Se Marx riaprisse gli occhi !
Nell’apprendere dai Libri di Storia atti, gesti di innominabile, crudele scelleratezza dell’uomo contro altro uomo e i medesimi narrati dai “media” cartacei, catodici, cibernetici, a NOI contemporanei, abbiamo, ognora, ribaltato il dubbio di Primo Levi che, nel Raccontare con il suo Romanzo “Se questo è un uomo” le esperienze di atroci sofferenze, umiliazioni, da Lui vissute e da milioni di deportati nei campi di sterminio nazisti, pareva volesse Chiedere ai suoi Lettori se fosse possibile tanta ferocia nell’uomo nazista o se fosse possibile che il nazista fosse un uomo. Cioè, spazzando via il dubbio di Primo Levi, nel constatare, nel prendere atto dalla Storia o dalla cronaca della inenarrabile capacità di malvagità, dall’uomo dimostrata, abbiamo asseverato che questo è stato, è, sarà l’uomo. Eppure, un senso di profondo disgusto del vivere tra gli uomini CI ha sorpreso, ad onta, nonostante la nostra non, oggi, onorata età, stagione di ultrasettantenne; età, stagione di veline, di velini, di ottusi palestrati, di cervelli dalla maggioranza degli umani portati all’ammasso della coralità, dell’omologazione. Infatti, avremmo dovuto, dovremmo essere vaccinati nei riguardi degli efferati fatti di sangue, messi in opra dall’uomo, eppure, siamo rimasti basiti nel leggere dalle “news” online dell’orrore recentissimo, perpetrato dal giovane despota della corea del nord kim jong-un, non nuovo a crimini non soltanto contro il suo (??) popolo (??), “sed etiam” contro suoi vicinissimi collaboratori (ha fatto giustiziare a cannonate una caterva di suoi generali, accusati di alcol e sesso durante il lutto nazionale per la morte del padre); contro una sua ex fidanzata (fatta fucilare, accusata di pornografia). Di quale misfatto, dunque, s’è reso, ancora, responsabile il, quasi, imberbe nerone o tiberio o caligola asiatico ? Dopo aver, pubblicamente, televisivamente, esautorato e fatto arrestare lo zio, marito della sorella del padre, jang song-thek, numero due del suo regime e il più convinto “sponsor” della sua scalata al vertice del regime nordcoreano, l’inimitabile portatore di violenza, pressata in un flaccido ammasso di carne obesa, lo ha condannato alla pena capitale, con l’accusa di tentato colpo di stato, insieme ad altri cinque ex collaboratori suoi, facendoli rinchiudere nudi in una gabbia ove ansiosi di un pasto, che veniva ad essi negato da tre giorni, stazionavano 120 cani e da essi facendoli sbranare vivi, senza che dei condannati lasciassero un brandello di carne. Tanto sotto gli occhi del capo del regime, del fratello, di 300 altri funzionari, a mo’ di intimidatorio esempio! Per capire i delitti, da kim jong-un decisi e commissionati, bisogna precisare che la sua formazione umana, culturale è d’impronta, inequivocabilmente, occidentale. Infatti, egli ha studiato, sotto pseudonimo, alla scuola internazionale inglese di berna e, oltre alla lingua coreana, parla l’inglese, il francese, il tedesco, anche nella sua versione svizzera. Lingue, quindi, culture di popoli per secoli imperialisti, colonialisti, dalla cui storia il paffuto giovinetto avrà avuto l’imbarazzo della scelta dei paradigmi, delle illustrazioni, dei modelli, dei campioni di straziante spietatezza. Non è da dimenticare, d’altra parte, il contributo notevole di umana barbarie che alla “weltanschauung” dei popoli, testè nominati, ha dato l’imperialistica umana romanità. Ma prima di dare spazio ai misfatti dei romani, vogliamo mettere in evidenza ,”antea atque statim”, quelli dei secondini statunitensi nelle carceri irachene di “abu grahib”. Un cittadino iracheno, solo