Servito! L’antico verso del barbiere
Tra le corsie degli ospedali si muove la più composita fauna umana. A parte pazienti, visitatori, personale medico e paramedico, ad affollare questi luoghi di sofferenza sono anche preti, volontari, venditori di acqua minerale, ladruncoli, qualche pusher a domicilio… Nei reparti maschili non mancano i barbieri. Vederli all’opera è un po’ come fare un tuffo nel passato. Dalla borsa cavano lo stesso occorrente dei loro antenati e si mettono all’opera. Un servizio alla garibaldina, il loro, eseguito tenendo il cliente seduto su una sedia e soprassedendo ai fondamentali dell’igiene, ma considerando le difficoltà logistiche… E’ singolare però come questi artigiani, una volta sbrigata la clientela del lunedì, tradizionale giorno di riposo per la categoria in questione, cambino totalmente pelle nel ritorno alla normalità. Tanto per cominciare non si chiamano più barbieri bensì ‘acconciatori’, lavorano dentro ‘luoghi d’esercizio’ e non dentro negozi, botteghe o ‘saloni’ come si diceva una volta. E quanto a igiene (benché non usino più il camice bianco) offrono garanzie che gli antichi barbieri neanche immaginavano ; per dirne una, il rasoio a mano prevede un alloggiamento per lama usa e getta. Gli strumenti, gira gira, sono rimasti gli stessi, ma una serie di dettagli segnala l’abisso fra il vecchio e il nuovo. Il rasoio, dicevamo, è usa e getta. Ieri, era del tipo a serra manico, per cui prima d’ogni rasatura gli si rifaceva il filo sfregando la lama su una pesante striscia di cuoio; settimanalmente passava l’arrotino. Nel caso di ferite il rimedio era una passata con un pezzetto di allume di rocca. I servizi offerti nei ‘saloni’ non consideravano né shampoo (fino agli anni sessanta tutti i maschi portavano i capelli assai corti), né lacca, tintura, colorante, fissante… Contemplavano invece voci oggi scomparse dai tariffari, come pettinata, lozione e frizione. La pettinata prevedeva l’applicazione di un velo di ‘brillantina’, antenato del moderno gel ; la lozione consisteva nello stendere sulle guance un dopobarba profumato a base alcolica ; infine la frizione, massaggio del cuoio capelluto che avveniva impiegando un olio profumato pensato contro la forfora e la caduta dei capelli. Il poggiatesta delle poltrone aveva dell’ingegnoso. Era costituito da un cilindretto di gomma sul quale si poteva infilare un rotolo di carta igienica. Quando il cliente al classico “il signore è servito” si alzava, il barbiere tirava via la striscia di carta su cui quello aveva poggiato il capo e ne allungava una nuova. Immancabile nei ‘saloni’ la figura del ‘ragazzo’, un minore destinato a diventare apprendista e che, in attesa di crescere (doveva pur arrivare ad ‘altezza di cliente’, no?) faceva la gavetta spazzando il pavimento dei capelli, porgendo il giornale al cliente seduto in poltrona, spazzolandone il bavero della giacca a servizio finito e aprendogli la porta nella speranza di un ‘regalo’. Suo compito era pure passare dalla più vicina ricevitoria del Totocalcio per raccogliere le schedine ‘vecchie’, perciò inutilizzabili ; le adoperava il ‘maestro’ per pulire il rasoio (nessuno un tempo si vergognava di risparmiare). Infine i calendari appesi alle pareti. Essendo i saloni luoghi rigorosamente maschili, a tenere banco nel chiacchiericcio che li caratterizzava erano tre argomenti : politica, calcio e donne. Poiché erano gli ultimi due i più gettonati, andava da sé che le pareti fossero ornate delle foto di Boniperti, Mazzola, Rivera e Brigitte Bardot, Sofia Loren…
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Pubblicato il 2 Febbraio 2011