Cronaca

Seconda accoglienza: “Ghetto all’amianto o recupero di un rudere pubblico?”

Sembra siano stati interpellati tutti, residenti, politici, comitati di quartiere e amministratori salvo loro, i diretti interessati. E cioè i migranti ancora ospitati all’interno del capannone ex Set ai margini del ione Libertà, a Bari. Ecco spiegata la loro missiva al Sindaco di Bari Ing. Antonio Decaro e all’assessora al Welfare/immigrazione Francesca Bottalico per vedersi e parlare. Semplicemente in incontro, come dicono loro. <>, si legge nella missiva già recapitata a Palazzo di Città. Ma cosa c’è di nuovo? < Ebbene, questa opzione non va bene, perché sarebbe un netto passo indietro rispetto al lungo percorso intrapreso per la rivendicazione del di-ritto ad una casa e alla nostra dignità. Ci siamo incontrati in assemblea domenica 7 febbraio per decidere assieme cosa fare>>. E allora, che fare? I migranti chiedono che una corposa delegazione dell’ex Set possa incontrare in via ufficiale i rappresentanti del Comune di Bari, per apprendere formalmente, quali siano le decisioni che le istituzioni stanno prendendo sulla loro pelle, magari rilanciando quella che è stata dal principio la vertenza. E cioè utilizzare il milione e seicentomila euro (a questo proposito si potrebbe sapere che fine hanno fatto questi soldi) che il Comune intende spendere per il ghetto dei container, per recuperare e ristrutturare un immobile pubblico dove poter vivere. <>, riflettono i migranti, in attesa di “celere risposta” dal primo cittadino e dall’assessore ai Servizi Sociali. Da scartare anche le altre proposte/tampone avanzate dall’ente comunale, tipo la Tendopoli della Croce Rossa. Motivo In primis perché quella tendopoli molti rifugiati dell’ex Set la conoscono bene, avendoci già dormito per interi periodi, ma anche perché non ha fatto altro che far mostra delle proprie inadempienze. Di chi la responsabilità di tanta povertà se non sua e della classe politica che rappresenta? “C’è chi fa credere ai migranti che hanno diritto ad una casa, ma non è così”, ha detto e ripetuto qualche pezzo grosso del Comune, in un delirio da definire salviniano. Chissà se si riferiva agli oltre trecento firmatari dell’appello a favore dei circa trecento migranti che si alternano nel capannone ex Set, tra cui Emergency, Medici Senza Frontiere e Link. Beh, per contraddire il sindaco/pezzo grosso, c’è da dire che la casa è un diritto di ogni essere umano. <>, hanno chiosato i volontari della rete antagonista barese. Se la proposta del Comune rimangono i cinquanta e passa container – servizi compresi – per migranti e profughi ospitati a Bari, il confronto sulla seconda accoglienza si preannuncia come minimo serrato. Magari per iniziare a capire bene quale differenza passa tra una casa, un rudere e una ‘gabbia’ chiamata container….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 13 Febbraio 2016

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