Senza pace il paradiso perduto delle Tremiti
Ieri, un comitato di residenti delle Tremiti, “stanchi di vedere le proprie barche sparire o infrangersi sugli scogli” ha inscenato una manifestazione di protesta. Il problema è la carenza di ormeggi riservati. Nell’arcipelago pugliese non esiste un porto ma solo limitate banchine a cui approdano i traghetti. E nel canale di San Nicola e davanti la Cala della Arene “i corpi morti sono sotto sequestro”. Che sono i ‘corpi morti’? Sono blocchi di calcestruzzo abbandonati sul fondo ai quali tramite una catena o una cima è assicurata una boa di ancoraggio. Evidentemente, quelle boe erano state posizionate senza il consenso dell’Autorità competente, la quale fissa le “modalità relative all’uso degli ormeggi installati dall’ente gestore e i relativi canoni di utilizzo”. Mancava quest’ultima polemica. Non c’è pace alle Tremiti. La prospettiva all’orizzonte delle piattaforme di estrazione petrolifera è pericolo reale ; a gennaio dello scorso anno si parlò di apertura della caccia ; ad aprile di quest’anno sono stati messi all’asta 70mila mq di terreno comunale destinati all’edilizia ; qualche giorno fa Costa Crociere ha avanzato richiesta per fare tappa… Povero Lucio Dalla, così innamorato delle Tremiti. Non l’avesse stroncato quell’infarto, sarebbero bastate queste indecenze a fermargli il cuore. Troppa e cattiva l’attenzione intorno alle Tremiti, questo arcipelago che sino alla fine degli anni sessanta non appariva votato a divenire l’industria del turismo che è oggi (periodo in cui, peraltro, non gode buona salute). Ma con l’apertura del villaggio turistico di Pugnochiuso avvenuta nel 1963, il Gargano si impose con prepotenza all’attenzione dell’Italia e dell’Europa. Sulla scia di un successo divenuto presto travolgente, gli insaziabili operatori del settore cominciarono a guardare alle Tremiti come al nuovo Eldorado. E la favola di poche centinaia di isolani felici di vivere in semplicità ebbe termine. Arrivarono tutti, da zio Paperone a Fantozzi, a snaturare chi più e chi meno costumi secolari. E le Tremiti, che invece andavano salvaguardate come ‘parco umano’ prima ancora che come Riserva Naturale, non furono più le Tremiti. Involute in omologata meta vacanziera, che fosse stanziale o mordi e fuggi, dovettero patire ondate periodiche di invasori. Un anno l’ondata fu così forte che il Sindaco dell’epoca, impotente dinanzi ai disagi che venivano da limiti ricettivi insuperabili, scomodò radio, giornali e tv (all’epoca l’unica Rete conosciuta era quella dei pescatori o dei calciatori) per ‘pregare’ chiunque ancora non si fosse imbarcato per le Tremiti di astenersi dal farlo ‘per ragioni umanitarie’.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Giugno 2014