Cronaca

Sede unica della giustizia a Bari, una ‘storia’ molto lunga

 

Ettore Bucciero, avvocato di lungo corso e già senatore di Alleanza Nazionale, è sempre stato in prima linea sulle questioni riguardanti la sede unica della giustizia a Bai, molte volte controcorrente e, comunque, sempre a testa alta contro silenzi e teste chine di colleghi, politici e amministratori locali.

 

Allora, da dove cominciamo per capire come s’è arrivati allo scandalo tutto barese delle sedi per dire la “Giustizia in nome del Popolo Italiano” dentro palazzoni a uso ufficio, dopo che per anni si sono proposte ex caserme ed ospedali?

 

<<Appunto, la storia è lunga, parte dalla fine degli anni Settanta e non è ancora finita! Dell’angustia degli spazi per l’esercizio della giustizia, già evidente dopo il 1975, ne chiesi conto al progettista del palazzo di Piazza De Nicola, l’architetto Pasquale Carbonara, ordinario a Roma in caratteri distributivi nell’edilizia. Essendo mio parente, non mi lesinò i fatti, tra i quali le “personali esigenze di spazi” avanzate nel corso della progettazione da alti e medi gradi della magistratura. Per farla breve, nel 1982, quale consigliere dell’Ordine forense, fui delegato dall’allora Presidente Aurelio Gironda ad occuparmi della questione “edilizia giudiziaria”. E così convinsi il Presidente della Corte d’Appello, dottor Filippo Mancuso (anni dopo nominato Ministro della Giustizia), ad accompagnarmi dal collega avvocato Franco De Lucia, allora Sindaco di Bari. Lui ci ricevette immediatamente e, convenendo con noi sulla necessità di dare spazi più dignitosi alla “giustizia”, si diede subito da fare per reperire i fondi statali. Per fortuna all’epoca il Sottosegretario era un altro Collega barese, l’on. Enzo Sorice, il quale dopo vari tentativi riuscì a prometterci meno della metà dei soldi necessari, ma comunque sufficienti per erigere un secondo palazzo da adibire alla giustizia penale e da costruire vicino al palazzo primigenio! Meglio feriti che morti ma così partì la vicenda del secondo palazzo: purtroppo però partendo col piede sbagliato, anzi con tutta …..la gamba sbagliata!>>

 

Insomma, ecco arrivare i problemi seri per trasferire la ‘Giustizia’ in una sede degna, giusto?

 

<<Infatti, furono nominati ben sette progettisti, giusto per accontentare tutti i partiti rappresentati nel Consiglio Comunale e in più l’ingegner Alfredo De Marco, perché fratello del Presidente della Corte d’Appello, Luigi (da non confondere con il dottor Giacinto De Marco, divenuto poi anch’egli Presidente della Corte). Il progetto subì due pesantissime osservazioni dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che in pratica bloccarono il progetto e ci fu anche chi fece notare che l’aula bunker era stata progettata con un costo di ben 50 milioni a fronte di una media nazionale di 15 milioni! Nel frattempo per tamponare le aggravate carenze di spazio (sopravvenuti i giudici di pace, per esempio) fu preso in locazione il palazzo di via Nazariantz, decisione che suscitò dure reazioni da parte degli avvocati al punto che furono minacciati lunghi scioperi>>.

 

Arriviamo al primo palazzone/tribunale quasi vent’anni fa. E doveva essere una sede provvisoria…

 

<<Giusto; provvidi a costituire un Comitato al fine di sensibilizzare il governo a finanziare la costruzione di una Sede Unica ove ospitare la giustizia civile, quella penale, amministrativa, di pace, il Tribunale per i Minori, e finanche la Corte dei Conti, il carcere, gli alloggi per la polizia penitenziaria. Tramite il mio Rotary organizzai al Palace Hotel una grande “convention” di tutti i rotariani per parlare del problema e della sua soluzione. Soluzione che pareva raggiungibile, visto che nel frattempo era giunta al Presidente della Corte d’Appello la proposta di una sconosciuta (a me e a molti) società – la SpA Pizzarotti – che poi scoprii essere la seconda impresa edile d’Italia (dopo la Impregilo SpA)>>. (1. Continua)

 

 

Francesco De Martino

 

 


Pubblicato il 18 Settembre 2018

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