Cultura e Spettacoli

Serpi ghiotte, leggende nostrane

Di che si nutrono i serpenti? Essendo carnivori mangiano topolini, uccelletti, lucertole, uova, insetti… Non altro. Eppure alcune leggende di casa nostra vogliono gli ofidi ghiotti pure di altri alimenti. Poco a sud di Otranto si erge un’antica torre d’avvistamento, il cui nome, Torre del Serpente, rimanda ad una diceria che risale ai tempi della minaccia saracena. Si ritiene che la torre risalga all’era romana e che da allora abbia fatto da faro sino al Rinascimento. Narra la leggenda che una serpe la cui tana si nascondeva nel basamento della torre di tanto in tanto approfittasse del sonno delle sentinelle per salire in cima a suggere l’olio della lampada, che così si spegneva facendo funzionare il faro a singhiozzo. Un bel danno per i naviganti. Danno che però una volta si risolse in un vantaggio per gli idruntini: Poco prima del grande sacco di Otranto del 1480, una flotta di feluche dirigeva sulla città salentina facendo affidamento su quel faro. Ma il noto serpente – il quale evidentemente doveva essere immortale, a meno d’immaginare una lunga progenie autoctona caratterizzata da questa singolare inclinazione alimentare – quella notte salì a bere l’olio spegnando la preziosa fiamma. I saraceni, che così erano andati fuori rotta, dovettero ripiegare sulla povera Brindisi, che devastarono (un segno della riconoscenza degli abitanti di Otranto verso quel rettile è conservata nell’araldo comunale, dove è raffigurata una serpe nera attorcigliata ad una torre). Una seconda leggenda ancora più pittoresca è legata alla falsa credenza che i serpenti bianchi amano il latte. Sino agli ultimi giorni della civiltà contadina era diffusa nella Puglia del sud l’idea che quando le vacche non producevano latte oppure un poppante faticava a crescere e senza che si potesse addebitarne la colpa alla madre, subito si pensava a ‘la serpa sucalatte’ o ‘sucara’. Questa serpe si distinguerebbe per la delicatezza diabolica con cui sugge. E si dice pure, che le vacche – non restando dispiaciute del ‘trattamento’ – mostrano di gradire quegli angoli di pascolo dove già sono state ‘munte’ e che sono vicini ai nascondigli delle ‘sucare’. Diverso il metodo di parassitismo praticato con le donne che allattano. Una volta che la sucalatte attratta dall’odore si fosse introdotta nella casa (più facilmente di campagna che di città) dove c’era un poppante, aspettava la notte per passare all’azione. Dopo essersi arrampicata sul letto, si dirigeva verso il capezzolo della donna, che prendeva a suggere con naturalezza assolutamente ‘umana’. E se nel frattempo il poppante che dormiva col capo poggiato sul seno della mamma si destava a reclamare il suo? Ebbene, l’avido animale preveniva il problema ficcandogli la coda in bocca a mo’ di ciucciotto….

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Febbraio 2019

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