Cronaca

Sblocca Italia, la Corte Costituzionale dà ragione alla Puglia

Dalla Puglia, i problemi al governo Renzi non sono soltanto quelli che gli procura il neo governatore Michele Emiliano. Infatti, la sentenza (la numero 7 del 2016, relatore il giudice Giorgio Lattanzi) per un ricorso alla Consulta della Regione Puglia ai tempi della giunta di Nichi Vendola che riguarda la tratta ferroviaria Napoli-Bari è stata appena depositata e la Corte Costituzionale ha sconfessato Renzi, dando ragione all’Ente. Alla base del ricorso, presentato a suo tempo dall’ex governatore pugliese di Sel, era stata sollevata una questione di legittimità costituzionale su una serie di commi dell’articolo 1 del decreto-legge 133/2014 (meglio noto come “Sblocca Italia”) che, secondo la Regione Puglia, violano gli articoli 117 e 118 della Costituzione sulle competenze Stato-Regioni. La questione riguarda, in particolare, le norme che si riferiscono alle opere della tratta ferroviaria Napoli-Bari. O meglio, da un lato, quelle che attribuiscono al ministero delle Infrastrutture la redazione del Piano di ammodernamento dell’infrastruttura ferroviaria, per individuare le linee su cui intervenire con opere di interesse pubblico nazionale o europeo e, dall’altro, le misure che assegnano un termine acceleratorio ai fini dell’approvazione, da parte dello stesso ministero, dei contratti di programma fra l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e i gestori degli aeroporti di interesse nazionale. La Corte Costituzionale, con la recente citata sentenza, ha ritenute fondate tutte e tre le questioni di legittimità sollevate con il ricorso dalla Regione Puglia ed ha disposto, in sostanza, il coinvolgimento della Regione interessata per l’approvazione dei progetti; l’obbligo del parere della Conferenza Stato-Regioni per il via libera al piano di ammodernamento delle opere; e l’obbligatorietà del parere della Regione anche per i contratti di programma Enac-gestori. Quindi, in definitiva, l’approvazione dei progetti, dei piani di ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie e l’esame dei contratti di programma fra l’Enac gestori degli scali aeroportuali di interesse nazionale (che in Puglia è la società partecipata regionale AdP)  deve avvenire con il coinvolgimento delle Regioni interessate. Con questa motivazione la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità delle misure sulle riapertura dei cantieri dello “Sblocca Italia” nella parte in cui non prevedono tale coinvolgimento. Pertanto, alla luce di tale decisione della Consulta, il governo Renzi sarà costretto a rivedere l’iter procedurale adottato per i casi in questione, coinvolgendo necessariamente le Regioni interessate dai predetti progetti, piani ed accordi di programma. L’ex governatore pugliese, nonché leader di Sel, Vendola, dopo aver appreso la notizia sull’esito del ricorso presentato quando era alla guida della Puglia, ha dichiarato: “Sono orgoglioso di aver messo la mia  firma su quel ricorso contro una legge sbagliata e autoritaria”. “La sentenza della Corte Costituzionale sul cosiddetto ‘Sblocca Italia’ – ha proseguito l’ex governatore pugliese – é un colpo duro  alle pretese del governo Renzi di mettere la museruola alle comunità locali e alla democrazia”. E, poi, Vendola ha concluso: “Occorre al contrario limitare lo strapotere delle lobby economiche che pensano che i territori siano docile preda per le loro stagioni di caccia”. Ma ad esultare ancor di più di Vendola per tale decisione della Consulta è verosimilmente il’attuale governatore della Puglia, Emiliano per l’appunto, che al riguardo ha dichiarato: “E’ un’altra notizia bomba”. Infatti, ha sottolineato Emiliano la “Consulta ritiene che lo ‘Sblocca Italia’, nella misura in cui viola l’articolo 117 della Costituzione, quindi il riparto di competenza tra Regioni e Stato, sia incostituzionale”. “Quindi – ha concluso il neo governatore – é una cosa molto rilevante”. E la recente decisione della Corte Costituzionale, dopo quella di qualche giorno fa che ha dichiarato l’ammissibilità del referendum su uno dei sei quesiti anti-triv richiesto da ben dieci Regioni, è sicuramente un altro duro colpo inflitto al governo centrale guidato da Matteo Renzi (Pd) da parte di alcuni governi regionali, la maggior parte dei quali è, come è noto, dello stesso colore politico del premier. Un’altra dura  critica al governo Renzi dopo la citata sentenza è giunta dal capogruppo di Sel alla Regione Puglia, Gugliemo Minervini (ex-Pd), che ha commentato: “La decisione della Consulta di accogliere il ricorso pugliese contro lo Sblocca Italia è una buona notizia perché rimette al centro la sovranità dei territori su grandi opere e decisioni strategiche, proprio come avverrà con il referendum contro le trivellazioni. Certo, è singolare che tutto questo avvenga nelle ore in cui, con la nomina di tre vicepresidenti nelle commissioni del Senato, la truppa verdiniana viene affiliata alla maggioranza che sostiene il Governo Renzi, dando così battesimo al Partito della Nazione”. “l disegno è sempre più evidente – ha proseguito Minervini nella sua nota critica – Da una parte il Partito della Nazione con politiche neocentraliste e di concentrazione del potere nelle mani di pochi. Dall’altro però ci sono dei territori che oggi reclamano il loro diritto a decidere”. Infatti, ha rilevato inoltre il capogruppo dei vendoliani in via Capruzzi: “Oggi la Puglia, vincendo il ricorso presentato durante il governo Vendola, ha ribadito ancora una volta di voler essere tra quei territori che vogliono essere artefici del loro destino, non subendo più decisioni che vengono prese altrove e sulle nostre teste”. Ed ha concluso: “Adesso è importante organizzare una forte mobilitazione sul referendum. È la risposta migliore che si può dare alla politica neocentralista di questo Governo, la cui golden share da oggi è nelle mani di Denis Verdini”. Come dire che è sin troppo evidente che il premier Renzi è ormai a capo di un governo sempre più centrista e molto poco, se non addirittura per nulla, di sinistra. Un governo che – a detta di qualcuno – potrebbe avere ormai il fiato (molto) corto.   
 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 22 Gennaio 2016

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