Serra di Corvo, la terra di nessuno
In una regione povera di corsi d’acqua, i laghi non potevano che essere una rarità. In Puglia ci si deve contentare degli invasi, questi bacini ricavati elevando dighe su fiumi e torrenti. Laghi artificiali, insomma, ugualmente preziosi, vuoi per l’enorme riserva d’acqua messa a disposizione dell’agricoltura, vuoi per gli scorci paesaggisti a cui hanno dato vita, anche in forza degli ecosistemi che intorno hanno preso vita (esemplari i casi dei colossali bacini del Locone e dell’Occhito). Uno dei meno conosciuti di questi invasi è il lago di Serra di Corvo. Questo specchio d’acqua della capacità di 41 milioni di metri cubi, creato nel 1974 sbarrando il torrente Basentello (tant’è che alcuno lo chiamano Basentello), rappresenta il paradiso degli appassionati della pesca d’acqua dolce. A lago Serra di Corvo abboccano in quantità carassio, scardola, alborella, persico, anguilla, carpa e, meno di una volta però, il cavedano (assicurano gli esperti che le migliori battute di pesca hanno luogo sul ‘lato Bari’, a est del lago, all’altezza di una masseria abbandonata e dove la sponda si sviluppa rettilinea). Questo bacino presenta la caratteristica di estendersi lungo l’ideale linea di demarcazione fra la provincia di Potenza e la città metropolitana di Bari, grosso modo all’altezza di Poggiorsini. Tale collocazione a cavallo dei territori di distinti enti è ragione di una situazione un po’ buffa : Mentre sulla riva pugliese per pescare basta la licenza di tipo B, su quella lucana (ma limitatamente a chi in quella regione non risiede), si richiede oltre alla suddetta licenza il pagamento di una quota variabile a seconda del periodo di pesca. Intorno a Lago di Serra di Corvo non si sono formati boschetti o zone umide, il panorama è rimasto arido e brullo (ma non per questo meno fascinoso). In assenza di una viabilità degna di questo nome, intorno a questo specchio d’acqua non si vede un’area da pic nic, un bar, un ristorantino, un’area parcheggio, un campeggio attrezzato. Meglio così? Verrebbe da rispondere affermativamente, dato che certe ‘comodità’ fanno da richiamo ai peggiori visitatori, quelli domenicali che piombano come cavallette, mordono (cioè sporcano) e fuggono. Ma in assenza di tutto e tutti, soprattutto delle forze dell’ordine, il sito di Lago Serra di Corvo è di fatto una terra di nessuno. Sicché chiunque può farla franca, chi scarica immondizia, pescatori di frodo, cacciatori e altri devastatori ambientali, come quegli intoccabili che a bordo di suv si sfidano in gimkane e testa-coda imprimendo sull’incontaminata bellezza dell’arenile argilloso sconsolanti segni d’arroganza.
Italo Interesse
Pubblicato il 22 Febbraio 2018