Cronaca

Sede del Consiglio da 40 a 95 milioni: non convincono le spiegazioni dei dirigenti

Botta e risposta tra consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle e dirigenti sulla lievitazione prezzi per la costruzione della nuova sede del Consiglio in via Gentile, ancora in alto mare. Antonella Laricchia, Grazia i Bari e Gianluca Bozzetti replicano e anzi contrattaccano dopo che la dirigente Valenzano è stata incaricata di difendere il suo “datore di lavoro” Michele Emiliano. Tuttavia, pur sorvolando sulla singolarità di una burocrate che risponde a un gruppo politico, senza la mediazione di alcun assessore o almeno consigliere di Maggioranza, impossibile, sempre secondo i Cinquestelle, non constatare la “debolezza degli argomenti” nella replica di fronte alle numerose criticità documentate e inconfutabili espresse in conferenza stampa. E andiamo, appunto, ai fatti. Punto primo: la 5a variante è stata approvata a maggio 2016 allorquando il Presidente della Regione Puglia era lo stesso Emiliano che come tale era all’epoca, come oggi, il controllore e il responsabile dell’amministrazione regionale. <<Ci sforziamo di comprendere lo sforzo di raccontare “quante cose belle” siano state acquistate con la variante in questione, ma i dubbi sollevati nella conferenza non sono mai stati relativi alla tipologia di oggetti acquistati, quanto agli ingiustificabili prezzi o sovrapprezzi applicati agli stessi. La dottoressa Valenzano forse non sa che i prezzi dell’appalto sono stati fissati non 15 anni fa, nel 2003, ma in sede di progetto esecutivo redatto nel 2010, quando l’importo dei lavori, per enorme aumento di opere e non per aumento di prezzi, aveva raggiunto l’importo di circa 67 milioni. Se variazione di prezzi c’è stata, questa va riferita non a 15 ma a 8 anni fa, e cioè alla data dell’appalto nel 2010. E comunque l’enorme aumento del costo dopo il 2010 è dipeso non dal normale aumento dei prezzi di mercato ma soprattutto dagli enormi e ingiustificati prezzi attribuiti alle opere in variante. D’altronde la dirigente Valenzano vuole davvero convincere noi e i pugliesi del fatto che in degli uffici pubblici sia opportuno acquistare delle plafoniere che costano 637 euro al pezzo quando sul mercato plafoniere con prestazioni illuminotecniche assolutamente identiche sono reperibili a 130-150 euro? Le ricordiamo che il requisito di agire secondo criteri di “economicità e di efficacia” non è un capriccio di un gruppo politico ma è una precisa disposizione di legge. E come si giustifica un sovrapprezzo per un controsoffitto che passa da 3,50€/mq ad oltre 56€/mq? O vuole provare a spiegarci l’indiscutibile e inaccettabile dato di circa 1000 giorni di sospensione lavori?>>, affondano la lama Laricchia, di Bari e Bozzetti. Altra dimostrazione di quanto il direttore Valenzano conosca poco il progetto e il procedimento? Le modifiche obbligatorie per rispettare la legislazione antisismica. <<La Valenzano non sa, in modo grave e preoccupante, che l’adeguamento alle norme sismiche intervenne nel 2009 e cioè un anno prima dell’appalto e che dalla data dell’appalto (2010) fino alla data della 5a variante (maggio 2016) non c’è stata alcuna variazione della normativa sismica. Risulta pertanto essere non vera e deviante l’affermazione secondo cui i costi della quinta variante sarebbero dipesi dall’adeguamento a normativa sismica>>. E allora? <<Ha ragione la Valenzano a ricordare che è un’opera che risale a 15 anni fa e che doveva essere completata con urgenza ed è per queste ragioni che in casi come questo sarebbe meglio e più opportuno rimanere in un decoroso silenzio almeno per rispetto dei cittadini che sono costretti a pagare l’alto prezzo di questa sciatteria. A tal proposito risulta strano che invece contesti la cifra dei 95 milioni di euro (pur non dicendo quale sarebbe dunque a suo parere la cifra) relativa all’attuale entità dei lavori dal momento che, se la matematica non è una opinione, sommando ai 39 milioni e mezzo euro iniziali, i 27.830.690 euro delle varianti progettuali e gli altri 27.668.000 euro delle cinque (cinque!) varianti in corso d’opera si arriva proprio alla cifra di 95 milioni. D’altronde basterebbe che si esaminasse solo come i progettisti hanno determinato la loro parcella di quasi 12 milioni che riviene proprio dall’applicazione di una percentuale di circa il 12% sull’importo dei lavori di, appunto, 95 milioni>>, spiegano infine i consiglieri pentastellati. Dunque, grazie per la disponibilità a rilasciare documenti, anche se funzionari e dirigenti pubblici sono tenuti a farlo, ma le spiegazioni potrebbe essere necessario darle a quelle autorità giudiziarie cui arriverà un esposto molto dettagliato su atti, varianti e prezzi alle stelle della nuova sede del Consiglio regionale pugliese di via Gentile, a Bari.

