Cultura e Spettacoli

Sentirsi a casa su un palcoscenico

Appuntamento doppio venerdì scorso al Nuovo Abeliano : in mattinata conferenza stampa di presentazione della stagione 2014 – 2015, in serata saggio conclusivo di un corso di formazione teatrale organizzato dalla scuola d’arte drammatica Talìa. Cominciamo col primo evento. La prossima ‘avventura’ (la 44esima) di questa storica istituzione segna l’avvio di ‘A misura d’uomo’, nuovo progetto triennale. Cinque le rassegne in programma (Actor, To the theatre, Prima ribalta, I’m not a lady, A teatro con mamma e papà) distribuite nell’arco di centocinquanta giornate di apertura. Tre gli spettacoli in prima nazionale : ‘Blue bird Bukowsky (Gruppo Abeliano, 16-19 ottobre 2014), ‘Veli’ (Astragali, 31 gennaio – 1 febbraio 2015) e ‘Mai stata sul cammello’ (Gruppo Abeliano, 14-15 febbraio 2015). L’auspicio, dicono Vito Signorile e compagni, è “costruire insieme una comunità culturale, capace di farsi portavoce di un festoso progetto umano”. Motivo per il quale, una volta di più, la struttura di via Padre Kolbe si propone come “una casa, un punto d’approdo e di partenza per chi si sente a casa solo su un palcoscenico”. Un senso allargato dell’ospitalità che ben può essere testimoniato da quelli della scuola Talìa. Veniamo perciò alla messinscena che ha animato la serata di venerdì, questo ‘Don Giovanni incatenato o del trionfo del potere sulla vita’, tratto da Molière, è testo di Antonio De Mattia, diretto con senso dinamico da Maurizio Ciccolella con l’aiuto di Mariella Soldo e la supervisione di Vito Signorile. Stravolto, il tema del grande seduttore è qui deportato nel presente globale. Tra sonorità house e atmosfere da droga-party, si muove un Don Giovanni lontanissimo dallo stereotipo hollywoodiano del belloccio sciupa-femmine alla Tyron Power o dal più recente modello machista (diciamo un Banderas). E’ un’attrice infatti a vestirne i panni, e senza alcuna carica ‘fatale’. Un Don Giovanni asciutto e brusco consuma così il proprio dramma (al prezzo del dramma altrui) sotto la direzione di una sorta di puparo a vista che, posto in cima a un cestello elevatore, sembra esemplificare l’idea di fondo di quest’opera, quella cioè di un consorzio umano sotto il tiro di un Dio occhiuto e generoso quanto a chance di redenzione ma implacabile nel punire recidivi e impenitenti. Dal che deriverebbero, ma senza trarne giustificazione, l’assenza di gaiezza e il colore prevalentemente plumbeo dell’allestimento. Applausi per i generosi Maria Serena Ivone, Roberto Ranieri, Stella Lampignano, Michele Carofiglio, Marco Mitola, Anna Piscopo, Marica Mastromarino, Francesco Pellegrini, Giusy Mendola, Carmen Mazzone e Luca Amoruso.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 15 Luglio 2014

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