Cultura e Spettacoli

Sette monete, il tesoretto del medico

Nato a Ruvo di Puglia nel 1736 e morto a Napoli nel 1822, Domenico Cotugno fu tra i più insigni anatomisti e chirurghi del suo tempo. La vita degli uomini illustri è piena di sorprese. Cotugno non fu solo un maestro della medicina, autore di erudite pubblicazioni e medico personale di Ferdinando IV. Fu pure qualcos’altro, rivela Giuseppe Ruotolo in ‘Puglia Mitica’ : un appassionato numismatico. Aveva cominciato ragazzino a raccogliere monete antiche, attività alla quale in quegli anni a Ruvo tutti si dedicavano. Dalla seconda metà del Settecento, lo scavo archeologico nelle campagne della sua città, autorizzato o no che fosse, era diventato l’attività  più diffusa e remunerativa. Così remunerativa che a dedicarvisi erano non solo ruvesi d’ogni condizione sociale ma anche gli abitanti dei centri limitrofi, malgrado l’Autorità si adoperasse per contrastare quella “indiscriminata devastazione”. Figlio di agricoltori, il giovanissimo Giuseppe si ritrovò presto a disporre di un personale tesoretto. Non riuscendo a separarsene, se lo portò dietro allora che, sedicenne, si trasferì a Napoli a completare gli studi. A Napoli avvenne il fattaccio, complice sicuramente l’ingenuità del Nostro. Il giovanissimo Domenico commise l’errore di parlare di quelle monete o, peggio ancora, di metterle in mostra? Dice Ruotolo che il tesoretto gli venne rubato “da un ospite che accolse in casa”. Un ospite che possiamo immaginare sparito di notte e mai più rincontrato. Il disinganno tuttavia non spense nel Nostro la passione per la numismatica. In seguito, con i proventi della sua professione il Cotugno si rifece acquistando a più riprese monete antiche da orefici e gioiellieri. Altre pezzi rari gli furono regalati da parenti e amici. Giunse a possedere fino a seimila monete. Quelle a cui teneva di più venivano da Ruvo ed erano sette. Era riuscito ad ottenerle tramite Francesco Jatta, che aveva sposato sua nipote Lucia Jurilli. Le conservò sino alla morte, insieme a tutte le altre, malgrado i frequentissimi spostamenti in Italia e all’estero. Alla morte di Cotugno quelle sette monete si congiunsero alle altre raccolte da Giovanni Jatta, figlio di Francesco. Quel patrimonio consentì all’archeologo Francesco Maria Avellino di redigere il primo organico corpus di monete ‘ruvesi’, più avanti inserito nella prima opera di una certa importanza sulla storia di quella città curata dallo stesso Giovanni Jatta e pubblicata a Napoli nel 1844 (‘Cenno storico sull’antichissima città di Ruvo nella Peucezia’). La città di Napoli ha intitolato a Domenico Cotugno un ospedale in cui si curano le malattie infettive, mentre l’Ospedale degli Incurabili, cui Cotugno aveva disposto un lascito, conserva un suo busto. A L’Aquila gli è stato intitolato il liceo classico, mentre a Ruvo di Puglia gli è stata intestata una scuola secondaria di primo grado. Ancora a Ruvo una sua statua svetta su un piedistallo in piazza Cavallotti.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Luglio 2014

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