Cronaca

Sentenza di condanna con molti dubbi per l’ex assessore Pasculli, che però farà appello

L’ex assessore ai contratti ed appalti della giunta Emiliano-bis, Lino Pasculli (Idv),  revocato dal sindaco nell’ottobre del 2011, nel processo con rito abbreviato che si celebrava ieri mattina innanzi al gup, Antonio Diella, è stato condannato a due mesi di carcere per istigazione alla corruzione. Il giudice dell’udienza preliminare ha ritenuto di derubricare il reato inizialmente contestato all’ex assessore del Comune di Bari da tentata concussione in istigazione alla corruzione, appunto. Il giudice, inoltre, ha condannato  Pasculli a risarcire con 4mila euro il denunciante, Michele Emiliano, parte lesa nella doppia veste di sindaco e privato cittadino. Il gup ha pure riconosciuto un risarcimento danni di duemila Euro a testa alle altre parti civili, il Comune di Bari, la cooperativa ‘Opera P’ e il suo presidente, Raffaele Magrone. Il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, aveva chiesto la condanna al minimo della pena, con tutte le attenuanti di legge, per un presunto reato di tentata concussione che Pasculli avrebbe commesso da assessore nel luglio del 2011, sollecitando l’assunzione di un disoccupato alla cooperativa sub-appaltatrice della ditta Romeo di Napoli, che dal 2006 era affidataria dei servizi di pulizia degli uffici comunali baresi. Pasculli ed il suo difensore, l’avvocato Michele De Pascle, hanno già preannunciato che presenteranno ricorso in appello contro la decisione del gup Diella, appena saranno rese note le motivazioni della sentenza. Una sentenza che sarà censurata, dunque, e che ha riconosciuto solo parzialmente le tesi difensive, perché infligge all’imputato una condanna ingiusta per altro genere di reato che, secondo la difesa, non è minimamente configurabile, in quanto lo stesso presunto concusso, il presidente della cooperativa, ha già dichiarato in sede dibattimentale di non aver mai ricevuto  dall’ex assessore Pasculli alcuna pressione, né tanto meno richieste di denaro per l’assunzione del lavoratore disoccupato segnalatogli. Come è noto, la vicenda giudiziaria di Pasculli è nata da una denuncia del sindaco Emiliano che, essendo venuto a conoscenza, prima indirettamente attraverso il suo staff e poi direttamente da Magrone, della promessa di Pasculli di prolungare il servizio di pulizia degli uffici gestito dalla cooperativa “Opera P” in cambio di un posto di lavoro per un suo conoscente, alla fine di ottobre del 2011, quando venne stranamente a conoscenza in anticipo che il suo assessore ai contratti ed appalti era indagato e stava per essere rinviato a giudizio, lo estromise dalla giunta, prima ancora che la notizia del coinvolgimento di Pasculli nelle indagine fosse resa nota ufficialmente. Però, la vicenda dell’ex assessore Pasculli, oltre ad essere un caso giudiziario, è anche un caso politico, in quanto la storia presenta risvolti poco chiari soprattutto per gli aspetti di natura  politico ed amministrativi. Infatti, appare alquanto paradossale che il sindaco di Bari abbia denunciato un proprio assessore, prima ancora di aver approfondito fatti e circostanze dall’interno stesso dell’Amministrazione comunale, per verificare che effettivamente l’assessore sospettato di un illecito avesse avuto comportamenti penalmente rilevanti. Come pure strana appare la circostanza che il sindaco abbia preso l’iniziativa di denunciare il proprio assessore, in sostituzione della presunta vittima, che in tal modo diventa anche unico testimone del ipotetico reato ravvisato a carico di Pasculli. Un reato che, come dichiarato in dibattimento dallo stesso pm che ha svolto le indagini ed ha chiesto la condanna dell’ex assessore, sarebbe stato commesso non a fini patrimoniali, ma unicamente per trovare un’opportunità di lavoro ad un “ povero disperato” che aveva bisogno di mantenere la famiglia. Infatti, appare strano che un sindaco come Emiliano, ex pm antimafia, si sia precipitato a denunciare un componente della sua giunta, che in teoria è persona di sua fiducia, senza per altro neppure chiedere prima chiarimenti al sospettato assessore. Pasculli di fatti si è sempre difeso sostenendo che il sindaco Emiliano nel febbraio del 2011 lo aveva nominato controvoglia, ma soltanto perché in quel momento aveva fatto ben precisi accordi politici con l’allora neo segretario regionale dell’Idv, Sebastiano De Feudis, quest’ultimo poi rimosso, proprio nel luglio del 2011, dal presidente del partito Antonio Di Pietro. Infatti, sostiene Pasculli, il sindaco Emiliano subito dopo questo circostanza avrebbe ordito premeditatamente un complotto per rimuoverlo dalla carica assessorile, in quanto non lo aveva mi gradito come assessore, perché sin dall’agosto del 2009 aveva “osato” rendere noti gli evidenti conflitti d’interesse della giunta Emiliano con la presenza della figlia di uno dei titolari della Dec, l’impresa che intratteneva i più rilevanti rapporti contrattuali con il Comune di Bari, oltre ad altri legami molto stretti e particolari che lo stesso sindaco intratteneva con altri noti imprenditori locali, anch’essi interessati da rilevanti rapporti con l’ Amministrazione. Sta di fatto che al momento Pasculli risulta provvisoriamente condannato per istigazione alla corruzione, però sarebbe interessante sapere se quanto lo Pasculli stesso a dichiarato nel processo che lo riguarda sia sufficiente a far aprire un’indagine conoscitiva della Procura su alcune attività dell’Amministrazione barese degli ultimi otto anni. Un’attività che a detta di molti addetti a lavori presenterebbe poche luci e molte ombre. E già questo, per un sindaco che prometteva di fare del Comune di Bari una “casa di vetro”, sarebbe sufficiente ad emettere un giudizio politico non lusinghiero su un’amministrazione che vede alcuni dirigenti di primo piano inquisiti. Ed ora anche un suo ex assessore finito sotto processo.              

 

Giuseppe Palella  


Pubblicato il 13 Novembre 2012

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