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Sede unica della Giustizia: salta un altro protocollo, e tutti gli altri?

<<Sulla questione dell’edilizia giudiziaria barese nelle prossime settimane istituiremo un tavolo di discussione su richiesta del sindaco di Bari e incontrerò i capi degli uffici per cercare una risposta in tempi celeri”, raccontava circa quattro anni fa l’allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando, parlando a un congresso dell’Anm giorno, a Bari. “Vorrei solo rappresentare il fatto che abbiamo questa questione in mano da un mese e mezzo – ha spiegato ancora il ministro – nel senso che fino ad oggi la competenza non era del Ministero e oggi dobbiamo rimontare una situazione che vogliamo affrontare perché crediamo che ci siano tutte le condizioni per risolverla”. Bene, però, se a Orlando chiedevate già allora qualcosa di concreto sulla disponibilità di risorse, allora le risposte si facevano rade, come la nebbia che avvolge la questione sede unica della giustizia, da sempre a Bari. Oggi a Roma si doveva tornare a parlare di tribunali e sede unica della giustizia a Bari, ma l’incontro, anzi il tavolo e il solito protocollo (quanti ne sono stati sottoscritti dai sindaci baresi, in tema sede unica della giustizia, negli ultimi venti anni?) è saltato per la seconda volta, dopo che il sindaco appena rieletto lo aveva fissato a fine maggio, pochi giorni dopo le ultime elezioni amministrative. Sarà saltato ancora una volta e comunque fissato all’11 luglio prossimo per una questione tecnica? O di fondi che non ci sono, per la Città di Bari? Hai voglia a dire che “…i fondi in qualche modo si trovano e credo tutti quanti faranno uno sforzo per trovarli, il Comune e la Regione potranno dare una mano”. La mano sarà molto difficile vederla, anche se i nostri mass-media in occasione della visita barese dell’allora Ministro della giustizia Orlando e poi del suo successore Bonafede, più di recente, hanno continuato a inneggiare garruli alla soluzione dell’annosa vicenda dell’edilizia giudiziaria. Ed anche il sindaco Decaro ha sempre colto la palla al balzo per garantire ogni sforzo per trovare i fondi per il nuovo polo della giustizia. Eggià perché sembra ieri che l’esercizio della funzione giudiziaria a Bari è in seria difficoltà, “…perché quotidianamente svolta in una molteplicità di luoghi sparsi sul territorio, spesso insufficienti e inadeguati”, annotava nella sua missiva a Orlando Decaro. Nel ricordare la sua proposta, di allocare il nuovo Polo dell’edilizia giudiziaria nelle due caserme dismesse Capozzi e Milano, Decaro chiede un incontro al Ministro, “non più rinviabile”, per cui sarebbe necessario accelerare il più possibile l’iter. E in Prefettura si sono già svolti incontri tra i tecnici comunali guidati dal capo della Giunta e i rappresentanti dell’agenzia del Demanio e del Ministero di Grazia e Giustizia per esaminare lo studio di prefattibilità utile al progetto del nuovo Polo della Giustizia a Bari. “Abbiamo registrato la disponibilità del Ministero – diceva sempre Decaro un po’ di tempo fa – a procedere lungo il percorso individuato dall’amministrazione comunale, e valutato positivamente dalla commissione di manutenzione del tribunale all’unanimità. Un percorso che prevede di collocare il polo della giustizia barese all’interno delle aree pubbliche delle caserme dimesse Milano e Capozzi, due immobili molto vicini tra loro, separati da una piccola strada. La realizzazione dell’opera avverrà a cura del Ministero delle Infrastrutture per mezzo del Provveditorato regionale alle opere pubbliche. Noi, dal canto nostro, siamo disponibili con i nostri uffici a preparare la parte relativa allo studio di fattibilità sulla base delle esigenze, in termini di metri quadri, espresse dai tribunali. Ad oggi lo studio di prefattibilità illustrato prevede un costo stimato in 90 milioni di euro. Fondi che sarà il Ministero di Grazia e Giustizia a mettere a disposizione del Provveditorato delle Opere Pubbliche per poi valutare le procedure di gara da espletare secondo due ipotesi: la classica forma di appalto utile alla realizzazione di un’opera pubblica, o un contratto di disponibilità (ex project financing) per cui su un’area pubblica un soggetto privato costruisce e riceve in cambio un ristoro economico annuale, una forma di canone con riscossione al termine del periodo previsto dal contratto. Ho preso l’impegno con il Ministero affinché il Comune proceda, entro il 1 settembre 2015 – data in cui la competenza sull’edilizia giudiziaria è tornata allo Stato – con l’espletamento di tutti gli adempimenti relativi alla nuova allocazione del polo giudiziario”. Bene, sono trascorsi quasi quattro anni e siamo al punto di partenza.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 20 Giugno 2019

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