Sede unica della Giustizia: gara aggiudicata, ma si aspettano le sentenze
La commissione assegna i lavori a un’Ati 'altamuro-capitolina', ora tocca ai giudici amministrativi decidere

L’aggiudicazione del maxi-appalto per la sede unica della giustizia a Bari – attribuito dalla commissione di gara la settimana scorsa all’associazione d’imprese Cobar/Barozzi da Altamura e Sac/Cerasi da Roma – ha immediatamente risvegliato il Comitato di Scopo per un vero parco verde nelle ex caserme di Bari/Carrassi. Che, dopo che un paio di istanze in rapida successione tra gennaio e febbraio 2025 per anticipare la discussione sul ricorso dinanzi al Consiglio di Stato -entrambe le richieste di prelievo prive di esito – con l’avvocato Fabrizio Lofoco ora deposita un’altra istanza – stavolta di natura cautelare, per evitare possibili e ancora più pesanti danni alla collettività…e siamo alla terza! Motivo di tanta attenzione e premura? Il tempo scorre e, visto che le amministrazioni interessate – …pur essendone onerate – si sono guardate bene dall’informare i ricorrenti, continuare a non discutere il ricorso pendente dinanzi ai giudici di Palazzo Spada, farebbe lievitare considerevolmente eventuali e più pesanti danni. Una volta sottoscritto il contratto tra le parti, infatti, inizierebbero lavori e opere in danno di interessi e diritti di cui si chiede tuttora la tutela -ragionano dal comitato – facendo anche emergere lucro cessante e danno emergente, come sanno bene i legali delle parti in causa. Con un giudizio -…bisogna dirlo – ancora da discutere sia cautelarmente e sia nel merito di questioni assai delicate, sollevate da cittadini e ambientalisti che, però, sembra non arrivare mai. E che mira, invece, a dichiarare l’illegittimità dell’intero procedimento e di provvedimenti che, a questo punto, partirebbero da aggiudicazione e, se i tempi si dilatano, successiva stipula contrattuale dell’appalto. Insomma, il tempo che scorre senza definire il giudizio di secondo -…e decisivo grado amministrativo – nel merito potrebbe far sì che le parti si “convincano” d’una legittimità solo apparente dei provvedimenti a monte, scrive l’avvocato Lofoco nella sua ultima domanda rivolta alla III Sezione del CdS. Si tratta, insomma, di rivedere la prima sentenza riguardante il bando dell’Agenzia del Demanio, emessa nel 2024 dal Tribunale Amministrativo di Bari e redatta dal Presidente – quale relatore – “…dopo una ancora immotivata avocazione a sé della causa, inizialmente assegnata a un Magistrato relatore. La medesima sentenza è stata depositata alcune ore dopo la discussione in udienza pubblica, con una delibazione di ben 62 pagine”, si legge ancora nel ricorso contro l’avvenuta aggiudicazione. Un atto che renderebbe ancora più “grave e irreparabile” il danno, se si dovesse dar corso ai lavori. Insomma, la matassa sembra ingarbugliarsi ancora di più, tenendo presente che anche dinanzi a Tar e CdS pendono i ricorsi d’un altro paio di imprese partecipanti alla gara, per cui la costruzione del “Parco della Giustizia” andrebbe a realizzarsi -come sostiene il comitato dell’ing. Leonardo Scorza – ancor prima dell’insostituibile variante al Piano Regolatore Generale della Città di Bari, in un’area che ora è destinata a “verde di quartiere”, anche se la V sezione del Consiglio di Stato – l’autunno scorso – ha respinto un’altra istanza cautelare presentata dal medesimo comitato che chiedeva la sospensiva della sentenza con cui la IIa sezione del Tar/Puglia aveva -come detto – rigettato il ricorso. Ritenendo, peraltro, valida la progettazione e opportuno il parere favorevole dato dal Comune di Bari. In quell’ordinanza di ottobre 2024, premettendo che si discuteva “sull’aggiudicazione di una gara per l’affidamento della progettazione di un ‘Parco della Giustizia’ a Bari”, il CdS evidenziava che “alcuna attività con effetti materialmente lesivi, in danno della posizione vantata dall’appellante, risulta ancora essere stata concretamente avviata dalle competenti amministrazioni”. Ma adesso, a oltre sei mesi da quell’ordinanza, i danni – …550mila mc di ferro e cemento in un’area verde di quartiere, la più grande costruzione mai fatta a Bari – potrebbero lievitare e diventare insanabili.
Francesco De Martino
Pubblicato il 15 Aprile 2025