Cultura e Spettacoli

Sepolture anomale: vampiri no, mostri sì

Alcuni anni fa la scoperta di alcune ‘sepolture anomale’ a Capo Colonna (Trani), risalenti al periodo compreso tra il IX e il VIII sec. a. C., indusse i soliti chiacchieroni a parlare di vampiri. Le tombe in questione sono due : la prima contiene gli scheletri  di due maschi adulti e di un adolescente, nella seconda è stato rinvenuto lo scheletro di un giovane maschio. Ad accomunare le quattro sepolture – rendendole ‘anomale’- il fatto che le salme fossero state collocate prone e non supine come da tradizione e che su ognuna gravassero grandi pietre arenarie (i sepolcri erano poi sigillati da una lastrone sollevato di un buon metro dal fondo della tomba). Si parlò di non-morti a causa del fatto che gli individui della prima tomba mostravano l’assenza dell’incisivo destro centrale. Un boia aveva provveduto, prima o dopo l’esecuzione capitale, ad asportare denti singolarmente lunghi e acuminati con cui questi pretesi vampiri azzannavano le loro prede? Una cosa tirata per i capelli. Ma il fascino dell’orrido, si sa, è così, fa galoppare la fantasia. Le cose stanno diversamente : Esami necroscopici hanno evidenziato che i quattro infelici furono violentemente percossi prima d’essere sotterrati ; quando si passa per certi ‘trattamenti’ non è difficile perdere insieme a un incisivo destro molti altri denti. Ma, messa da parte l’improbabile tesi vampiresca, perché seviziare a morte persone, inumarle a capo in giù senza il minimo corredo funebre e schiacciarle sotto il peso di macigni? Siamo in presenza di una classica pratica ‘necrofobica’. Gli antichi, fortemente superstiziosi, avevano terrore delle anime dei giustiziati o dei sacrificati. Dei secondi temevano la vendetta, dei primi temevano la natura malvagia che era stata la ragione di delitti particolarmente efferati. Per impedire il ritorno del morto nel mondo dei vivi si ricorreva a rimedi ‘simbolici’, come amputare i piedi, applicare collari, chiodi, cunei e quant’altro utile a ‘trattenere’ in loco anime ritenute potenzialmente dannose (nel caso di donne accompagnate nella tomba dalla fama di fattucchiere si ricorreva all’asportazione della mandibola inferiore allo scopo di scongiurare il percolo che maledizioni venissero scagliate dall’altro mondo…). Analoga funzione svolgeva il macigno posto sulla schiena del cadavere ancora caldo. L’idea che con quel peso addosso il malvagio non potesse più scappare bastava a tranquillizzare genti profondamente ignorante. Chissà chi erano quei giovani seppelliti a Capo Colonna, chissà di quale nefandezze si macchiarono. Erano orchi, stupratori da branco, antropofagi rituali? Le accolite di mostri che agendo in gruppo vedono amplificate le proprie forze è realtà vecchia quanto il mondo e non esclusivo appannaggio dell’era globale.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 30 Agosto 2013

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