’immagine, la facciata della chiesa di San Pasquale a Taranto che funge da santuario per il culto di Sant’Egidio. La chiesa ospita il pregevole museo sacello di Sant’Egidio dove è possibile ammirare ex voto, testimonianze, oggetti appartenuti al santo tarantino e svariati e pregevoli lavori di arte sacra e una pinacoteca che raccoglie molte opere dei maggiori pittori del Settecento napoletano: Giordano, Fracanzano, Giaquinto, Solimena …
Italo Interesse
Pubblicato il 16 Novembre 2024