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Sette milioni di finanziamento pubblico: ma ne vale la pena?

Il governo regionale della Puglia anche in un momento, come quello attuale, di ristrettezze delle casse dell’ente, non è affatto insensibile a cofinanziare iniziative private, finalizzate a creare posti di lavoro e sviluppo sul territorio. Infatti, appena qualche settimana fa il governatore Nichi Vendola ha deciso di accogliere definitivamente il progetto proposto nel 2009 dalla “Orfeo Mazzitelli Spa” (poi divenuta “Costruzioni Generali Spa”), a cui ha aderito l’impresa “Tele Bari srl”, di realizzare in Puglia, più precisamente nella zona industriale barese, sull’area dell’ex-stabilimento Alco-Palmera, un centro di produzione cinematografica e radio-televisiva di rilevanza internazionale. L’attuatore di tale progetto dovrebbe essere una società consortile denominata “Citta delle onde” costituita per l’appunto dalla proponente “Costruzioni Generali” e dall’aderente “Tele Bari”. Il progetto prevede investimenti complessivi per oltre 19 milioni di euro, di cui circa 6 milioni e 800 mila euro  erogati dalla Regione. Il polo di produzioni video e sonore, che sorgerà a Bari con questo consistente contributo economico regionale, sarà in Puglia il primo grande centro cine-produttivo tecnologicamente all’avanguardia e dovrebbe creare non meno di 43 nuovi posti di lavoro. L’intervento, quindi, di per sé è significativo dal punto di vista socio-culturale, ma non manca di sollevare dubbi e polemiche sia per l’ingente investimento pubblico che esso richiede, sia per i concreti e duraturi ritorni a favore della collettività. Infatti, c’è chi nutre forti perplessità sugli effettivi benefici che tale operazione porterà sul piano occupazionale e sull’indotto, poiché il progetto difetta di un’indagine analitica di lungo periodo. Come pure – dicono alcuni esperti del settore –  è carente di un’approfondita analisi costi/benefici per il soggetto pubblico erogatore di una così ingente somma a fondo perduto. Infatti, molti temono che l’iniziativa sul piano economico-industriale possa rivelarsi un’ennesima cattedrale nel deserto, che crei occupazione clientelare, con il solo scopo di ottenere finanziamenti pubblici, ma che alla fine siano fonte di ulteriori sprechi alle già sconquassate casse regionali. Le critiche più accese, a questa decisione della Regione Puglia di elargire quasi sette milioni di euro, vengono dai comuni cittadini che lo ritengono un intervento non certo tra i più necessari, in un periodo in cui proprio la Regione taglia fondi alla Sanità e riduce altri servizi essenziali ai cittadini, come il trasporto pubblico locale ed il welfare. Difatti – sostengono alcuni – con la somma impegnata per il suddetto progetto la Regione avrebbe potuto supportare le piccole e medie imprese manifatturiere, che rappresentano il nocciolo produttivo ed occupazionale della Puglia. Imprese, queste ultime, che con una seria attività produttiva alle spalle, consolidata da anni, avrebbero sicuramente salvaguardato i posti di lavoro in bilico e probabilmente ne avrebbero anche creati in numero superiore ai 43 prospettati dall’investimento cofinanziato dalla Regione. “Ancora una volta – dicono alcuni cittadini – certe scelte dei nostri governanti regionali sono finalizzate più a garantire determinate “lobby” imprenditoriali e, quindi, interessi particolari, piuttosto che tutelare gli interessi della collettività, che viene considerata unicamente come strumento di legittimazione formale del proprio potere.”  Infatti, in un periodo come quello attuale, di grave crisi economica e finanziaria per lo Stato italiano, è facilmente prevedibile che certi tipi di interventi pubblici vengano mal digeriti dal comune cittadino, ormai “vittima” di pesantissime manovre economiche “lacrime e sangue”. E di conseguenza i cittadini si aspetterebbero maggiore oculatezza ed austerità nelle politiche economiche anche da parte di chi governa la Puglia. Ma, come al solito, le ragioni della politica  sono ben lontane da quelle dei cittadini. Infatti viaggiano su un binario sicuramente diverso da quello del comune sentire dei cittadini. Un binario che, come in altre occasioni, si è rivelato “morto”.
 
Giuseppe Palella
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 9 Dicembre 2011

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