Sede unica della giustizia: per il Comune vanno sempre bene le “Casermette”
Torna in primo piano la questione sede unica della giustizia, al Comune di Bari. Dove ieri mattina, in Prefettura, si è svolto l’incontro tecnico annunciato nei giorni scorsi tra i tecnici comunali guidati dal capo della Giunta e i rappresentanti dell’agenzia del Demanio e del Ministero di Grazia e Giustizia per esaminare lo studio di prefattibilità utile al progetto del nuovo Polo della Giustizia a Bari. “Abbiamo registrato la disponibilità del Ministero – ha dichiarato il sindaco Decaro al termine dell’incontro – a procedere lungo il percorso individuato dall’amministrazione comunale, e valutato positivamente dalla commissione di manutenzione del tribunale all’unanimità. Un percorso che prevede di collocare il polo della giustizia barese all’interno delle aree pubbliche delle caserme dimesse Milano e Capozzi, due immobili molto vicini tra loro, separati da una piccola strada. La realizzazione dell’opera avverrà a cura del Ministero delle Infrastrutture per mezzo del Provveditorato regionale alle opere pubbliche. Noi, dal canto nostro, siamo disponibili con i nostri uffici a preparare la parte relativa allo studio di fattibilità sulla base delle esigenze, in termini di metri quadri, espresse dai tribunali. Ad oggi lo studio di prefattibilità illustrato prevede un costo stimato in 90 milioni di euro. Fondi che sarà il Ministero di Grazie e Giustizia a mettere a disposizione del Provveditorato delle Opere Pubbliche per poi valutare le procedure di gara da espletare secondo due ipotesi: la classica forma di appalto utile alla realizzazione di un’opera pubblica, o un contratto di disponibilità (ex project financing) per cui su un’area pubblica un soggetto privato costruisce e riceve in cambio un ristoro economico annuale, una forma di canone con riscossione al termine del periodo previsto dal contratto. Ho preso l’impegno con il Ministero affinché il Comune proceda, entro il 1 settembre 2015 – data in cui la competenza sull’edilizia giudiziaria tornerà in capo allo Stato – con l’espletamento di tutti gli adempimenti relativi alla nuova allocazione del polo giudiziario”. Bene, prima che la competenza per l’edilizia giudiziaria passi allo Stato, il capo della giunta comunale barese ritiene di lasciare in eredità una buona trovata, per trasferire le sedi dei tribunali sparpagliati per tutta la Città. Peccato che il Sindaco Decaro dimentichi completamente la ‘querelle’ infinita sulla Cittadella della Giustizia, l’ultima sentenza della Corte Europea di Giustizia e, infine, una ventina di anni di discussioni infinite sul tema. Bene, forse il primo cittadino fa bene a passare a vie di fatto, lasciando da parte altre chiacchiere e progetti inutili. Il guaio è che di mezzo potrebbero sserci altre carte da bollo e sentenze. “L’iniziativa della Cittadella non solo e’ legittimamente percorribile, ma non si vede quale ostacolo possa trovare dinanzi a procedure legittime. Al contrario, opporsi all’iniziativa e’ comportamento difforme da quanto prevede l’ordinamento giuridico nazionale”. Lo ha precisato l’estate scorsa l’avvocato Felice Eugenio Lorusso, difensore della societa’ ‘Paolo Pizzarotti’, all’indomani della sentenza della Corte di Giustizia Europea. L’organo delle toghe di Strasburgo che ha stabilito come, per un progetto di quel tipo e quella portata milionaria e cioè la costruzione di una sede unica per gli uffici giudiziari baresi, servisse una gara d’appalto e non una semplice ricerca di mercato. La Corte suggerisce al Consiglio di Stato – dinanzi al quale pende il giudizio – di “chiudere il procedimento dell’indagine di mercato senza accogliere nessuna proposta e aprire un nuovo procedimento, nel rispetto della normativa dell’Unione in materia di appalti pubblici di lavori”. Il legale
dell’impresa parmense ha offerto, rispetto alla notizia diffusa l’altro ieri su tutti gli organi di stampa locali e nazionali, una diversa lettura della sentenza, la quale “riafferma – ha spiegato ancora l’avvocato Lorusso – il basilare principio per cui il giudicato del Giudice nazionale non e’ tangibile dalla Corte”. “Dunque la Corte di Giustizia – ha spiegato ancora il legale barese – lungi dall’opporsi alla realizzazione della Cittadella, riconferma la percorribilita’ dell’iniziativa cosi’ come statuita dal giudice nazionale, le cui decisioni non sono modificabili”. “Le affermazioni provenienti da alcuni esponenti politici che vorrebbero chiusa la vicenda – dice ancora il legale – sono smentite quindi dalla decisione della stessa Corte di Giustizia dell’Unione Europea e dalle norme procedurali interne all’ordinamento giudiziario nazionale”. Per questo il difensore della societa’ Pizzarotti è toirnato anche in campo parlando di “interpretazioni di cui e’ evidente la strumentalita’”. “Vorrei ricordare a quanti hanno commentato la sentenza senza averla nemmeno letta – ha concluso Lorusso – che nel corso della vicenda il Comune di Bari ha posto in essere comportamenti contrari ai principi della certezza delle situazioni giuridiche, cosi’ come sembra fare ancora oggi, nonostante le chiare statuizioni della Corte di Giustizia”. La battaglia a colpi di carte bollate tra impresa Pizzarotti e Comune per la costruzione della sede unica della Giustizia a Bari, a quanto pare, non è per niente terminata…
Francesco De Martino
Pubblicato il 31 Gennaio 2015