Se cascate in una buca, inutile chiedere i danni: e’ colpa vostra!
Esistono delle sentenze che ogni tanto bisogna ricordare e soprattutto tenere bene a mente, anche se è trascorso un po’ di tempo da quando il Giudice l’ha emessa. E allora, se inciampate in una buca profonda e non segnalata di una strada di questa Città, eppero’ c’e’ il sole, quindi la visibilità è ottima, pensateci bene prima di chiedere il risarcimento danni al Comune: potreste trovarvi con un pugno di mosche in mano e qualche graffio in più. Sapete perché? Prima di tutto il Comune di una Città grande come Bari non può tenere in ordine tutte le sue strade; eppoi, da adesso in poi è bene tenerlo bene a mente, se si inciampa e si cade in una buca, la colpa è di chi ci cade. E’ proprio cio’ che ha dovuto imparare a sue spese la signora De Ruvo, che qualche anno fa ha convenuto in giudizio il Comune di Bari davanti al Giudice di Pace a seguito di una rovinosa caduta avvenuta in Via Carulli. E vediamo qualche dettaglio in più per comprendere perche’ la domanda della poveretta e’ stata respinta dal Giudice di Pace, Rita Calvi. Per la quale, bisogna dirlo subito, e’ fuor di dubbio che il Comune, quale Ente proprietario delle strade esistenti sul suo territorio abbia a suo carico la garanzia della sicurezza delle strade, anche se, in concreto, “….il perfetto stato di manutenzione non e’ possibile data l’estensione del territorio comunale”, si legge bello, forte e chiaro nella sentenza del Giudice di Pace barese di cui sopra. Quindi, ecco la prima novità interessante per l’Ente Civico di una Citta’ grande (quanto, il Giudice non si azzarda a dirlo…) che non puo’ garantire la manutenzione delle sue strade. Andiamo avanti e passiamo agli obblighi, invece, dei cittadini-utenti. Che, sempre secondo l’avv. Calvi, dovrebbero utilizzare sempre la “normale diligenza”, anche se sono anziani e quando camminano per strada, magari, c’hanno i cavoli loro per la testa oppure prestano attenzione alle macchine e motorini che sfrecciano a ogni ora, e non guardano a terra. Perciò sono guai loro se gli capita di incappare, specialmente a Bari, in una delle tantissime buche profonde e non segnalate. Orbene, tornando all’esame più approfondito del caso giudicato dal Giudice di Pace Calvi, la signora e’ incappata nella buca a mezzogiorno passato, quindi, in condizioni di perfetta visibilità. E non basta: la buca era molto grande, posta vicino al marciapiedi, senza nemmeno essere nascosta, ergo se la signora c’e’ cascata la colpa e’ solo sua, come detto, anche perche’, si legge ancora nella Sentenza n.1232/05 depositata in Cancelleria il 10 marzo di otto anni fa, la buca che ha determinato la sua caduta “era ben visibile e non era imprevedibile date le condizioni di usura del tratto di strada adiacente, come si rileva dalle foto”. Insomma, tutto congiura a favore dell’Ente e non della poverina addolorata per la caduta e “mazziata” per le spese mediche e legali che nessuno gli risarcirà. Infatti, come si legge ancora nelle motivazioni della sentenza, non sussistono le due specifiche condizioni della non visibilità e della prevedibilità perché possa essere accolta la richiesta di risarcimento dei danni. “La buca era così evidente che non può ravvisarsi assolutamente l’esistenza di insidia o trabocchetto”, scrive ancora il giudice di pace. Che quindi conclude, dando torto alla poverina: “Se la signora non si è avveduta per tempo del pericolo, se non è riuscita ad evitare di finire nella buca, e’ evidente che non ha usato la normale diligenza richiesta nell’uso della strada pubblica il cui stato di manutenzione è, notoriamente, non eccellente”. Quindi, occhio al marciapiedi quando si cammina a piedi, perche’ Comune o ditte appaltatrici, considerata l’estensione di Bari, non possono essere ritenute responsabili della manutenzione. Ergo, se vi lussate un braccio o, ancora peggio, vi spezzate una gamba candendo in una buca sotto al marciapiedi, inutile andare dall’avvocato per eventuali risarcimenti: la vostra domanda, anche se avete scattato foto e presentato referti medici, potrebbe risultare “non provata”.
Francesco De Martino
Pubblicato il 22 Febbraio 2013