sospettato di essere un simpatizzante dei terroristi di “al-quaida”, viene ristretto nel carcere, appena menzionato, e denuncia il modo, particolarmente irreprensibile, di interpretare i diritti umani da parte degli “states”: “Ci cagavano addosso, usavano i cani contro di noi, usavano l’elettricità e ci facevano morire di fame”. E veniamo ai quiriti. Un particolare tipo di condanna a morte, riservata dalla “lex romana” ai criminali di basso rango (non ai più pericolosi), agli schiavi, in seguito, ai primi cristiani, era la “damnatio ad bestias”. Nelle arene, specialmente, nel “colosseo”, che NOI squasseremmo con la dinamite e sulle rovine di esso pianteremmo un boschetto di rovi di more e di rose, i condannati venivano divorati vivi da leoni, da tigri, da animali di piccola taglia, anche, ché, così, fosse il tormento prolungato. Le “damnationes ad bestias” costituivano l’anteprima dei combattimenti dei gladiatori, spettacoli circensi, chiamati “munera”, una sorta di offerte, obbligazioni, quasi, che i personaggi di alto rango in roma e non solo erano tenuti a contrarre con il popolo romano, finanziando il perverso svolgimento di essi. Il massimo della turpitudine stava nell’orgoglio con cui gli “editors” di simili cruente infamie commemoravamo i ”munera”, da loro “consacrati” alle plebi, con pavimentali raffigurazioni, mosaicate nelle sale di rappresentanza delle loro lussuose abitazioni, di fiere intente, diciamo, a divorare un criminale nell’arena.” Se Marx riaprisse gli occhi!”, abbiamo titolato il nostro Scritto, non vedrebbe Realizzata la sua ”Utopia” dal Potere, che Egli nella Prima Fase Rivoluzionaria Affidava, totalmente, al Proletariato, di, liberamente, Riorganizzare i rapporti di proprietà e di produzione della società capitalista con i necessari interventi d’autorità, qualora la situazione lo avesse richiesto (espropriazione della società fondiaria, requisizioni di siti produttivi, ecc., ecc.). Una Fase di Poteri straordinari transitoria che sarebbe cessata una volta raggiunte le condizioni per la Gestione Comunista della società. Tuttavia, codesti Poteri nell’unione sovietica, nei suoi paesi satelliti, in cina, in cambogia, nella corea del nord, in cuba, ecc., ecc., furono, sono assunti da una sola persona o da una casta burocratica, e la struttura statale non rappresentava, non rappresenta in alcun modo gli interessi della Classe Lavoratrice, tanto da escluderLa da qualsiasi Processo di Partecipazione politica rilevante. Ahi, la Libertà, che Robespierre pur Immaginava, consistente “nell’obbedire alle leggi che ci si è date e la servitù nell’essere costretti a sottomettersi a una volontà estranea”. Ahi, il Lirismo appassionato del Testamento di Lev Trotsky: ”La vita è bella. Invito le generazioni future a purificarla da ogni male, oppressione e violenza e a goderla a pieno”. Ahi, l’avvincente Conclusione de “Il Manifesto” di Marx-Engels: ”I proletari non hanno da perdere che le loro catene. Hanno da guadagnarci tutto un mondo”. Invece, i paesi del cosiddetto “socialismo reale”, più che rappresentare una forma avanzata di società che conducesse, conduca al Comunismo, hanno rappresentato, rappresentano una ennesima forma di dittatura non del Proletariato, “sed” sul Proletariato. Sì che in corea del nord il popolo sopravvive, a stento, e su di esso spadroneggia, giocando con le armi atomiche, un giovane bruto, appassionato di basket e amante del lusso. Dispiegando le metastasi del passato, finché il Sole S’alzerà sulle sciagure umane,”Ecce Historia”!
Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano
pietroaretino38@alice.it
Pubblicato il 8 Gennaio 2014