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Sempre più evidenti le spaccature nella maggioranza di centrosinistra

 

Da martedì scorso, e per tre giorni consecutivi, la maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Puglia è incappata in incidenti politici di percorso che denotano uno scollamento all’interno della coalizione che sostiene il governatore Michele Emiliano (Pd) nell’Aula di via Capruzzi.  Infatti, nell’ultima seduta di consiglio regionale, lo scorso martedì, il Presidente della Regione, pur avendo sulla carta i numeri per farli eleggere, non è riuscito a far  nominare dalla sua maggioranza il garante dei minori e quello dei detenuti dei detenuti, in quanto i consiglieri eletti con le due liste civiche ( “Emiliano per la Puglia” ed “Emiliano sindaco di Puglia”) che fanno capo direttamente al governatore non hanno sostenuto i nomi dei due candidati esterni al Consiglio indicati per dette nomine. Mercoledì, invece, la maggioranza di centrosinistra si è spaccata nella seduta della commissione Santità, dove il nuovo Piano di riordino ospedaliero della giunta Emiliano è stato bocciato per la seconda volta in quattro mesi, poiché due esponenti di maggioranza, Cosimo Borraccino (Si) e Paolo Campo (Pd), hanno unito il loro voto contrario a quello dei componenti di minoranza (M5S, Fi e Cor), determinando così un parere sfavorevole al Piano della Commissione, con sei voti contro e solo cinque favorevoli. Da ultimo, nella giornata di ieri (giovedì) lo scivolone della maggioranza è avvenuto durante la seduta congiunta della IV e V Commissione, chiamate a dare un parere su una delibera di Giunta approvata in tutta fretta sul finire dello scorso anno, per rispettare obblighi previsti da altre leggi, ma senza il preventivo ascoltato dei consiglieri regionali, trattandosi di modifiche e integrazioni al regolamento regionale n. 6 del 2016 in tema di Conservazione delle direttive comunitarie per i siti di importanza comunitaria e delle possibilità di cacciagione in queste aree. Al momento di votare le modifiche e le integrazioni effettuate dalla giunta, la maggioranza di centrosinistra è andata sotto, così come la stesa coalizione di maggioranza non avuto poi i numeri per proseguire i lavori della sola V Commissione, appositamente convocata per discutere di altri argomenti all’Odg. A questo punto è innegabile che qualche problema interno alla coalizione che sostiene il governatore pugliese c’è. Ed è evidente a tutti, ma forse non ancora ad Emiliano, che ha reso noto di non ritenere necessario, al momento, la convocazione di un vertice per verificare la tenuta della maggioranza di centrosinistra. Decisione, questa, che, soprattutto dopo il secondo parere sfavorevole espresso dalla Commissione Sanità al Piano di riordino ospedaliero, agli addetti ai lavori della politica appare incomprensibile e non opportuna, perché se poi, alle bocciature in Commissione, dovesse verificarsi qualcuna in Aula, allora le conseguenze politiche saranno ben più evidenti. Ed anche se Emiliano ha fatto sapere che la decisione di non convocare un vertice di maggioranza non preclude ad un confronto su quanto è accaduto, non si può tuttavia ignorare che il governatore pugliese ha già definito “pretestuosa e campanilistica la natura dei voti” dei due consiglieri, Borraccino e Campo, che mercoledì scorso hanno bocciato in Commissione il nuovo Piano ospedaliero. Però, al momento Emiliano ritiene evidentemente che non esista un problema politico sulla questione e neppure “mal di pancia” all’interno della sua maggioranza. Ma – stante ai “si dice” – potrebbe essere invece il gruppo consiliare del Pd a richiedere al governatore  una verifica della maggioranza prima della prossima seduta del Consiglio regionale, perché è necessario – secondo i “dem” alla Regione – “comunque serrare le fila”.  Fila che il Pd di via Capruzzi ha già serrato all’interno del  gruppo consigliare con una riunione svoltasi nella mattinata di giovedì, sia per chiedere al consigliere Romano (Pd) di revocare le dimissioni da presidente della Commissione Sanità e di continuare a volgere quel ruolo, sia per considerare concluso l’incidente che ha riguardato il consigliere Campo del Pd, che  insieme al rappresentante di Si ha votato contro il nuovo Piano ospedaliero di Emiliano.  Ma dalla riunione è emersa soprattutto la volontà  di “sottoporre all’intera maggioranza una riflessione sulla tenuta della stessa, per evitare che localismi e campanilismi prendano ancora il sopravvento sui principi di lealtà e responsabilità che giustificano i doveri di una maggioranza di governo, fondata sull’ambizione di cambiare la Puglia”. Però, se il Pd minimizza le spaccature al suo interno e nella maggioranza, altrettanto non è per un’altra componente della coalizione, il gruppo de “La Puglia per Emiliano”, che con una nota del capogruppo, nonché vice presidente della III Commissione (ossia quella alla Sanità), Paolo Pellegrino, fa sapere che, oltre ad invitare anch’egli Romano alla revoca delle dimissioni, ha convocato lunedì prossimo, per dovere istituzionale, la Commissione di cui è vice di Romano al fine di avere in audizione il presidente Emiliano sul Piano di riordino ospedaliero. E ciò, ha precisato Pellegrino, perché in quella sede anche lui potrebbe dimettersi da vicepresidente della Commissione, qualora non si riscontrasse la necessità di continuare il lavoro di coordinamento della Commissione. E “solo a condizione –  ha concluso Pellegrino – che la maggioranza ritrovi l’unità e manifesti piena coerenza con il programma politico di Emiliano”. Insomma, la mossa di Pellegrino tenta, forse, a disinnescare le tensioni sorte ultimamente all’interno della maggioranza, cercando anche di salvare la faccia ad Emiliano, che invece ha annunciato di non volere alcun vertice della coalizione sulla questione. Ma l’iniziativa del capogruppo de “La Puglia per Emiliano” potrebbe non essere sufficiente per altre componenti della coalizione, come ad esempio il gruppo di Borraccino (Sinistra italiana), che proprio sul Piano ospedaliero già in precedenza aveva fatto sapere che, se non ci saranno modifiche sostanziali, è già pronto ad abbandonare la coalizione e, quindi, ad uscire dalla maggioranza.        

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Gennaio 2017

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