Cronaca

Sempre più corsi, concorsi e carriere universitarie al vaglio di ispettori e magistrati

Il plico giallo, sigillato proveniente dalla Sezione Giurisdizionale pugliese della Corte dei Conti, è giunto sulla scrivania del capo del Dipartimento di Odontostomatologia dottor Giovanni Rizzo e del presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bari, professor Antonio Quaranta poco prima di Pasqua, esattamente un anno fa. Tre righe laconiche per preannunciare l’ispezione dei segugi inviati, appunto, dal procuratore capo di via Matteotti, Francesco Lorusso. Le prime denunce su professionisti impegnati in corsi di specializzazione e master, ma anche carriere e concorsi facili, turni di guardia, ricoveri inappropriati e presenze presso il reparto di Odontoiatria nel Policlinico Consorziale di Bari sono giunti, appunto, fino a via Giacomo Matteotti, dove ha sede la procura dei giudici contabili pugliesi, da almeno un paio d’anni, e sembra giunta finalmente l’ora di fare chiarezza con l’acquisizione di documenti, registri e verbali di commissione. Una pila di documenti che servirà, appunto, a chiarire la posizione di medici, docenti e assistenti universitari baresi sui quali è ormai puntata, come detto, l’attenzione dei magistrati che assicurano il rispetto delle norme contabili. E non solo. Nel calderone dei fatti ancora al vaglio degli ispettori tornati a Palazzo Ateneo in divisa grigia, quella durante uno degli ultimi sopralluoghi della Guardia di Finanza tanto per intenderci, una lunga serie di presunte irregolarità commesse dal professor Felice Roberto Grassi impegnato con un dottorato di ricerca della durata di tre anni iniziato più di dieci anni fa e precisamente nel 2000, terminato nel maggio 2004 discutendo la sua tesi. Nel frattempo nel 2001 lo stesso prof. Grassi aveva vinto anche il concorso di ricercatore (sempre tre anni per la conferma) e poi, nello stesso anno, vinto un ulteriore concorso e cioè quello di seconda fascia da professore associato (sempre tre anni necessari per la conferma in ruolo) Ma non basta. Nel 2003 Grassi ha vinto il concorso di prima fascia, ovvero ordinario e contemporaneamente era in corso il triennio di dottore di ricerca, mentre a partire dal 2001 era in corso il ruolo di ricercatore sempre tre anni necessari per la conferma, poi di associato sempre tre anni per la conferma in ruolo. Una sequela di corsi, concorsi e titoli acquisiti sul campo che pone una lunga serie di interrogativi ai quali, adesso, bisognerà trovare risposte convincenti. Ad esempio, come faceva il presidente del Dottorato di Ricerca Fiorella a non sapere che il collega Felice Roberto Grassi contemporaneamente era Docente ricercatore, prima e seconda fascia e che tra l’altro insegnava nello stesso corso di Laurea di Odontoiatria di Bari? Perfino il Magnifico Rettore Petrocelli era stato informato di tutto questo, già nel 2009, da alcune denunce partite dal solito professor Francesco Inchingolo, lo stesso che ha sempre chiesto ai piani alti dell’Università barese interventi rapidi e incisivi per evitare infrazioni di legge e carriere fulminanti, ricevendo per tutta risposta solo silenzi e omertà. Ed ora la parola passa a magistrati e inquirenti, ormai quasi di casa negli uffici amministrativi dell’Ateneo barese. Tra le altre cose che gli ispettori contabili e delle Fiamme Gialle coordinate dal sostituto procuratore Francesca Romana Pirrelli dovranno accertare come sia possibile che un altro tecnico, assunto a febbraio di undici anni fa, abbia potuto percorrere una specie di corsia super-preferenziale, usufruendo d’un concorso riservato di ricercatore per effetto d’una legge entrata in vigore precedentemente. Sono in molti, dunque, a tremare nel dipartimento odontoiatrico del maggior nosocomio pugliese, già squassato dalle chiacchiere sulle carriere lampo di chi come Grassi, per dirla in breve, in soli quattro anni ha dapprima svolto un dottorato di ricerca, poi un concorso di ricercatore e poi ancora un altro da professore associato per svolgere i quali sarebbe stato necessario, per un professionista normale, come minimo dodici anni. Senza contare una montagna di pubblicazioni scientifiche, ben settantacinque a firma dello stesso professionista, come si legge nell’esposto lungo, puntiglioso e dettagliato spedito alla Corte dei Conti dal professionista barese che, dopo essere terminato anche lui nel mirino della magistratura, infine s’è sentito danneggiato, decidendo a sua volta a chiedere l’applicazione di quella giustizia e applicazione di norme, leggi e regole che all’Università degli Studi di Bari oramai da troppo tempo, purtroppo, sembrano proprio non essere più di casa.

Francesco De Martino


Pubblicato il 6 Giugno 2012

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