E i dirigenti rilanciano: “Atti all’Anac e pronti a querelare”

 

Ma gli ingegneri dell’Ente Antonio Pulli e Barbara Valenzano, in una dettagliata missiva inviata direttamente al capo della giunta, insistono a difesa dell’operato dei tecnici regionali nella costruzione della sede consigliare di via Giovanni Gentile: innanzitutto per loro non esiste il costo di 95 milioni, cifra che deriverebbe, a dire dei consiglieri M5S, da una sommatoria di 39,5 ml netti (quale importo contrattuale per l’esecuzione dell’opera, in esito alla gara) con gli importi (presunti, ma errati) delle varianti, sommati due volte, definiti, dagli stessi, una volta “variante progettuale” ed una seconda volta importo delle “5 varianti in corso d’opera”. In effetti il costo dei lavori, al netto del ribasso di gara, dal 2010, ad oggi, per i due dirigenti pugliesi è passato da € 40,20 milioni ad € 56,30 milioni con un incremento di € 16,10 milioni, di cui solo € 14 milioni (pari al 34,8%) sono serviti per il Consiglio regionale mentre i restanti € 2,1 milioni sono serviti per completare le aree esterne connesse ai restanti Uffici della Giunta regionale. A fronte di ciò, l’importo complessivo dell’opera, per il quale sussiste sempre l’impegno finanziario originario, è rimasto sempre invariato e pari ad € 87,166 milioni. Insomma, le somme sventolate dai Cinquestelle sarebbero ‘frutto di una fantasiosa o quanto meno erronea interpretazione o rielaborazione’. Insomma, vero che la PA è chiamata a rispettare il principio di economicità, ma questo non coincide con il principio del minor prezzo: infatti, il rispetto di nome più restrittive in termini ambientali e più prestazionali, comporta un miglioramento del livello di efficacia ed efficienza, anche nel tempo, da cui consegue una naturale lievitazione dei costi iniziali di investimento. Eppoi, il presunto spreco per l’acquisto di plafoniere da € 637 trova una prima spiegazione nelle migliori “prestazioni illumino-tecniche”: le plafoniere a neon hanno un rendimento luminoso del 59% ed una vita utile di 20.000 ore ed un fattore di abbagliamento fuori norma. Le plafoniere a led individuate hanno efficienza superiore a 120, vita utile maggiore di 50.000 ore e tutti gli altri indici a norma, oltre a consentire la regolazione del flusso luminoso. I consiglieri 5Stelle hanno trascurato di tener conto delle spese di mano d’opera, nolo, trasporto, montaggio, che incidono per il 31% del prezzo di acquisto, calcolato con apposita analisi come per legge, che porta il valore di acquisto a circa 440 euro ( e non 637 €). Ma Pulli e Valenzano entrano nei dettagli anche dei costi dei controsoffitti e pareti divisorie in via Gentile, rilevando la “migliore efficienza e rendimento termico del’intero edificio, con notevole riduzione, negli anni, dei costi di gestione”. Infine, l’unico periodo di sospensione, riscontrabile in atti, va dal verbale di sospensione parziale del 24.07.2013 al verbale di ripresa del 21.05.2014 per circa 10 mesi. E non 1000 giorni di sospensione totale dei lavori come sostenuto!” Conclusione? “Più facile criticare che fare, perciò, a difesa dell’operato di tutti, si rimetteranno gli atti all’ANAC, pur fuori da ogni obbligo di legge, oltre a valutare ogni possibile ulteriore azione da intraprendere per tutelare la propria onorabilità”. E il caso è chiuso…

Francesco De Martino


Pubblicato il 21 Luglio 2018

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