Cronaca

Sempre meno botteghe e fruttivendoli: arrivano i mercato contadini

La crisi aguzza l’ingegno, soprattutto quando si parla di commercio: è nata la prima alleanza nazionale fra comuni e agricoltori per contrastare lo spopolamento dei centri urbani causato dalla chiusura di centomila piccoli negozi in tutta Italia negli ultimi dieci anni secondo l’Istat, con evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale delle città. E’ questo l’obiettivo dall’accordo quadro fra Coldiretti e Anci, l’Associazione dei comuni italiani, per la diffusione del cibo locale nelle mense e del welfare agricolo firmata dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e dal Presidente dell’Anci Antonio Decaro. Per essere più chiari Coldiretti e Anci si sono dati da fare allo scopo di incentivare un sistema di vendita diretta dei prodotti agricoli basato sullo sviluppo capillare dei “Mercati di Campagna Amica” promossi dalla Fondazione Campagna Amica che rappresenta una rete composta da 7.502 fattorie, 1.187 mercati, e 2.352 agriturismi e che risponde alle esigenze di quei 6 italiani su 10 che fanno la spesa dal contadino secondo Coldiretti/Ixe’. Lo sviluppo dei Mercati di Campagna Amica – spiega l’accordo siglato da Anci con Coldiretti – deve riguardare sia quelli realizzati in spazi aperti che coperti   in aree pubbliche e/o private per favorire la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana. L’alleanza nazionale per la spesa contadina punta poi a sviluppare l’attività di somministrazione non assistita dei prodotti posti in vendita con lo “street food” agricolo ai sensi della legge n. 205/2017 con cui gli agricoltori possono vendere direttamente i propri prodotti anche derivati da processi di manipolazione o trasformazione e pronti per il consumo, dalla polenta fritta veneta alle olive all’ascolana, dalle panelle di Altamura ai frullati della salute direttamente dal produttore al consumatore, anche in forma itinerante. L’obiettivo dell’accordo – spiega Coldiretti – è incentivare l’utilizzo di prodotti agricoli e alimentari a “chilometro zero”, provenienti da filiera corta e dei prodotti agricoli e alimentari derivanti dall’agricoltura biologica o comunque a ridotto impatto ambientale e di origine locale/regionale/italiana. Nella fase di aggiudicazione dei servizi di ristorazione – spiega l’intesa – la valutazione dell’offerta terrà conto, in particolare, della qualità dei generi alimentari con particolare riferimento a quella di prodotti biologici, tipici e tradizionali, di quelli a denominazione protetta, nonché di quelli provenienti da sistemi di filiera corta e da operatori dell’agricoltura sociale, con il rispetto delle disposizioni ambientali in materia di green economy, con la previsione di specifici punteggi qualora vengano proposte condizioni superiori a quelle minime previste. Ma l’alleanza fra agricoltori e Comuni italiani siglata ieri dal sindaco di Bari prevede anche lo sviluppo di un sistema complementare al fine di sostenere la creazione di una rete di servizi sociali nelle aree rurali mediante la valorizzazione delle risorse agricole e il riconoscimento del ruolo multifunzionale svolto dalle imprese agricole con forme di collaborazione tra imprese, operatori di agricoltura sociale, servizi socio-sanitari ed altri enti pubblici. L’intesa intende promuovere progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare rivolti a bambini in età prescolare e persone in difficoltà sociali, fisica e psichica anche in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado, mettendo, ad esempio, a disposizione, anche a titolo gratuito, terreni di proprietà pubblica per la realizzazione di servizi di orti sociali. In questo modo – spiega Coldiretti – vengono riconosciute le funzioni sociali della Rete di Agricoltura Sociale di Campagna Amica con l’attività delle fattorie didattiche quali strumenti educativi con l’obiettivo di rinsaldare i legami tra città e campagna. Conclusione? A sei mesi dalla firma dell’accordo al massimo c’è l’impegno a predisporre un documento programmatico con le linee guida per armonizzare le scelte di programmazione urbanistica comunale con le esigenze di salvaguardia dell’attuale destinazione agricola.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 26 Ottobre 2018

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