Sede unica alle Casermette: tra un mese la proposta la proposta del Dicastero di Grazia e Giustizia
Non si fidano gli avvocati baresi e a un mese preciso dalle elezioni amministrative chiedono che il nuovo polo unico della giustizia sia pronto in cinque anni. Un termine preciso e senza appello. Nel frattempo “prudente soddisfazione” è stata espressa nelle ultime ore dall’Ordine degli avvocati di Bari per la decisione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di programmare la definitiva sistemazione degli uffici giudiziari baresi nelle ex Caserme Milano e Capozzi nel quartiere Carrassi, con l’auspicio che “il nuovo polo sia pronto entro cinque anni”. “Esprimiamo soddisfazione per la volonta’ politica, messa nero su bianco dal ministero della Giustizia, di risolvere in modo definitivo le problematiche dell’edilizia giudiziaria del foro barese, da anni in situazione di costante emergenza”, ha affermato ieri in una nota il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari, Giovanni Stefani’, dopo la convocazione per il prossimo 28 maggio negli uffici romani di via Arenula dove, insieme ai vertici degli uffici giudiziari baresi, partecipera’ all’incontro per la firma di un nuovo protocollo d’intesa. “Tuttavia – ha fatto sapere ancora l’avvocato Stefani’ – quanto successo negli ultimi decenni ci consiglia di essere prudenti nel cantare vittoria”, ricordando la condizione di “un’edilizia giudiziaria del distretto barese al collasso da anni che non ha condotto allo stop della funzione giurisdizionale solo per lo spirito di sacrificio di magistratura, personale di cancelleria e avvocatura”. “Adesso che la volonta’ politica e’ chiara e univoca sia a livello centrale che locale – conclude – ci auguriamo che la stessa sia cosi’ forte da consentire un rapido avvio dei lavori, in modo che in un periodo ragionevolmente breve, non oltre i cinque anni, il distretto giudiziario barese possa finalmente avere una sede degna della propria importanza”. La diffidenza delle toghe baresi è intuibile, considerato che già nel 2011 il palagiustizia di via Nazariantz cadeva letteralmente a pezzi, ma al Comune –che all’epoca era responsabile per legge sull’edilizia giudiziaria – continuavano a inseguire chimere sotto forma di ospedali dismessi da riempire di aule e uffici giudiziari, a Bari. Dopo l’ennesimo incontro praticamente a vuoto a fine 2011 a Roma dell’allora Sindaco Emiliano (che voleva recuperare l’ex ospedale militare militare di C.so De Gasperi) col Ministro alla Difesa (che aveva rinviato tutto dopo la costruzione d’un archivio per conservare la montagna di cartelle mediche ivi conservate) su Cittadella della Giustizia e Uffici Giudiziari di Bari intervenivano i politici del Popolo della Libertà: per loro Emiliano continuava a ciurlare nel manico facendo ‘…carta straccia delle sentenze giudiziarie’. E chiedendosi: ‘Quali e quanti interessi si celano dietro questa vicenda intollerabile’? Eggià, il sindaco Emiliano per i rappresentanti pidiellini sacrificava il bene collettivo ai propri interessi, paralizzando la città che doveva amministrare, ma soprattutto impedendone lo sviluppo trasparente e positivo. Insomma, il capo della giunta comunale barese stava anche barando ‘…sugli ignari tavoli romani millantando come possibile una soluzione bocciata senz´appello da ben sette sentenze della Magistratura di ogni grado giudicata impraticabile dalla Commissione Manutenzione della Corte d´Appello di Bari e pregiudica senza vergogna il lavoro di quanti operano per la legalità, lasciando che gli uffici giudiziari di Bari languano in una situazione insostenibile’. Ecco il quadro desolante e inquietante che si delineava da anni intorno alla vicenda della Cittadella della Giustizia e alla inagibilità del Palazzo di via Nazariantz che ha ospitato fino allo scorso anno gli uffici giudiziari del capoluogo pugliese e che l’allora senatore barese del Pdl, Luigi d´Ambrosio Lettieri, insieme al coordinatore regionale del partito, Francesco Amoruso, denunciavano con forza, accendendo i riflettori sulle pesanti responsabilità del sindaco di Bari. “Ormai è noto anche ai sassi che trasferire solo una parte degli uffici giudiziari da Via Nazariantz al Bonomo è economicamente svantaggioso”, affondava qualche anno fa d´Ambrosio Lettieri, “Si stima una spesa superiore ai 20 milioni di euro. Oltretutto non solo non risolve il problema, essendo una soluzione temporanea, ma non tiene conto degli aspetti urbanistici che sconsigliano la scelta per evidenti motivi di congestione e traffico. Per non parlare del fatto che una simile soluzione comporterebbe tempi ben più lunghi di quelli occorrenti per chiudere positivamente l’ipotesi Cittadella della Giustizia prevista dal progetto Pizzarotti, per il quale si è espressa reiteratamente in senso positivo la Commissione di Manutenzione della Corte di Appello di Bari. Basta leggere il verbale della seduta del 9 febbraio scorso. Ma soprattutto sono le sentenze di Consiglio di Stato e Cassazione ad imporre al Sindaco una chiara linea d´azione”. Dopo il secondo palagiustizia in via della Carboneria, l’ex ospedale militare, l’arcipelago della giustizia e chissà quante altre proposte, torna in auge la proposta delle ex Casermette, in una partita infinita dagli sbocchi sempre più incerti. Salvo il girovagare di avvocati, giudici e operatori del diritto baresi tra palazzi, palazzoni e palazzacci di Bari e dintorni per fini di giustizia.
Francesco De Martino
Pubblicato il 27 Aprile 2019